Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Regio Sacro Eremo di Torino

Il Regio Sacro Eremo  dei Camaldolesi era un gioiello della collina torinese, una grandiosa costruzione situata dove la cresta collinare cede ad una sella che consente il passaggio verso Pecetto. Venne costruito su progetto di Ascanio Vittozzi o Vitozzi (1539?-1615), come ex-voto fatto dal duca a seguito della pestilenza del 1599


Lat: 45.03883680000001 Long: 7.738524900000001

Costruzione: XVI Sec. (1500-1599)

Variazione: XIX Sec. (1800-1899)

Translate

Categorie

  • edificio religioso

Amedeo Grossi nel 1791 fu uno degli ultimi a visitare l'Eremo prima che su questo edificio si abbattesse la furia rivoluzionaria francese e venisse distrutto e saccheggiato dei suoi beni artistici di grande valore accumulatesi in due secoli, cioè da quando, per voto fatto durante la pestilenza del 1599, il duca Carlo Emanuele I su suggerimento del suo confessore Alessandro da Ceva nel 1602 pose la prima pietra per realizzare il progetto del Vitozzi, completato nel 1606.
L'architetto Grossi ci descrive la chiesa affrescata dai fratelli Pozzi, i sette altari all'interno con numerosi dipinti, tra cui il quadro dell'Annunciazione del Beaumont, i quadri dei santi di Vittorio Amedeo Cignaroli, un quadro di S. Romualdo fondatore dei Camaldolesi, dipinto a Venezia da Sebastiano Ricci, un dipinto di S. Giuseppe col Bambino del Caravoglia, un ritratto del duca Carlo Emanuele I eseguito dal Van Dyck. Il coro con sedili in noce magistralmente intagliati, gli armadi in noce della sacrestia opera di Carlo Amedeo Botto; i ricchissimi arredi liturgici donati da Casa Reale, tra cui una pianeta in argento e corallo rosso e un crocefisso in corallo.
La biblioteca, prosegue il Grossi, era fornita di libri rari e codici manoscritti. Vi era anche un'infermeria per i malati, una “spezieria” e un orto botanico.
La sala che serviva come refettorio per i forestieri era «ornata di molte belle stampe del Rubens e altri buoni autori ed un quadro di intarsiatura in cui vedesi un vaso di fiori, un fiasco ed un libro superbamente lavorato da Pietro Piffetti ebanista di S. M.»
Accanto alla chiesa vi erano le ventuno celle per gli eremiti, vicino alle officine i locali per i laici e per ultimo l' area per il noviziato; in tutto l'Eremo ospitava venti religiosi, dodici conversi e oblati e venti altre persone addette al servizio.
Il terreno circostante l'Eremo, prosegue il Grossi, «è fornito di pergolati, alberi fruttiferi, spalliere di lauro e da pozzi, onde nulla manca a rendere il sito delizioso e comodo per la vita eremitica».
Nel 1801 la commissione esecutiva del Piemonte decise lo smantellamento ufficiale del convento. La soppressione era necessaria per motivi finanziari: il governo francese all'epoca non era in grado di mantenere la dotazione annua di 13.125 Lire. L'Eremo rimase deserto per otto anni e fu oggetto di ripetuti saccheggi finché fu messo all'asta ed acquistato dal banchiere Ranieri nel 1809.

Sulle rovine di tanta bellezza nacque nell'800 la villa del banchiere Rajneri, decritta minuziosamente in una perizia del 1846 che la presenta come la più ricca della collina. Il monastero, ridotto a condizioni pietose, ritornò alla Curia nel 1874 per essere adibito a sede estiva del Seminario Metropolitano.
I lavori di ristrutturazione fecero perdere completamente la fisionomia delle antiche vestigia. I resti della proprietà vennero demoliti e al loro posto sorse un edificio che ospitava una sezione dell'Ospedale Maggiore di Torino, oggi ìdiventata una residenza per anziani
Dell'antico edificio non restano che una cella, il campanile e la cascina Margaria.

Nelle vicinanze si trova il Centro trasmittente di Torino Eremo che è stata la prima postazione televisiva della RAI in Italia.
Il trasmettitore principale fu costruito dagli alleati per prove militari. Dalla fine della guerra il trasmettitore rimase inutilizzato fino a qualche anno dopo, quando la futura RAI iniziò ad utilizzarlo per le prove tecniche di trasmissione.

Soggetti correlati