La Restaurazione

Con la Restaurazione nell’intera Europa, nel 1814 i Savoia tornarono a Torino e tutti gli ambiti della società vennero schiacciati da una cupa cappa di conservatorismo; si cercava di riportare indietro la storia.
Il 20 maggio 1814 Vittorio Emanuele I rientrò in Torino dal ponte della Gran Madre (chiesa che sarebbe stata edificata per celebrare l’evento), fra ali di folla festante. Il dominio francese era finito e tornavano gli antichi sovrani.
Sotto Vittorio Emanuele I e Carlo Felice rientrarono in vigore le leggi del XVIII secolo, i privilegi aboliti furono ripristinati. Favorevoli al ricostituito potere sabaudo furono gli aristocratici, i possidenti e il popolino; contrari i borghesi e giovani nobili.
Seguirono decenni di controlli di polizia e sociali; le minoranze religiose persero i diritti brevemente goduti, la religione cattolica divenne strumento per forgiare i «buoni sudditi», l’istruzione inferiore, per soli maschi, tornò ad essere affidata all’indottrinamento dei Gesuiti; le riviste e circoli letterari manifestarono prospettive limitate, impegnate soprattutto ad esaltare il rinato orgoglio dinastico.
Il ritorno al passato non fu, però, del tutto possibile; già nei primi anni della Restaurazione rimase, quanto meno, una certa mobilità sociale. Dalla scienza continuarono a giungere elementi d’innovazione e progresso, anche se la repressione del dissenso fra i docenti universitari, il mecenatismo dei sovrani e la progressiva omologazione culturale avrebbero portato la maggioranza degli scienziati a schierarsi sul versante conservatore.
Bibliografia
- Castelnuovo, Enrico - Rosci, Marco (a cura di), Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna, 1773-1861, Vol. I, Stamperia artistica nazionale, Torino 1980 , pp. 283-516
- Umberto Levra , Da una modernizzazione passiva a una modernizzazione attiva, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. La città del Risorgimento (1798-1864), VI, Giulio Einaudi, Torino 2000, pp. XXI-CLX