Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Cascina Bellacomba

La Bellacomba è una cascina a corte chiusa di origine quattrocentesca. Trae la denominazione dalla famiglia dei Bellacomba, proprietari fin dal XIV-XV secolo delle terre Oltrestura, tra le strade verso Borgaro e Vercelli. In mediocre stato di conservazione, è di pertinenza dell’area della discarica Basse di Stura, e in parte adibita a deposito di veicoli sequestrati.


STRADA BELLACOMBA 138

Notizie dal: 1458

Variazione: 1674
Iscrizione sull'orologio solare

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La cascina Bellacomba, sita in Strada Bellacomba 138, sorge a poca distanza dallo Stura, su un terreno ricavato dal disboscamento delle rive del fiume avvenuto già in epoca medievale, quando lo sfruttamento economico dell’area  portò alla creazione di un sistema viario e irriguo integrato (le bealere). Attualmente l’area circostante è di pertinenza della discarica Basse di Stura.

La Bellacomba presenta una struttura a corte chiusa, con fabbricati che circondano completamente il cortile interno. La parte più antica del complesso è la casa rustica, decorata con una meridiana della quale, fino agli anni Settanta del secolo scorso, come riportato da Elisa Gribaudi Rossi, era visibile la data “1674” che potrebbe attestare un rifacimento nel XVII secolo. Nei fabbricati più bassi trovavano sede le stalle, i fienili e i casi da terra (depositi di attrezzi e prodotti agricoli). I solai, alti e asciutti, erano utilizzati come deposito di prodotti agricoli.

 

Le planimetrie originarie derivano dalla tipologia “a grangia”, con corpi unici di fabbrica suddivisi su due livelli, con abitazione e stalla al primo piano, camera e fienile al secondo. Le fonti cartografiche registrano le successive addizioni di parti costitutive, fino al completamento del quadrato intorno alla corte centrale.

Il nome della cascina deriva dalla famiglia dei Bellacomba, consignori di Altessano Inferiore dal 1432 e proprietari, almeno dal Quattrocento, delle terre oltre lo Stura, tra le strade di Borgaro e Vercelli.

La cascina è probabilmente di origine quattrocentesca, come testimonierebbe la prima data: “1458” che compare sulla busta inerente la cascina all’interno del fondo Harcour, conservato presso l’Archivio di Stato di Torino. Gli Arcour erano consignori di Altessano Superiore dal 1379 e anche di Borgaro almeno dal 1473.

La casata, nota dai documenti fin dal periodo medievale con l’appellativo degli Arcatori o degli Arcori, cambia nel XVII secolo la grafia del nome, traslitterandolo nella forma piemontese d’Arcour, e nuovamente nel XVIII quando, traendo ispirazione dalla famiglia principesca degli Harcourt di Lorena, viene modificato in d’Harcourt.

Negli anni Sessanta del Seicento l’edificio appartiene alla famiglia di Eusebio Bonardello e Maria Torretta; quest’ultima, rimasta vedova, muore senza testamento nel 1668 e la cascina, passata ai figli Giovanni, Marcello, Antonia Maria e Marianna, viene messa all’asta nel giugno del medesimo anno e acquistata da Marc’Antonio Grondana, “Generale della Casa di S.A.R.”

Dalla metà del Settecento i documenti descrivono una chiesetta, afferente alla parrocchia di Lucento, che sembra non avere intitolazione,  registrata come «Capella di Bellacomba spettante ad Ill.mo Sig.r Gen.le Grondana» in cui non si celebra messa per mancanza delle suppellettili.

Successivamente la funzione dell'edificio sacro viene rivalorizzata, così come si evince dagli atti della visita pastorale del 1777. La relazione descrive ampiamente la cappella e i suoi arredi, e testimonia che un cappellano, che abita stabilmente presso la cascina, vi celebra messa in occasione della festa patronale e quando vi soggiornano i padroni. La cappella, ora intitolata a San Grato, risulta di proprietà dei Grondana, ma prevede la possibilità di accesso pubblico dalla via.

La Carta Topografica della Caccia (1762) documenta la presenza di un giardino adiacente alla struttura, circondato da muro di cinta, ridotto a campo sul finire del XVIII secolo.

Nel 1790, Amedeo Grossi attribuisce la proprietà della cascina al Conte d’Arcour, come si può leggere nella sua Guida alle Cascine… «La Bella Comba cascina dell’Illustrissimo sig. Conte d’Arcour al di là della Stura dirimpetto al Comotto sita nel territorio di Torino Parrocchia di Lucent.»

Nel Colonnario Territoriale allegato al Catasto Gatti del 1820 la struttura risulta appartenente agli eredi Dalmazzo e nel 1845 la struttura viene acquisita dai Formica e dai Ruscalla.

Il Sommarione delle Proprietà allegato al Catasto Rabbini (1866) censisce la casa civile, la casa rustica, il cortile, l’orto, il giardino, nonché prati, campi e boschi di pertinenza della cascina stessa.

Nei primi anni del Novecento i proprietari risultano essere i Nigra, mentre successivamente i passaggi di proprietà saranno molteplici.

 

Orologi solari

Fino al 1970 erano presenti ben cinque orologi solari sulle pareti della cascina, di questi è rimasto  un quadrante, datato 1674, molto sbiadito.

 

Bibliografia

Fonti Archivistiche

  • Fondo Harcour (secoli XII-XIX) Cascina Bellacomba: 1458-1795, Archivio di Stato di Torino, Busta 169
  • Relazione di don Crosa del 1749, Archivio Arcivescovile di Torino, 8/2.1, Relazione dello stato delle chiese, 27 settembre 1749
  • Carta Topografica della Caccia, 1760-1766, Archivio di Stato di Torino, Sezione Corte, Carte topografiche segrete, Torino 15 A VI Rosso
  • Insinuazione, Tappa di Torino, 1759, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, l.3, c. 648
  • Relazione relativa la Visita pastorale del 1777, Archivio Arcivescovile di Torino, Visite Pastorali dell’Arcivescovo Francesco Rorengo di Rorà, 1777, 7/1 66
  • Plan Geomêtrique de la Commune de Turin, 1805, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Francese, Allegato A, Mappe del Catasto Francese, Circondario di Torino, Mandamento di Torino, Torino
  • Carta dei Distretti riservati per le Regie Cacce divisa in sette parti, 1816, Archivio di Stato di Torino, Sezione Corte, Carte Topografiche per A e B, Torino, Torino 26
  • Andrea Gatti, Catasto Gatti, 1820-1830, Archivio Storico della Città di Torino, CAG, sez. 1-2
  • Andrea Gatti, Colonnario Territoriale, 1820-1830, Archivio Storico della Città di Torino, COLL TER, sez. 1-5, art. 7
  • Antonio Rabbini, Topografia della Città e Territorio di Torino, 1840, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D1803
  • Antonio Rabbini, Mappa originale del Comune di Torino, 1866, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Torino, Mappe, distribuzione dei fogli di mappa e linea territoriale, Torino
  • Antonio Rabbini, Carta Topografica dei Contorni di Torino, 1878, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D116

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  • MuseoTorino