Torino capitale dell'ortodossia religiosa nel Cinquecento

Nell’età della Controriforma Torino divenne specchio e simbolo dell’ortodossia del ducato. Nel 1578 in città giunse, per restarvi, la Sindone.
In Torino, a fine Cinquecento, sorgevano 12 chiese parrocchiali, 5 conventi, 5 ospedali. I dettami controriformistici tridentini non trovarono facile applicazione nel ducato, ma fermo fu l’impegno episcopale per restaurare l’autorità e diffondere l’evangelizzazione.
Se durante la dominazione francese, più numerosi erano stati i protestanti, con il ritorno dei Savoia, quasi scomparvero o si convertirono, e Torino divenne specchio e simbolo dell’ortodossia dei suoi signori, centro e guida della diocesi, protagonista della riforma spirituale e istituzionale. La religione fu fondamento del potere e strumento di stabilità sociale.
Si rinvigorì il culto dei santi torinesi, considerati tra le basi dell’evangelizzazione e della religiosità, in particolare dei martiri della legione Tebea. Eminente vescovo del tempo fu Carlo Broglia.
Momento di coesione intorno alla religiosità cittadina fu la peste del 1599, quando si promossero sontuose processioni e celebrazioni per la fine del morbo.
Fortemente legate al popolo furono le confraternite, modelli di fede ed attività caritativa insieme, fra le quali la Compagnia di San Paolo, sorta nel 1563.
Momento simbolico di grande importanza fu, nel 1578, il trasferimento della Sindone da Chambéry a Torino; in quello stesso anno, san Carlo Borromeo pellegrinaggio giunse in città per venerarla.
Bibliografia
- Griseri, Andreina - Roccia, Rosanna (a cura di), Torino: i percorsi della religiosità, Archivio storico della Città di Torino, Torino 1998
- Pier Giorgio Longo, Città e Diocesi di Torino nella Controriforma, in Giuseppe Ricuperati (a cura di), Storia di Torino. V. Dalla città razionale alla crisi dello Stato d'Antico Regime (1730-1798), V, Einaudi, Torino 2002, pp. 449-520