Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Cascina Airale

La cascina Airale nasce come granaio della Real Casa all’interno del Regio Parco. Oggi è di proprietà comunale, in completo stato di abbandono e ridotta a rudere.


VIA GIACOMO ZANELLA 17

Notizie dal: 1567

Bombardamento: 08 Dicembre 1942

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La cascina Airale, il cui toponimo deriva dal termine “ajra” o “aia” (dal latino, il luogo centrale alla corte, dove si batteva il grano), ha origini antecedenti alla vicina residenza di caccia del Viboccone, la quale fu acquistata dal duca Emanuele Filiberto nel 1567 e che comprendeva “il ristretto del’Ayralle col suo ricetto…di origine medioevale”.

La cascina, preesistente all’acquisto del duca, costituì una delle proprietà della Real Casa, localizzate nell’area del Regio Parco, che fu poi voluto da Emanuele Filiberto nel 1658, come ampio territorio di caccia tra le residenze di Lucento e Venaria, più vicino dunque al centro della città. Fu il primo dei diversi parchi con residenza ducale che, a partire da allora, sorsero attorno alla capitale: le Maison de plaisance di Mirafiori, Valentino e Regio Parco. È nei pressi di tali “ville” che sorsero dunque circa 26 cascine, dette grange (dal francese granche – granaio), indispensabili al sistema di sostentamento durante i soggiorni della corte in tali residenze.

Durante l'assedio francese del 1706, si viene a trovare nell'area di difesa del Regio Parco, rifornirnendo di viveri le truppe piemontesi fino alla vittoria finale.

Nel 1790 viene censita e rilevata dall’architetto Amedeo Grossi come “cascina con grosso edificio di S.S.R.M. sita alla destra della strada del Regio Parco dirimpetto alla Verdina”.

L’edificio risulta composto da un corpo di fabbrica a corte chiusa e con impianto planimetrico a “C” di notevoli dimensioni.

Nelle mappe del Catasto Napoleonico del 1805, si registra un ampliamento planimetrico attraverso la costruzione di una nuova manica a levante.

Nelle mappe del Catasto particellare Gatti del 1820 la cascina non subisce trasformazioni, ma viene denominata “L’Airale, Cascina Vachetta” e risulta composta da case rustiche, casi da terra (depositi di attrezzi e prodotti agricoli), vivaio, prati, campi e orti. Nel 1829 parte dei terreni della cascina vengono ceduti alla Città di Torino per la realizzazione del Campo Santo.

Nel 1840, secondo quanto scritto sui rilievi del Rabbini, la cascina continua ad essere in possesso dell’avvocato Ernesto Vacchetta, proprietario del Palazzo del Gerbido e marito di una delle figlie di Vittorio di Sant’Albino.

Negli ultimi due secoli l’Airale ha mantenuto inalterata la sua struttura, senza sostanziali modifiche all’originaria conformazione architettonica.

Nel Novecento è sopravvissuta al progetto che voleva il suo abbattimento per costruire un porto fluviale sul Po. Dal 1978, in seguito all’esproprio degli ultimi proprietari, è diventata di proprietà comunale, in previsione della realizzazione del Parco della Colletta, benché dichiarata inagibile. Ciò nonostante sino al 1982 ha ospitato una famiglia di agricoltori con il loro gregge.

La cascina si presenta oggi come un imponente edificio rurale ormai slegato dal contesto ambientale urbano e in completo stato di abbandono.

Durante la campagna “Salvalarte” del 1997, Legambiente ha inserito l'edificio nella lista di quei monumenti appartenenti al patrimonio storico artistico cosiddetto "minore" che dovrebbero essere sottoposti a tutela ed ha proposto di trasformarlo in un centro di Educazione Ambientale rivolto all’infanzia.

 

Note

Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
L'AIRALE
Via Zanella 17

Cascina di pianura. Segnalazione di edificio rurale di significato documentario, tipico esempio di cascina posta lungo le sponde del Po in uso agricolo.
Costruzione già presente nell'ultimo quarto del Settecento, allora ricordata come edificio di proprietà reale.

A. GROSSI, 1790; PLAN GEOMÉTRIQUE […], 1805; CARTA COROGRAFICA DIMOSTRATIVA [… ], 1791; TOPOGRAFIA/DELLA CITTÀ […], 1840; [Catasto RABBINI], 1866; E. GRIBAUDI Rossi, 1970, p. 268.
Tavola: 35

Fonti Archivistiche

  • Amedeo Grossi, Carta Corografica dimostrativa del territorio della Città di Torino, 1791, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D1800
  • Mappa primitiva Napoleonica, 1805, Archivio Storico della Città di Torino, CAN, Sezioni 1-70
  • Plan Geomêtrique de la Commune de Turin, 1805, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Francese, Allegato A, Mappe del Catasto Francese, Circondario di Torino, Mandamento di Torino, Torino
  • Carta dei Distretti riservati per le Regie Cacce divisa in sette parti, 1816, Archivio di Stato di Torino, Sezione Corte, Carte Topografiche per A e B, Torino, Torino 26
  • Andrea Gatti, Catasto Gatti, 1820-1830, Archivio Storico della Città di Torino, CAG, sez. 69
  • Andrea Gatti, Colonnario Territoriale, 1820-1830, Archivio Storico della Città di Torino, COLL TER, sez. 69, art. 2437
  • Antonio Rabbini, Topografia della Città e Territorio di Torino, 1840, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D1803
  • Antonio Rabbini, Mappa originale del Comune di Torino, 1866, Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Torino, Mappe, distribuzione dei fogli di mappa e linea territoriale, Torino
  • Istituto Geografico Militare, Carta IGM, 1911, Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, SIM D135
  • Servizio Tecnico Municipale del Comune di Torino, Pianta di Torino, 1935, Archivio Storico della Città di Torino, TD 64.7.8
  • ASCT, Fondo danni di guerra, inv. 1586 cart. 33 fasc. 9 n. ord. 3

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