Scheda: Oggetto - Tipo: Oggetto storico-artistico

Fontana del melograno

Copia della cinquecentesca "fontana del melograno" del castello di Issogne, in Valle d'Aosta, fu presentata all'esposizione di Roma del 1911. Nel 1928 fu collocata nel cortile del borgo medievale di Torino, di fronte alla rocca.


VIALE VIRGILIO 107

Realizzazione: 1910 - 1911

Data di riferimento: 1928
collocazione nel borgo medievale di Torino

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  • fontana

Carlo Nigra, Vittorio Avondo e Alfredo d’Andrade fecero parte della commissione incaricata di ideare il padiglione piemontese per l’Esposizione storico-archeologica ed artistica di Roma del 1911. L'architetto portoghese concepì l’idea di realizzare un edificio con elementi in gran parte tratti dal castello di Issogne "colle modificazioni ed aggiunte occorrenti per rendere più completa la cognizione della antica arte piemontese".

Nel progetto era prevista, fra l’altro, anche una riproduzione della fontana "del melograno" posta nel cortile del castello di Issogne, maniero di proprietà di Vittorio Avondo. Questo eccezionale modello, realizzato nella prima metà del XVI secolo, era situato al centro della corte del maniero, compreso in quello che doveva essere un breve giardino all’italiana di gusto rinascimentale; la fontana è costituita da una vasca ottagonale in pietra in cui è inserito un albero in ferro forgiato da cui fuoriesce l’acqua.

La copia di questa fontana, prevista per l'esposizione, fu realizzata dal fabbro Cesare Bianchi di Orta, che forgiò la copia "dal vero" installando la propria fucina nel cortile del castello valdostano, di fronte all’originale.

La fontana, una volta smantellata la struttura effimera di Roma, fu portata a Torino: prima fu ricoverata nei depositi del Museo Civico in via Gaudenzio Ferrari e poi, nel 1928, fu sistemata ai piedi della Rocca medievale del Valentino, dove si trova ancora oggi. Si noterà come l’albero, pur con le consistenti screpolature e ossidazioni, oggi si presenti dipinto su tutta la superficie in oro (colorazione frutto di un intervento recente), mentre nelle fotografie degli anni Settanta del secolo scorso mostrava ancora i colori «naturali», al pari dell’originale per come, evidentemente, fu visto in occasione della riproduzione.

Fonti Archivistiche

  • ASCT, Gabinetto del sindaco, cartella 343.9
  • Torino, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, Fondo d'Andrade

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