Ex stabilimento CEAT-Gomme, oggi edifici istituzionali e residenziali
Ex Stabilimento di pneumatici della CEAT, costruito nel secondo dopoguerra, ristrutturato nei primi anni Duemila sul fronte di via Leoncavallo per utilizzo come pubblici servizi. Lo stabile all'esterno conserva ancora i caratteri del fabbricato industriale. Lo stabilimento occupava l’intero isolato compreso tra le vie Leoncavallo, Pacini, Bioglio e Ternengo.
La CEAT (Cavi Elettrici e Affini Torino) è fondata nel 1924 da Augusto e Virginio Tedeschi, figli di Giuseppe che, insieme al fratello Vittorio, alla fine dell’Ottocento aveva fondato alla Barriera di Milano la INCET (Industria Cavi Elettrici Torino); la CEAT come la INCET si dedica alla produzione di cavi elettrici e telefonici nello stabilimento di corso Palermo. Negli anni Quaranta si avvia la produzione di articoli in gomma ed è progettata la costruzione di uno stabilimento per la produzione di pneumatici in Barriera di Milano (via Como, diventata in seguito via Leoncavallo) su terreni agricoli acquistati dall’Ospedale San Giovanni. Lo stabilimento di quattro piani fuori terra viene costruito solo alla fine della guerra e diventa parzialmente operativo nel 1946: il 19 agosto produce la prima copertura per autoveicoli, mentre nel 1948 esce la prima copertura per autocarri. L’espansione dell’insediamento prosegue con la costruzione di altri fabbricati fino a occupare nel 1960 una superficie di 65.000 metri quadrati di cui 40.000 coperti. Le maestranze crescono fino a toccare le 1200 unità nel 1961 e le 1750 unità (1400 operai e 350 impiegati) nei primi anni Settanta. Nella notte tra il venerdì 6 e il sabato 7 gennaio 1961 lo stabilimento subisce un gravissimo incendio nella parte di fabbricato tra le vie Ternengo e Bioglio. Cento vigili del fuoco impiegano 16 ore per domare l’incendio, ricorrendo anche all’acqua della bealera Nuova di Lucento che scorreva di fianco al vicino corso Novara, mentre gli operai richiamati al lavoro cercavano di salvare il salvabile. La colonna di fumo nero che si levava dal fuoco era visibile da tutta la città. Dopo la morte di Augusto Tedeschi nel 1951 l’azienda è completamente nelle mani di Virginio che costruisce nuovi stabilimenti ad Anagni, Settimo Torinese e in India. Alla fine degli anni Sessanta gli subentra il figlio Alberto Bruni Tedeschi (1915-1996), musicista compositore di musica dodecafonica e di alcune opere liriche, sovrintendente al Teatro Regio di Torino dal 1959 al 1971, padre della top model Carla Bruni e dell’attrice Valeria Bruni Tedeschi. Nel 1978 Alberto si ritira dall’azienda e si trasferisce a Parigi. In seguito la produzione di pneumatici entra in crisi e viene quindi decisa la chiusura e la vendita dello stabilimento di via Leoncavallo, ormai obsoleto e circondato da edifici residenziali e quindi incompatibile con il territorio a causa dell'inquinamento provocato dai fumi. L’area viene acquistata dalla Città di Torino, che sviluppa un piano particolareggiato di intervento che prevede la costruzione di 160 alloggi di Edilizia popolare e 90 di edilizia convenzionata (attuata tra il 1995 e il 1999), l’assegnazione al gruppo Abele dello stabile un tempo utilizzato per gli uffici, la ristrutturazione (2005) del restante fabbricato sul fronte di via Leoncavallo per utilizzo come Sede decentrata dei Vigili Urbani, dell’ Anagrafe, dei servizi assistenziali, di una sala polivalente e di una Biblioteca civica inaugurata nel 2007 e intitolata a Primo Levi. Nello spazio interno ai fabbricati è in via di completamento (2011) un giardino pubblico.
Cronologia
1946 – Costruzione
1950-1960 – Ampliamento dei locali
6/7 gennaio 1961 – Incendio
1979 – Fine della produzione e spostamento delle lavorazioni a Settimo
1982 – Chiusura degli uffici e abbandono dell’edificio
1982 – Acquisto area CEAT da parte del comune di Torino
1994 – Inizio lavori di riprogettazione e ristrutturazione dell’area
2005 – Termine lavori di riqualificazione e inaugurazione dei nuovi servizi
2007 – Inaugurazione Biblioteca civica Primo Levi
Bibliografia
- Ceat (a cura di), La Ceat: nel venticinquennio della sua fondazione: 1925-1950, Torino 1951
- Incendio alla Ceat: danni per due miliardi, in «La Stampa», 8 gennaio, 1961, Torino, cronaca cittadina, p. 2
- La CEAT dall’Italia nel mondo, in «La Stampa», 8 marzo, 1968, p. 12
- Federazione unitaria lavoratori chimici, CGIl-CISL-UIL (a cura di), Analisi operaia del gruppo CEAT: Ariccia, 25-26-27 febbraio 1976. Atti del seminario, Salemi, Roma 1976
- Da Settimo Torinese alle Ande, in «Gazzetta del Popolo», 7 gennaio, 1977
- Impero CEAT, in «Gazzetta del Popolo», 4 maggio, 1980
- Anatomia di un colosso, in «Gazzetta del Popolo», 18 aprile, 1980
- Giuseppe Mastropasqua, Complesso polifunzionale sull’ex area CEAT in Torino nord-est, Politecnico di Torino, Facoltà di Architettura, 1989-1990, relatore Mario Roggero
- Beraudo, Giuseppe - Castrovilli, Angelo - Seminara, Carmelo, Storia della Barriera di Milano dal 1946, Officina della memoria, Torino 2006 Vai al testo digitalizzato
- Addio alla passerella tra gli ex palazzi CEAT, in «la Repubblica», edizione di Torino, 17 febbraio, 2011
Sitografia
- https://bct.comune.torino.it/sedi-orari/primo-levi
- http://www.storiaindustria.it/repository/fonti_documenti/biblioteca/testi/testo_Ceat_BarrieraMilano%202.pdf
- http://www.immaginidelcambiamento.it
- https://areeweb.polito.it/imgdc/schede/BM40.html
- https://www.pneusnews.it/2019/04/29/ceat-tra-passato-e-presente/
Fonti Archivistiche
- Archivio Storico della Città di Torino, fondo «Gazzetta del Popolo», sezione I: busta 1138/C , scatola 481 e busta 1559/B, scatola 917
- Archivio di Stato di Torino, Intendenza di Finanza, Reparto VI, Danni di guerra, Domande di risarcimento danni di guerra: cartella n. 3289
- AECT, Progetti edilizi, 1942, n. 30
- AECT, Progetti edilizi, 1948, n. 9
- AECT, Progetti edilizi, 1950, n. 1
- AECT, Progetti edilizi, 1954, n. 766
- AECT, Progetti edilizi, 1955, n. 122
- AECT, Progetti edilizi, 1955, n. 1083
- AECT, Progetti edilizi, 1956, n. 695
- AECT, Progetti edilizi, 1957, n. 1386
Fototeca
Soggetti correlati
Ente Responsabile
- ISMEL
- Officina della Memoria