Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Teatro Araldo

Il Teatro Araldo, adiacente alla chiesa di San Bernardino, anima la vita culturale del quartiere San Paolo e della città da oltre novant'anni essendo utilizzato come sala ricreativa, cinema e centro d’incontro polivalente.


VIA CHIOMONTE 3/A

Notizie dal: 1986
destinazione a cinema e teatro, attuale denominazione

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  • teatro

1. Storia dell'edificio

La storia del Teatro Araldo di Torino si snoda in un arco temporale che ricopre quasi tutto il Novecento ospitando una grande varietà di spettacoli. Come teatro per ragazzi, grazie all’operato del Teatro dell’Angolo, ora Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, l’Araldo ha lasciato un segno indelebile nella cultura torinese. Per decenni è stato il polo centrale di un complesso progetto di educazione responsabile e permanente che vedeva il teatro come elemento formativo e unificatore di una Torino frammentaria, in continua evoluzione demografica e plurietnica. Fu grazie all’operato di Gian Renzo Morteo, Graziano Melano e Claudio Montagna, che il teatro divenne segno di un recupero delle periferie e punto di riferimento per i bambini e i ragazzi di futura classe emarginata.

Dal 2006, con la nascita della Casa del Teatro, Torino acquisì una nuova struttura dedicata al teatro per ragazzi, lasciando l’Araldo privo di quella che era la sua funzione principale. In questo contesto, la compagnia C.A.S.T. decise di prendere le redini dell’Araldo allo scopo di creare un teatro come fulcro di formazione, aggregazione e integrazione per tutti e, in particolare, per gli abitanti di Borgo San Paolo, un quartiere-città che presenta ancora problemi di isolamento.

2. I graffiti

Il muro esterno sul lato di via Chiomonte è stato recentemente (2008-2009) oggetto di una campagna di riqualificazione urbana consistente nella realizzazione di un graffito. Il graffito, realizzato dall'Associazione Monkey Evolution, è uno dei due graffiti eseguiti con Aerosol Art (cioè lo spray) nella Circoscrizione 3 (il secondo si trova in corso Ferrucci, intorno alla cabina di Iride). Il graffito è costituito da un'interpretazione figurativa di un brano della storia dedicata alle trasformazioni del quartiere, raccontata da Cristiana Rubatto: "Le decorazioni di piante e fiori fatte di stucco sembrano rubate, per un attimo eterno, alla natura stessa". Il brano è riportato in italiano e in arabo.

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