Scheda: Luogo - Tipo: Geosito

I fossili del Pliocene superiore continentale (Villafranchiano) in Piemonte

Vertebrati e vegetali del Pliocene continentale in Astigiano. Nella successione villafranchiana sono stati ritrovati scheletri di interi vertebrati fossili tra cui mastodonti e rinoceronti.


Lat: 44.9151 Long: 8.0490

Notizie dal: 1999a.C.
TAPPA II – da 2,5 MILIONI a 700 MILA ANNI

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  • mostra prima della città

I sedimenti che caratterizzano il complesso inferiore del Villafranchiano sono argilloso-siltosi, tipici di paludi costiere di tipo Maremma, a cui si intercalano corpi sabbiosi e ghiaiosi legati al riempimento di canali fluviali. Essi sono interpretati come il prodotto sedimentario di una piana deltizia, sulla quale si impostavano canali distributori e ampie aree di esondazione (Giorgio Basilici, 1996). Queste ultime ospitavano piccoli laghi poco profondi e paludi costiere spesso ricoperte da foreste di conifere Taxodiacee miste ad altre essenze vegetali di ambiente umido.
La maggior parte dei ritrovamenti di vertebrati fossili del Piemonte meridionale riguarda i depositi della parte inferiore del Complesso Villafranchiano. Si tratta di resti fossili raccolti in un lungo intervallo di tempo, a partire dalla seconda metà del ‘700 fino ai giorni nostri, seppure in modo sporadico e spesso casuale. Il corredo faunistico a macrovertebrati descritto in letteratura è ampio: tra gli altri, spicca la frequenza del mastodonte Anancus arvernensis di cui, anche in tempi recenti (ad esempio Giulio Pavia, 1970), sono stati rinvenuti resti significativi come molari e zanne.
La principale occasione per la raccolta di fossili di vertebrati dal Villafranchiano fu offerta dalla costruzione della ferrovia Torino-Genova quando vennero alla luce moltissimi resti, tra cui scheletri interi di grossi vertebrati, come il rinoceronte Stephanorhinus jeanvireti Guérin. Lo scheletro, famoso per la sua completezza, uno dei più interi sino a ora conosciuti, fu recuperato nel 1880 dai tecnici dell’Istituto di Geologia sotto la guida di Martino Baretti e montato su impalcatura metallica nelle sale del Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Torino anche in vista dell’esposizione al Congresso Geologico Internazionale di Bologna del 1891. In seguito fu studiato da Federico Sacco (1985) che ne istituì la varietà astensis ora posta in sinonimia della specie di Guérin.

 

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Ente Responsabile

  • Mostra Torino: storia di una città
  • Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino