Scheda: Luogo - Tipo: Corsi d'acqua

Canale Meana

Il Canale Meana ha origine sul lato destro dell’ansa della Dora, dirimpetto all’Ospedale Amedeo di Savoia, in prossimità di corso Umbria. Alimenta la centrale idroelettrica dell’Environment Park (Parco scientifico e tecnologico per l’ambiente) di via Livorno.


Lat: 45.089905 Long: 7.670112

Costruzione: 1754 - 1755

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  • bealera | canale

1. Il canale attuale

Il canale Meana è lungo 630 metri1 e la presa d’acqua del canale è visibile in corso Umbria, sul fianco del numero civico 51. Poco oltre è possibile vedere anche la “traversa” sul fiume, ossia la piccola diga a tracimazione, che consente principalmente di innalzare il livello dell’acqua e, quindi, di mantenerne regolare il flusso anche nei periodi di magra. La stessa presa d’acqua è visibile, con prospettiva opposta, dalla sponda sinistra del fiume, nell’area ove è situato l’Ospedale Amedeo di Savoia, lungo la pista ciclabile dell’ansa Birago di Vische.

Il canale, dopo i lavori di sistemazione, prosegue interrato, sotto via Treviso, fino all’Environment Park di via Livorno 60, dove, sfruttando un salto d’acqua di circa 5 metri, alimenta una piccola centrale idroelettrica, intitolata a Franco Mana, amministratore delegato del parco. La centrale, in grado di produrre circa 3,8 milioni di chilowatt/ora, pari al consumo di mille famiglie, è la prima centrale idroelettrica urbana in Italia ed è stata inaugurata il 12 febbraio 2010, nell’ambito della Giornata europea del risparmio energetico.

In realtà, il canale è stato parzialmente deviato dal suo alveo originario e la parte che si dirige con un angolo retto verso la Dora ripercorre lo scaricatore, ossia il canale che restituisce l’eccesso di acqua del canale vero e proprio all’alveo principale, in questo caso la “Dora tombata”: la porzione del fiume completamente coperta a suo tempo dalla lunga “gestione” da parte delle Ferriere Fiat del territorio. Il nuovo canale, pur sfruttando la struttura preesistente, ha delineato nuovi percorsi e allestimenti.

Superato l’Environment Park, il canale Meana scorre sotto corso Rosai sino a confluire nel canale dei Mulini o canale dei “Molassi”, ora, dopo l’abbassamento del piano del ferro della linea ferroviaria Torino-Milano, scavalcando la ferrovia, e prosegue in strada del Fortino.

2. Precedenti storici

Superato l’assedio del 1706 e uscito vittorioso dalla guerra contro la Francia, il Ducato, ormai diventato Regno di Sicilia prima (1713) e di Sardegna poi, trae nuova forza dalla collocazione internazionale e sa inserirsi nelle dinamiche politiche ed economiche dell’epoca.
La capitale del nuovo regno è investita da significativi ampliamenti e trasformazioni: è attuato un ampliamento oltre la Porta Susina, sono incentivati gli investimenti industriali, vengono potenziate le produzioni belliche, con la costruzione della “fucina delle canne” e il potenziamento della “Polverera”.
Si rende necessario sfruttare al massimo l’energia idraulica, di vitale importanza per l’epoca, e razionalizzare il sistema dei canali, che caratterizzano la Valdoc, diventata ormai Valdocco.
Il Canale del Martinetto viene convogliato nell’«asta della bealera della Fuccina, Polverera e Mollini»2, aumentandone la portata d’acqua.
Questo raccordo, probabilmente in omaggio al «Marchese Rippa Buschetto di Giaglione, e Meana Mastro di Ragione»3 viene denominato «bealera Meana»4.
Il canale Meana viene costruito, nel tracciato attuale, fra il 1754 e il 1755, su progetto dell’architetto Ignazio Giuseppe Bertola (1676-1755) ed esecuzione dell’ingegnere Giovanni Tommaso Prunotto (1700-1771). Ne sono esecutori i «Capi Mastri Paolo Antonio Trolli e Carlo Bernardo Galleasso Pagano»5.
Lo scopo dell’opera è soprattutto di aumentare e rendere costante la portata di acqua alla fucina delle canne, della Polveriera, dei Mulini di Dora e agli altri impianti industriali del Borgo Dora, che ormai il canale del Martinetto non riesce più a soddisfare.
Viene costruita una nuova ficca (diga), dove già precedentemente esisteva (nel sito in cui si trova l’attuale diga a tracimazione) per alimentare il Canale della Polverera, di cui sfrutta anche parzialmente l’alveo iniziale, per proseguire parallelamente al Canale del Martinetto e confluirvi oltre la “fucina delle canne”.
Terminati i lavori, il 18 agosto 1755 l’acqua scorre nel nuovo canale6, che la tradizione popolare chiamerà a lungo «della ficca nuova»7, denominazione che si trascinerà anche nei documenti amministrativi successivi8.

Note

1 Città di Torino, Regolamento di Polizia rurale della Città di Torino, 1897, Capo III, art. 35, nota 1, c. 2°, lett. b).

2 Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1728, pagg. 165 r.-168 r., 170 r.-171 r., 176 v.-177 r.

Vittorio Marchis, Acque, mulini e lavoro a Torino, in Giuseppe Bracco (a cura di), Acque, ruote e mulini a Torino, Archivio Storico della Città di Torino, Torino 1988, Vol II, p. 13, n. 12.
Con il termine «bealera» o «bialera» viene indicato nei testi e nel linguaggio popolare un canale, fosso, roggia, gora usati principalmente per l’irrigazione delle coltivazioni, per il movimento delle macine dei mulini e di altri stabilimenti industriali o per la fornitura dell’acqua a centri urbani. L’«asta della bealera» è il tracciato del canale.

3 Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1728, pp. 166 v.-167 r. Il «Mastro di Ragione» era all’epoca il capo della Ragioneria della Città.

4 Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 2038.

5 Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1754, Verbale del 29 settembre, p. 45 v.

6 Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1755, Verbale del 18 agosto, pp. 61 v.-62 v.

7 Archivio Storico della Città di Torino, Disegni, rot. 11 a.

A completamento di quanto riportato, va detto che il canale «della ficca nuova» è attribuito da taluni all’Ing. Francesco Domenico Michelotti (1710-1787) e sarebbe stato costruito tra il 1763 e il 1769 (si veda in sitografia), notizia ripresa nel recente Andrea Bocco Guarneri, Il fiume di Torino. Viaggio lungo la Dora Riparia, Città di Torino, Torino 2010, p. 76; così come va segnalato e che il Grossi nella sua «Carta corografica dimostrativa della Città di Torino» (1791), assegna il nome «Meana» alla «Bealera della Pellerina». (Archivio Storico della Città di Torino, Simeom, D 1800).

8 Città di Torino, Regolamento di Polizia rurale, citato supra, nota 1.

Fonti Archivistiche

  • Archivio Storico della Città di Torino, Ordinati, 1715, 1728, 1754, 1755.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 2038.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 2064.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, n. 2056.
  • Archivio Storico della Città di Torino, Simeom, D 1800.

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