Scheda: Evento - Tipo: Politico

Lo Statuto albertino

A seguito delle manifestazioni di piazza, il 4 marzo 1848 Carlo Alberto concesse lo Statuto, Carta costituzionale di un sovrano assoluto che però affiancava a sé Senato e Camera e che concedeva diritti liberali ai cittadini.


Data dell'evento: 1848

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  • risorgimento

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  • sala 1808 | mostra risorgimento

Causa diretta e contingente della concessione dello Statuto albertino furono le manifestazioni di piazza svoltesi a Torino a partire dalla fine 1847 e, soprattutto, quella di circa 5.000 persone riunitesi il 1° ottobre al Valentino, quella del 24 dello stesso mese, altrettanto numerosa in piazza San Carlo e quella del 27 febbraio 1848, conclusasi con un Te Deum davanti alla Gran Madre. I manifestanti erano, in qualche modo, diretti e regolati dal ceto dirigente, che contenne le frange estreme.

Si trattava di una carta «ottriata» ovvero concessa dal sovrano, non discussa da un Parlamento o votata dal popolo. Composta da 84 articoli, si ispirava a quella di Francia del 1814 (come modificata nel 1830 e in Belgio nel 1831) e raccoglieva i principi fondamentali del liberalismo dell’epoca: inviolabilità della persona e della proprietà, uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, moderata libertà di stampa, diritto di riunione, fiscalità proporzionale (non progressiva), diritti anche ai culti diversi da quello cattolico. Il re rimaneva sovrano assoluto, ma il Parlamento bicamerale esercitava con lui la potestà legislativa, approvava il bilancio, contribuiva a regolare province ed esercito. I senatori erano nominati dal re a vita, i deputati erano eletti da una ridotta percentuale di cittadini selezionati per censo.

Il Senato si riunì a Palazzo Madama, la Camera nell’ex sala delle feste guariniana di palazzo Carignano, ceduto dalla famiglia allo Stato.

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