Scheda: Tema - Tipo: Società e costume

Le nuove tradizioni popolari nella città industriale

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La trasformazione di Torino in città industriale comportò anche un sostanziale cambiamento nella vita quotidiana e nelle tradizioni dei ceti popolari.


Periodo di riferimento: XIX secolo

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I modelli di vita e le tradizioni culturali della Torino ottocentesca mutarono con l’affermarsi della società industriale e con l'avvento della classe operaia. Cessarono, o comunque si ridussero sensibilmente, la vicinanza fisica e solidaristica tra i vari gruppi sociali, prima più diffusa, e mutarono i modelli abitativi, con i ceti inferiori che si spostarono a vivere in periferie e «barriere», lasciando i piani alti delle abitazioni dei benestanti. L’identità cittadina si diluì con l’arrivo dalle province di immigrati difficili da integrare. La beneficenza privata fu affiancata e superata da quella pubblica e delle istituzioni religiose, mentre tra i ceti più umili si andavano rapidamente diffondendo le associazioni di Mutuo soccorso, attente alla solidarietà e alle rivendicazioni, ma pure al tempo libero e all'accrescimento culturale dei membri e delle loro famiglie.
Mutarono persino i momenti di festa, con il declino delle occasioni più tradizionali (falò, processioni per i santi, cerimonie per i patroni di corporazione) a favore di celebrazioni legate all’associazionismo operaio (il 1° maggio innanzitutto) o di commistioni tra antico e moderno (come Gianduia che magnificò le auto Fiat nell’anno 1900).
Più spontanee rimasero le occasioni di festa nelle periferie, come nei banchetti all’aperto delle lavandaie di via San Rocchetto; i canti della tradizione furono modificati in canti operai e l’irriverenza del carnevale venne aggiornata a eventi e figure contemporanei.