Scheda: Tema - Tipo: Amministrazione pubblica

Il Municipio fra XII e XIV secolo

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Tra XII e XIV secolo il Municipio perse molti dei suoi poteri, che passarono a funzionari sabaudi, ma nel 1360 vennero promulgati gli Statuti (il Codice della Catena).


Periodo di riferimento: XII secolo - XIV secolo

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  • sala 1320

Con l’avvento dei Savoia, a fine Duecento, l’autorità del Municipio venne limitata, e trasferita in parte a funzionari di nomina ducale, soprattutto al vicario, che deteneva il potere esecutivo: era responsabile dell’ordine pubblico, esercitava, insieme al giudice, la giustizia (civile e criminale), autorizzava le sedute del Consiglio comunale, che non poteva riunirsi in sua assenza. I funzionari sabaudi esercitavano la loro attività per professione, ma affiancavano ad esso commercio ed affari e non furono rari i casi di cariche acquistate invece che attribuite per merito.

Il Consiglio (Maggior credenza), espressione della città, conservava però ampie facoltà amministrative e gestionali, incluso l’importante controllo sui ponti. Con l’aumento della popolazione, il Consiglio giunse a 80-100 membri, appartenenti a un numero limitato di famiglie, che si trasmettevano il seggio quasi ereditariamente.

Al 1360 – quando la città passò sotto il dominio diretto di Amedeo VI di Savoia – risalgono gli Statuti della città noti come Codice della catena (dalla catena cui fu attaccato nel 1492 per offrirlo alla pubblica consultazione). Il Codice, composto di 331 capitoli, ebbe notevole importanza, trasponendo per iscritto diritti riconosciuti solo oralmente; indicava le garanzie personali, normava processi e pene, tutelava beni e lavoro, indicava poteri e limiti di amministratori e pubblici funzionari.

Dal 1325 inizia invece la serie di verbali del Consiglio comunale torinese, ora conservati nell’Archivio della Città.