Scheda: Tema - Tipo: Cultura e istruzione

Doppi turni a scuola

Fame di aule, lezioni ovunque, studenti dislocati, edifici di fortuna: questa la condizione della scuola torinese negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, dove i doppi turni facevano parte della realtà quotidiana di moltissimi studenti.


Inizio: 1945

Fine: 1980

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Dopo il 1945, i danni bellici e gli edifici scolastici distrutti costringono i giovani alunni ad alternarsi nella aule rimaste intatte per poter svolgere in maniera più o meno regolare le lezioni.
Il vero problema dei doppi turni a scuola sorge negli anni successivi, quando la popolazione di Torino cresce vertiginosamente e non ci sono aule sufficienti per ospitare gli alunni: nel 1960 le scuole possono accogliere 42.000 posti alunno, mentre ne servono circa 120/140.000.
Già due anni prima il Provveditorato aveva dovuto disporre i doppi turni: le 1275 aule non bastavano più. Ora, a distanza di due anni, la lotta contro il tempo nella costruzione di nuovi edifici scolastici e l’affitto di locali più o meno di fortuna porta alla disponibilità di “sole” 120 aule in più. La media di alunni per classe si attesta attorno ai 39, con picchi di 45. Alla scuola Vittorino da Feltre e alla Muratori trasformano in aula anche la sala medica, alla Parini la sala cinematografica, alla Allievo la sala lettura, mentre la scuola Gozzi sfrutta un vecchio magazzino come aula di lezione, la Gabelli l’atrio, la Beata Vergine di Campagna utilizza un prefabbricato: ogni spazio, anche il più angusto, è trasformato in aula. La scuola Duca d’Aosta si trova a dover gestire 2100 alunni con 23 aule a disposizione: gli alunni sono aumentati di 300 unità rispetto all’anno precedente. Le scuole Mazzini, Margherita di Savoia e Boncompagni sono nelle stesse condizioni.
La più recente scuola Baricco - succursale Aeronautica ha il doposcuola in case private e la succursale della Vidari, in zona Mirafiori, ha dovuto iniziare con i doppi turni.
Nel 1962 la situazione peggiora ulteriormente: gli alunni dei corsi elementari sono 55.000, le scuole appena costruite come la Cairoli, la Giulia di Barolo e la Negri iniziano la loro attività già con i doppi turni. Le scuole Vidari, la Duca d’Aosta e la Duca degli Abruzzi scoppiano, così come la Mazzini che detiene il triste primato di 48 alunni per classe e fa ricorso ai locali nelle case INA di corso Sebastopoli.
Il malcontento aumenta, i genitori si lamentano, il disagio è potenziato dai lavori di ampliamento e adeguamento di alcune scuole più storiche come la Manzoni, la Casati e l’Alfieri, che sono dunque parzialmente inagibili. I problemi sociali si ripercuotono sul mondo della scuola e l’intolleranza verso gli immigrati dal sud talvolta si fa palpabile: Sulla scuola della cintura industriale di Torino si ripercuotono gli angosciosi problemi del sud titola «La Stampa» del 31 marzo 1962, sottolineando come la città che aveva sconfitto l’analfabetismo ora conti nuovamente 40.000 abitanti incapaci di leggere e scrivere.
La situazione delle aule non è migliore per le scuole medie né per l’avviamento al lavoro o le superiori: l'istituto Sommeiller ha dislocato una sezione presso l’Einaudi, l’Alfieri ha chiesto spazio all’elementare Rayneri.
Di anno in anno le condizioni sembrano peggiorare. All’apertura dell’anno scolastico 1964-1965 gli iscritti ai corsi elementari sono circa 72.000: i doppi turni sono organizzati alle scuole Mazzini, Re Umberto, Allievo, Parini, Muratori, Santorre di Santarosa. Le scuole Nigra e Pascoli sono le medie con i doppi turni; il Sommeiller disloca le sue classi in parte al Convitto Nazionale Umberto I, in parte alla Duca degli Abruzzi.
Il Comune mette a disposizione pulmini per trasferire i ragazzi in esubero da una sede all’altra, ma la soluzione non è sufficiente. Il Settore Edilizia scolastica ricorre a prefabbricati standard e tra il 1962 e il 1964 costruisce le scuole Galimberti, la Chiovini, la Dogliotti, la Novaro, la Collodi, la Gadda, la Giachino come elementari, cui si sommano le medie Vian, Corelli, Pezzani, Massari, Giovanni XXIII e la Peyron.
Tuttavia, gli sforzi non sono sufficienti: Torino continua a crescere, nel 1970 il Comune inizia a dare attuazione alle zone E di espansione, previste dal Piano Regolatore e anch’esse devono essere dotate di scuole. La situazione non sembra migliorare: nel 1972 dei 85.000 iscritti, 18.000 si alternano ancora con i doppi turni. Alle medie i doppi turni sono rivolti a  cinquemila studenti, alle superiori a 4000.
Il malcontento aumenta, parallelamente al dibattito politico. Bisognerà attendere la contrazione demografica degli anni Ottanta per vedere sciogliere il problema come neve al sole, neve che lascia però un segno indelebile non solo nel percorso formativo di molti ex alunni ma anche della storia della suola torinese.
Terminata la questione dei doppi turni, è la volta poi della questione delle scuole in eccesso e del loro progressivo abbandono: quasi una beffa.

Fonti Archivistiche

  • Archivio Storico «La Stampa»
  • Archivio Storico Città di Torino

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Ente Responsabile

  • Fondazione Tancredi di Barolo