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l ' I N D U S T R I A D E L I A I A N A
C E N N I
S T O R I C I
L ’ uomo cominciò dai tempi più remoti
a servirsi della lana quale indumento.
I primitivi si coprivano addirittura col
vello dei montoni. In sèguito si usò la lana
allorché staccavasi spontaneamente dall a-
nimale. Poco più tardi fu adottato il sistema
della tosatura. Siamo sempre nell epoca
preistorica, che se abbiamo una industria
più volte millenaria, la quale vanti un as
soluta priorità su ogni altra, essa è appunto
la laniera, suggerita all’individuo dall ele
mentare istintivo bisogno di riparare le
membra dai rigori del freddo.
II primo operaio laniere può dirsi certa
mente colui che, essendosi accorto della pa
lese inferiorità nel genere della lana caduta
dal mantello delle pecore in confronto a
quella che in tempo si poteva toglierne, in
staurò il metodo della
tosa,
pure registrato
nei capitoli biblici. 1 quali ci recano altresì
le descrizioni delle stoffe sontuose, a tinte
vivaci e svariate, che indossavano i vegliar
di, i sacerdoti, i guerrieri, i monarchi, gli
eroi di quei tempi...
L ’ industria aveva rapidamente progredi
to. Si erano già ideate e applicate la folla
tura, la filatura e la coloritura, operazioni
in cui segnatamente la Cina e l ’ india rag
giunsero subito un alto grado di perfezione.
Secondo Plinio, che indagò sugli inizi
della tessitura della lana, è tuttavia da at
tribuire agli Egiziani la priorità nella fab
bricazione dei tessuti, ai Libi il merito d ’es
sere stati i primi a tingerli, a Closter, figlio
di Arachné, quello d’ aver introdotto l ’ uso
dei fusi per filatoi, a Nicios di Megara l’ i
dea e la pratica della follatura. (Cfr. F. De
G R EG O R IO , « L e
industrie della lana»).
L ’epoca greco-romana vantava già nume
rosi opifici di panni lavorati, non tanti però
quanto il grado di civiltà di quei popoli po
trebbe lasciar supporre. Convien riflettere,
peraltro, che allora l’ industria non era pun
to curata dai ceti superiori, i quali sdegna
vano dedicarvisi, e preferivano piuttosto ab
bandonarla nelle mani di schiavi, o di gen
te, in genere, di bassa condizione.
L ’ industTia della lana ricevè in Italia un
fiero colpo dalla discesa delle orde barba
riche. Stremato il commercio, invase le pro-
vincie, distrutti edifici e macchine, più non
risorge per diversi secoli, durante i quali i
ricchi s’ accontentavano di far fabbricare a
casa propria ciò ch’era strettamente neces
sario ai bisogni dei loro famigliari, dei servi
e dei contadini, creando così una specie di
lavorazione domestica.
Si pensi che, in precedenza, l ’ industria
aveva toccato tale ampiezza da indurre i
Galli a impiantar vasti stabilimenti che pro
ducevano per la fornitura di uniformi desti
nate alle milizie romane !
Furono le Crociate a rimettere in fiore la
lavorazione della lana, di cui gli europei
trovarono nel lontano Oriente i metodi, gli
apparecchi, i procedimenti e tutta l ’orga
nizzazione ch’ essi avevano da tempo di
menticata.
L ’ Italia se ne valse subito. C ’ era da ri
costruire il passato e lo fece con entusiasmo,
unendo idoneità di mezzi a larghezza di
vedute e a tenacità di propositi. La favori
va singolarmente la vicinanza delle spiagge
e dei porti asiatici ; la stimolavano le me
morie della grandezza antica, di cui soprav
vivevano dovunque segni inestinguibili. Di
p:ù : le sue repubbliche erano prosperose e
incontestabile ne appariva la supremazia
nei traffici con gli Stati stranieri. Il « la » al
risveglio industriale laniero in Occidente è
dunque pregio storicamente riconosciuto del
nostro paese.
Vennero poi i Paesi Bassi, i cui manu
fatti, uscenti dalle officine di Anversa, di
Gand, di Bruges, si diffusero in tutta Euro
pa. Seguì, sulla fine del quattrocento, l’ in
i m i