Scheda: Oggetto - Tipo: Oggetto storico-artistico

Luci d’Artista Daniel Buren “Tappeto Volante”

L’opera Tappeto volante di Daniel Buren fa parte delle Luci d’Artista dal 1999, è concepita secondo una rigorosa struttura modulare geometrica: centinaia di cavi d’acciaio paralleli reggono una “scacchiera” di lanterne cubiche.

 


Lat: 45.073003340495816 Long: 7.681348452591919

Realizzazione: 1999
Nell’edizione di Luci d’Artista 1999/2000 collocata in piazza Palazzo di Città

Data di riferimento: 2000
Nell’edizione di Luci d’Artista 2000/2001 collocata in via Piazza Solferino

Data di riferimento: 2001
Nelle edizioni di Luci d’Artista 2001/2002, 2002/2003, 2003/2004 collocata piazzetta Mollino

Data di riferimento: 2004
Nell’edizione di Luci d’Artista 2004/2005 torna in piazza Palazzo di Città con una struttura fissa collegata direttamente alle facciate degli edifici prospicienti la piazza e il numero di cubetti aumenta da 1100 a 1580.

Data di riferimento: 2005
Nell’edizione di Luci d’Artista 2005/2006 sempre in piazza Palazzo di Città. In occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 viene realizzata la versione ispirata al tricolore, bianca verde e rossa

Data di riferimento: 2006
Nell’edizione 2006/2007 sempre in piazza Palazzo di Città e viene riallestita la versione originaria con i cubi rosso-blu e bianco-blu

Data di riferimento: 2007
Nelle edizioni di Luci d’Artista dal 2007/2008 al 2013/2014 è sempre in piazza Palazzo di Città

Data di riferimento: 2014
Nelle edizioni di Luci d’Artista 2014/2015 e 2015/2016 non è esposta

Data di riferimento: 2016
Nelle edizioni di Luci d’Artista 2016/2017, 2017/2018 e 2018/2019 è allestita in piazza Palazzo di città

Data di riferimento: 2019
Nell'edizione del 2019/2020, sempre in piazza Palazzo di Città

Data di riferimento: 2020
Nell’edizione 2020/2021 in piazza Palazzo di Città

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  • arte urbana

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  • Luci d’Artista

01 Tappeto volante

Un cielo puntinato di stelle colorate visibili di giorno e di notte: così appare il "tappeto volante" agli occhi dello spettatore. Comune denominatore di tutta la produzione artistica di Buren è l’"outil visuel", lo "strumento visivo", il segno distintivo che compone strisce verticali bianche e colorate con e su ogni forma geometrica, utilizzando a seconda del luogo tecniche e materiali diversi (legno, specchio, tinta, stoffa, ceramica, plexiglass, vetro colorato). Elemento che si ritrova anche in questa installazione: le linee verticali che alternano il bianco al colore sono qui applicate al plexiglass delle lanterne luminose sospese. Il modulo - la larghezza della striscia - è lo stesso utilizzato in tutte le opere dall’artista: la striscia misura sempre 8.7 cm, da cui si ricava la dimensione del lato del cubo pari a 8.7 x 2 = 17.4 cm. Il blu e il rosso, che si alternano al bianco, sono i colori scelti per l’installazione, che ricostruiscono idealmente la bandiera francese. In occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 l’opera è stata modificata con una variante di colore: i cubetti bianco-blu sono stati sostituiti con quelli bianco-verde, in onore del Tricolore.  
L’opera, realizzata la prima volta per piazza Palazzo di Città, era allestita con una struttura in legno lamellare autoportante e funi di acciaio a formare un reticolo di pilastri e travi in legno dal quale pendevano le luci, per un totale di 1271, distribuite a scacchiera su tutta la piazza. Ma la soluzione risultava una presenza ingombrante sulla piazza, in contrasto con la leggerezza dell’installazione. A partire dal 2004 è stato quindi previsto l’utilizzo di sostegni fissati direttamente alle facciate dei palazzi prospicienti la piazza, così da rendere l’opera sospesa da terra come un vero tappeto volante, e liberare la superficie a pavimento. Inoltre è stato incrementato il numero delle luci sino a 1536, e le file luminose ravvicinate così da rendere il tappeto più "denso".  
Per 3 anni, dal 2001 al 2003 l’opera è stata allestita in piazzetta Mollino. La struttura a scacchiera è stata mantenuta, così come la distanza tra le luci, c’erano però 37 linee illuminanti che sostenevano ognuna 30 cubi luminosi, per un totale di 1100 luci. La struttura era vincolata da una parte alla facciata dell’Archivio di Stato, dall’altra ad un portale multiplo posto sulla sommità del terrazzo del Teatro Regio (1).

02 Luci d'Artista

Luci d’Artista è una manifestazione nata nel 1998 da un progetto di illuminazione pubblica realizzata in occasione delle festività natalizie. In seguito al successo ottenuto nel 1997 con il Presepe di Emanuele Luzzati in piazza Carlo Felice, la Città di Torino ha esteso l’iniziativa a diverse piazze e vie del capoluogo subalpino. Sono stati invitati artisti italiani e stranieri per interpretare le illuminazioni non come semplici decorazioni ma come opere d'arte, dando vita a un grande evento culturale, a un percorso espositivo d’arte contemporanea che, con l’impiego della luce, coniuga arte a paesaggio urbano e favorisce l’incontro tra il grande pubblico e la creazione artistica. La rassegna è in continua evoluzione: aumenta il numero degli artisti coinvolti, cambiano le vie e le piazze che ospitano le opere per creare uno spettacolo sempre nuovo e diverso di illuminazione scenografica della città.

 

03 Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, Francia, 1938)

“Buren, Daniel. - Pittore e scultore francese (n. Boulogne-Billancourt 1938). Si è formato a Parigi presso l'École nationale supérieure des métiers d'art e l'École des beaux-arts, esordendo (1967) al Salon de la jeune peinture con opere di tendenza minimalista. Sviluppando con coerenza il suo linguaggio espressivo, Buren ha lavorato su una varietà di supporti (tela, carta, plastica, legno, ecc.) o direttamente su pareti, facciate, gradinate, utilizzando strisce colorate alternate al bianco quali strumenti visivi per definire lo spazio. Ha realizzato opere di formato monumentale ed environment, come Les couleurs: sculptures 1975-77 (1977, drappi di tessuto bicolore fissati su tetti di edifici parigini) o Les deux plateaux (1986, installazione permanente di colonne di altezza diversa nel cortile del Palais Royal a Parigi). Negli anni Novanta le sue installazioni si fanno più complesse nella strutturazione degli spazi e per l'importanza della luce: accanto alle strisce ha impiegato pannelli colorati e superfici specchianti che producono effetti trompe-l'oeil (Dominant-Dominé, 1991, Centre d'art contemporain, Bordeaux), caleidoscopici (Transparence de la lumière, 1996, Art Tower, Mito) e particolari rapporti tra interni ed esterni, architettura e paesaggio (A cielo aperto, 2000, S. Maria dello Spasimo,Palermo). Nel 2002 ha allestito al Centre Pompidou di Parigi la mostra Le musée qui n'existait pas, un labirinto di settanta celle con pareti colorate, grigie e a righe moltiplicate da fascinosi giochi di specchi. Buren ha partecipato alle più importanti rassegne di arte contemporanea, tra le quali la Biennale di Venezia (1986, aggiudicandosi il Leone d'Oro) e nel 2010 è stata inaugurata la sua prima installazione permanente al Macro (Museo d'arte contemporanea di Roma). Nel 2012, per l'edizione di Monumenta, ha realizzato l'installazione Excentrique(s), travail in situtrasformando la navata del Grand Palais di Parigi in una sorta di foresta formata da 377 dischi in plastica sospesi su steli d'acciaio; sono dello stesso anno le cinque installazioni ideate per il parco archeologico di Scolacium (Catanzaro) nell'ambito del progetto Costruire sulle vestigia: impermanenze. Opere in situ. “(2).

Note

(1) da http://www.comune.torino.it/papum/user.php?context=opere&submitAction=dettaglio&ID_opera=M135

(2) da http://www.treccani.it/enciclopedia/daniel-buren/ , si veda anche Sculture di luce. Luci d'artista a Torino, U. Allemandi, Torino 2005, pp. 116-117. Per le mostre personali e collettive, le opere e i progetti speciali di Daniel Buren si veda il sito dell’artista (https://danielburen.com/). Per la bibliografia si veda: http://www.comune.torino.it/papum/pdf/Buren.pdf

 

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