Scheda: Luogo - Tipo: Vie e Piazze

Via G. Balbis e la "Stradda attorno alla Fortificazione"

In un angolo appartato di San Donato la stretta e tortuosa via dedicata a Giambattista Balbis testimonia del passato protoindustriale della Città e rappresenta una rara traccia della storia pre-urbana di questa parte del territorio.


Lat: 45.07919211558243 Long: 7.668920427549892

Realizzazione: 1703
La sua origine risale presumibilmente alle opere accessorie alle nuove fortificazioni occidentali fatte eseguire dal duca Vittorio Amedeo II nel 1703.

Translate

Categorie

  • via

Nei pressi di piazza Statuto, poco fuori l’antica porta Susina, via G. Balbis collega via San Donato a c.so Principe Oddone. Il tracciato e l'orientamento non sono coerenti con la planimetria tardo ottocentesca a maglie regolari del borgo. I bassi edifici che la costeggiano e le pietre di fiume di cui è lastricata ne tradiscono una più antica origine. Come noto, nel corso del XIX secolo in questa via localizzarono i loro stabilimenti due delle più prestigiose firme del cioccolato torinese: la Talmone all'estremità settentrionale della via, all'angolo con la via Pinelli; mentre all'estremo opposto, all’angolo con via Carena, fin dai primissimi anni del secolo si insediò la Caffarel, rilevando impianti produttivi preesistenti (1).

Ma via Balbis costituisce anche un segmento sopravvissuto della strada extraurbana che univa borgo Dora alla porta Susina costeggiando le antiche fortificazioni cittadine. Essa è ben visibile sulle carte settecentesche: ad esempio sul "Disegno dell’architetto Carlo Antonio Bussi relativo al corso della bealera del Martinetto..." (2) del 1746 essa è indicata come "Stradda attorno alla Fortificazione". La sua origine risale presumibilmente alle opere accessorie alle nuove fortificazioni occidentali fatte eseguire dal duca Vittorio Amedeo II nel 1703 (3). Da Porta Palazzo essa ricalcava il primo tratto della attuale via Cottolengo, costeggiava l'antica linea delle fortificazioni e compiendo un ampio giro verso ovest-sud-ovest saliva verso la porta Susina, all'esterno della quale si allacciava alle strade che conducevano verso Rivoli e Collegno. Sulle mappe della prima metà del XIX secolo essa è parte integrante della rete delle comunicazioni nel territorio di nordovest della Città compreso tra questa e la Dora - definito allora Valdocco in un’accezione spaziale più ampia di quella odierna - ed è indicata come "strada che tende alla Fuccina" (4) o "strada tendente alla Fucina delle Canne" (5) poiché su di essa si innesta la strada che conduce alla fabbrica di armi leggere di Valdocco, detta appunto la Fucina delle canne (6). Il tratto di via Balbis compreso tra corso Principe Oddone e via San Donato copre ancor oggi il sedime di questa antica via (7).

Probabilmente è proprio alla sinergia tra la formazione di un primo nucleo di industrializzazione e lo sviluppo urbano del territorio di San Donato che si deve la sopravvivenza della strada. Il primo opificio localizzato nel sito occupato della Caffarel risale ai primissimi anni dell'ottocento e fu la conceria Watzenborn, detta anche Landau, che fu convertita in seguito alla fabbricazione del cioccolato da Giovanni Martino Bianchini ed in seguito acquisita da Paolo Caffarel. La scelta insediativa fu sicuramente dettata dalla presenza del canale di Torino da cui si traeva la forza motrice per il movimento delle macchine idrauliche, ma pesò anche la presenza di un importante asse di traffico per elementari questioni di accessibilità. La presenza dell'opificio a sua volta indusse la formazione di un nucleo di edifici collegati sorto lungo la strada.

Al tempo il territorio di San Donato e Valdocco aveva spiccate caratteristiche agricole e rurali ed era costellato da una galassia di cascine che organizzavano la produzione di poderi ben ordinati ed irrigati, in cui le sole località centrali erano riconducibili al molino e alle fabbriche del Martinetto, al complesso del Brusacoer, e alla citata Fucina delle canne di Valdocco. La carenza di poli strutturanti forti fece si che nella seconda metà del XIX secolo fosse progressivamente, ma completamente, assorbito dallo sviluppo urbano cancellando ogni traccia della precedente organizzazione territoriale. La sopravvivenza di un breve tratto dell'antica "strada attorno alla fortificazione" costituisce una delle rare eccezioni alla regola. Infatti quando le maglie regolari dell'espansione urbana torinese raggiunsero l'area in questione dovettero necessariamente considerare e rispettare l'esistenza di uno spazio già strutturato ed edificato lungo la strada ed adeguarsi ad esso.

Altra traccia dell'antica via extraurbana è riscontrabile, oltre che nel già citato tratto di via Cottolengo, nell'imbocco della strada interna al complesso che ospita l'Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte in corso Regina Margherita, che risale ad una variante del primo Ottocento realizzata probabilmente in seguito alla costruzione del Ritiro del Buon Pastore e di una polveriera che si trovava nei pressi. Si può ipotizzare infine che anche il breve ed originale vicolo Grosso che unisce via Maria all'Ausiliatrice e via Masserano sia riconducibile a questa variante della antica "strada attorno alla fortificazione".

Note

1) Ainardi, Mauro Silvio - Brunati, Paolo, Le fabbriche da cioccolata. Nascita e sviluppo di un’industria lungo i canali di Torino, U. Allemandi, Torino 2008.

2) Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 2055.

3) Comoli Mandracci, Vera, La fortificazione del Duca e i mulini della città, in Bracco, Giuseppe (a cura di), Acque, ruote e mulini a Torino, Vol. 1, Archivio storico della Città di Torino, Torino 1988, pp. 223-228, in part. p. 226.

4) Archivio Storico della Città di Torino, Pianta della Città di Torino, 1817, Collezione Simeom D79.

5) Archivio Storico della Città di Torino, Catasto Gatti, sezione 61.

6) Palmucci Quaglino, Laura, Polveriera e Fucina delle canne: continuità e innovazione nelle manifatture d’armi di borgo Dora e Valdocco, in Bracco, Giuseppe (a cura di), Acque, ruote e mulini a Torino, Vol. 1, Archivio storico della Città di Torino, Torino 1988, pp. 241-272.

7) Archivio Storico della Città di Torino, Pianta, Tipi e disegni 64.5.2.

Fonti Archivistiche

  • Archivio Storico della Città di Torino

Ente Responsabile

  • MuseoTorino