Scheda: Luogo - Tipo: Monumenti, lapidi e fontane

Luci d'Artista Marco Gastini "L'energia che unisce si spande nel blu"

L’energia che unisce si espande nel blu è opera di Marco Gastini, creata nel 2009 per Luci d’Artista: una grande pittura luminosa, un cielo coperto da segni illuminati blu e rossi, sovrastato da una griglia di accesi punti bianchi in cui l`energia è parte determinante.


GALLERIA UMBERTO I 1

Realizzazione: 2009
dal 2009 al 2011 collocazione nella Galleria Subalpina

Inaugurazione: 03 Novembre 2009

Variazione: 2014
Dal 2014 permanente in Galleria Umberto I

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  • arte urbana

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  • Luci d'Artista

01 L’energia che unisce si espande nel blu

Segni tratteggiati con il carboncino sulla carta si trasformano in segni luminosi, il foglio diviene un telaio stellato cosparso di punti luminosi dal quale fuoriescono altre forme, segni dinamici blu e rossi che rivelano una forte energia pronta a liberarsi. Marco Gastini ha realizzato l’opera nel 2009 per la Galleria Subalpina, la scelta del luogo è stata determinante per l'idea, come dichiara l’artista: “uno spazio unico per sensibilità, un gioiello di leggerezza unita a un pizzico di austerità, in cui le tensioni che si determinano in alto nel soffitto tra il blu dei tubi led debitamente modellati, i neon colorati che rimbalzano veloci tra loro e lo spazio creato dai punti luminosi, quasi a creare uno spazio mio per agire e nello stesso tempo un grandioso cielo stellato, si attraggono e si respingono dinamicamente con una energia che il luogo chiuso d`azione contribuisce ad alimentare.” Dal 2014 l’opera ha trovato collocazione permanente in un altro arioso passage torinese: la Galleria Umberto I, a Porta Palazzo.

02 Luci d’Artista

Luci d`Artista è una manifestazione nata nel 1998 da un progetto di illuminazione pubblica realizzata in occasione delle festività natalizie. In seguito al successo ottenuto nel 1997 con il Presepe di Emanuele Luzzati in piazza Carlo Felice, la Città di Torino ha esteso l’iniziativa a diverse piazze e vie del capoluogo subalpino. Sono stati invitati artisti italiani e stranieri per interpretare le illuminazioni non come semplici decorazioni ma come opere d'arte,  dando vita a un grande evento culturale, a un percorso espositivo d’arte contemporanea che, con l’impiego della luce, coniuga arte a paesaggio urbano e favorisce l’incontro tra il grande pubblico e la creazione artistica. La rassegna è in continua evoluzione: aumenta il numero degli artisti coinvolti, cambiano le vie e le piazze che ospitano le opere per creare uno spettacolo sempre nuovo e diverso di illuminazione scenografica della città.

 

03 Marco Gastini (Torino, 1938)

Marco Gastini nasce nel 1938 a Torino. La sua prima formazione avviene nel laboratorio del padre, marmista, dove acquisisce familiarità e dimestichezza con i materiali e le tecniche di lavorazione. Diplomatosi presso il Liceo Artistico, prosegue i suoi studi alla Scuola di Pittura dell’Accademia Albertina di Torino. Inizia precocemente il suo iter espositivo partecipando nel 1958 al Premio San Fedele a Milano. Nel 1960 vince il Premio Giovani Artisti della Città di Torino. Da allora prende avvio una ricerca che condurrà l’artista verso una singolare rarefazione dei soggetti, documentata nella sua prima personale alla Galleria Il Punto di Torino nel 1968. Se con la mostra al Salone Annunciata di Milano nel 1969 si delinea un intento eminentemente spaziale nel concepire l’intervento artistico, sarà con l’inizio degli anno ‘70 che il suo linguaggio verrà arricchito dall’uso di materiali apparentemente estranei alla pittura. Di quel periodo sono le prime fusioni in piombo e antimonio dislocate su parete, i “tracciati“, ottenuti dal segno impresso sulla parete da corde tese imbevute di colore su cui rimbalzano segni a carboncino e creta rossa, grandi tele a reticoli di punti o dominate da linee e i plexiglas graffiati.

Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio del decennio successivo avviene una svolta ulteriore nel suo repertorio espressivo per l’uso sempre più insistito del colore e per l’impiego di elementi naturali, come pergamene e tronchi di legno.

Negli anni ’80 il suo linguaggio continua a rinnovarsi con l’impiego di materiali inusuali, spesso frammenti, oggetti ritrovati, come le ciarlate, travi di legno impiegate nei sottotetti delle case di montagna, frammiste a vetri, ferri, carboni, intelaiature di finestre, traversine di rotaie (come in La nave vichinga solca i filari esposta nel settembre 1987 a Castel Burio a Costigliole d’Asti), le lose, pietre stratiformi tipiche dei tetti di Mombresto, località nei dintorni di Torino cara all’artista. Nella personale alla John Weber Gallery di New York del 1990 per la prima volta espone un lavoro realizzato con teloni di camion.

Il decennio successivo è scandito da importanti mostre antologiche e la grande dimensione delle opere diviene il modulo prediletto per l’articolazione dei suoi interventi. Dal 2005, l’artista torna a ragionare soprattutto sullo spazio della singola grande tela, lavorando sulle contrapposizioni tra pieno e vuoto, tra estremamente leggero ed estremamente pesante.

Per approfondire si veda: http://www.marcogastini.it/

Per la bibliografia si veda: http://www.marcogastini.it/index.php?a=bibliografia

http://www.comune.torino.it/papum/pdf/GASTINI%20MARIO.pdf

 

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