Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Castello-cascina della Saffarona

La tenuta della Saffarona si estendeva tra la regione Lucento, nel territorio di Torino, e Collegno e comprendeva le cascine Cravetta, Cassinotta e Artrucco. Nonostante un ridimensionamento della proprietà, costituisce ancora oggi un esempio eccezionale di villa con vocazione residenziale e produttiva. Appartenuta ai principi Dal Pozzo della Cisterna, conserva eleganti decorazioni e rimane di proprietà privata.


CORSO REGINA MARGHERITA 497 int. 35

Costruzione: XVI Sec. (1500-1599)

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  • giardino | canale | bealera | cascina | villa

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  • mostra moderna | giardini | trasform

Cronologia

1580, prima attestazione grafica della “cassina” di «Messer Marco Zaffarone»;

fine XVII secolo, la cascina compare in misurazioni come ampio complesso con cappella;

1729, 23 aprile, acquisto della cascina da parte della principessa Anna Maria Litta moglie di Giacomo Dal Pozzo della Cisterna, dai San Martino d'Aglié;

1760-66, nella Carta Topografica della Caccia il complesso appare delineato con l’estesa pertinenza;

1780-82, decorazione di diverse sale su commessa del principe Giuseppe Alfonso;

inizi XIX secolo, aumento delle strutture “rustiche” di servizio;

1833, cessione del bene da parte dei Dal Pozzo della Cisterna e acquisizione da parte dei Valperga di Masino.

Notizie storiche

Tra i più notevoli esempi di cascina rustica con annessa ampia villa padronale, il cosiddetto Castello (dizione del tutto impropria) della Saffarona deve il suo nome al primo proprietario, «Messer Marco Zaffarone», che sin dal 1580, nel contesto di una carta redatta per dirimere le controverse territoriali tra le comunità di Torino, Grugliasco e Collegno, compare quale signore di un complesso composto da due edifici e una torre colombaia (Ronchetta, Palmucci 1996, p. 160). Ampliata nel secolo successivo, alla fine del Seicento risultava già dotata, oltre che di fabbrica civile e rustica, anche di cappella, muro di recinzione, cinque stalle e “casa da massaro”, ossia corpo rustico (Archivio di Stato di Biella, Fondo Principe della Cisterna, Tenuta della Saffarona (1719-1840), mazzo 1 e Ronchetta, Palmucci 1996, p. 160). Con atto del  23 aprile 1729 la principessa Anna Maria Litta, moglie di Giacomo Dal Pozzo della Cisterna, acquista dal marchese Giuseppe Maria Ottavio San Martino d'Aglié il tenimento della Saffarona, nei territori di Lucento e di Torino, composto anche  dalle cascine Cravetta, Cassinotta e Artrucco, ampliando in tal modo i possedimenti familiari con una proprietà extraurbana nei pressi della capitale. Tradizionalmente assegnata come progetto al Primo Architetto di S.M. Filippo Juvarra (1678-1736), per la riplasmazione che dota il complesso di una parte padronale di notevole aulicità per disegno e impostazione, è forse da attribuirsi al secondo Primo Architetto di S.M., Benedetto Alfieri (1699-1767) e al suo entourage. Diverse ville poco distanti dalla stessa Saffarona hanno subito analoghe attribuzioni, sulla scorta della vicinanza con la reggia di Venaria. Anche in asse di un disegno di tale prestigio, esse sono esempi di alta committenza di una funzione residenziale, unita alla messa a coltura dei terreni, della quale rende assoluta evidenza la stessa Carta Topografica della Caccia, del 1760-66 (Archivio di Stato di Torino, Corte, Carte Topografiche Segrete, 15 A VI rosso), con l’accurata definizione del viale alberato di accesso, delle aree agricole e della bealera (canale irriguo) Nuova di Lucento, nota anche come bealera Saffarona. Nei primi anni ottanta del XVIII secolo, su committenza del principe Giuseppe Alfonso della Cisterna, è attestata una rinnovata attenzione alla residenza, con adeguamento al nuovo gusto, e ridecorazione di alcune sale, interventi che portano la villa ad essere «una delle principali che vi sono su detto territorio [sui confini della Città di Torino]» (Grossi 1790, p. 145). All’inizio dell’Ottocento le ali rustiche risultano potenziate, anche in ragione di una maggiore produttività della tenuta. Il suo impianto appare ormai nettamente definito e dotato di «un lungo filari d’olmi, in fine del quale s’entra nel rustico, che circonda l’aja a tre parti con un ragguardevole fabbricato; di rimpetto evvi il palazzo con un cortile separato dal rustico, fra mezzo al quale ritrovasi un magnifico salone, che dà l’accesso a’ replicati, e ben adorni appartamenti; dall’altra parte evvi un delizioso giardino» (Grossi 1790, p. 145). A interventi decretati dai nuovi proprietari, prima i marchesi della Torre, a cui il tenimento è venduto nel 1833, e poi i Valperga di Masino, si deve la definizione, all’inizio del XX secolo, della seconda corte rurale che definisce l’attuale conformazione.

Note

Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
LA SAFFARONA
Via Pianezza 415

Cascina di pianura.
Edificio rurale con civile di valore storico-artistico e ambientale. Raro esempio di residenza nobiliare e di cascina di pianura a corte multipla, ora inserita in area verde ad uso agricolo-residenziale.
Costruzione risalente ai primi anni del Settecento. Alla fine del secolo risulta in proprietà del principe della Cistcrna, ed appare costituita, oltre che dal rustico, anche da un "grande palazzo" attribuito a Benedetto Alfieri, ora di proprietà Valperga Masino. E di particolare interesse il salone ellittico centrale, affrescato.

A. GROSSI, 1790. p. 144; CARTA COROGRAFICA DIMOSTRATIVA [?],1791, 14. E. 2; PLAN GEOM?TRIQUE [?J, 1805; [Catasto RABBINI], 1866; TOPOGRAFIA / DELLA CITTA' [?]. 1840; E. GRIBAUDI ROSSI, 1970, pp. 152-163.
Tavola: 23

Bibliografia

Fonti Archivistiche

  • Archivio di Stato di Biella, Fondo Principe della Cisterna, Tenuta della Saffarona (1719-1840), mazzo 1
  • Ferrary e Rossignolo, misuratori, Termini che dividono il territorio di Torino da quelli di Grugliasco e Collegno, 1580. Archivio Storico del Comune, Carte sciolte, n. 3145
  • Giovanni Francesco Clerico, Disegno indicante la linea divisoria dei Territori di Torino e Collegno, 14 maggio 1761. Archivio Storico del Comune, Carte sciolte, n. 3026
  • Carta Topografica della Caccia, s.d [1760-66], Archivio di Stato di Torino, Corte, Carte Topografiche Segrete, 15 A VI rosso
  • Francesco De Caroly , Carta topografica dimostrativa dei contorni della città di Torino e Campagne Reali dedicata a Sua Maestà la Regina di Sardegna dall’Umilissimo e Fedelissimo Suddito De Caroly in Torino 1785, Archivio di Stato di Torino, Sezione Corte, Carte topografiche segrete, Torino 16 B I Rosso
  • Amedeo Grossi, Carta Corografica dimostrativa del territorio della Città di Torino, 1791, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D1800
  • Mappa primitiva Napoleonica, 1805, Archivio Storico della Città di Torino, CAN, Sezioni 1-70
  • Plan Geomêtrique de la Commune de Turin, 1805, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Francese, Allegato A, Mappe del Catasto Francese, Circondario di Torino, Mandamento di Torino, Torino
  • Carta dei Distretti riservati per le Regie Cacce divisa in sette parti, 1816, Archivio di Stato di Torino, Sezione Corte, Carte Topografiche per A e B, Torino, Torino 26
  • Andrea Gatti, Catasto Gatti, 1820-1830, Archivio Storico della Città di Torino, CAG, sez. 29
  • Antonio Rabbini, Topografia della Città e Territorio di Torino, 1840, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D1803
  • Antonio Rabbini, Mappa originale del Comune di Torino, 1866, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Torino, Mappe, distribuzione dei fogli di mappa e linea territoriale, Torino
  • Istituto Geografico Militare, Carta IGM, 1974, Archivio Storico della Città di Torino, TD 64.7.11

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