Criminalità e igiene

Torino aderisce al modello ottocentesco di grande «città pericolosa», con aree degradate in cui fioriscono il disagio sociale e la criminalità. Nell'ultimo quarto del secolo cresce l'attenzione per la salubrità pubblica.
Tra i crimini più frequenti nelle strade torinesi dell’Ottocento erano furti e borseggi. Le risse erano i reati contro la persona più comuni, seguite dalla violenza per futili motivi. Lo sciopero era considerato un reato contro l’ordine pubblico e la libertà del lavoro.
A commettere crimini erano soprattutto i giovani e gli immigrati (da campagne e provincia), mentre barriere e nuovi quartieri periferici costituivano le zone più pericolose della città.
La metà dell’Ottocento segnò la fine dell’igiene pubblica intesa come decoro urbano, un concetto superato a favore di modelli maggiormente ispirati a scienza e carità. A Torino, il Consiglio comunale iniziò in questo periodo a occuparsi di condizioni abitative, vaccinazioni e malattie infettive e nel 1865 istituì l’Ufficio d’Igiene. Continuava nel frattempo a funzionare l’assistenza medica per i poveri, attiva in città sin dal XVII secolo.
Un impulso decisivo al miglioramento della salubrità pubblica si ebbe nel 1876, quando lo schieramento liberale-progressista vinse le elezioni amministrative. Nel 1880 si tenne a Torino il Congresso nazionale d’igiene, mentre nel 1893 venne finalmente realizzato un progetto di fognatura di cui si discuteva dal 1840.
Bibliografia
- Ivana Villar, Criminalità e emarginazione, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Vol. VII, Einaudi, Torino 2001, pp. 343-362
- Serenella Nonnis Vigilante, Igiene pubblica e sanità municipale, in Umberto Levra (a cura di), Storia di Torino. Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Vol. VII, Einaudi, Torino 2001, pp. 363-399