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dei presenti esprimeva il proprio parere sui problemi che venivano di mano in mano

affrontati. Alla fine della discussione di ogni punto all'ordine del giorno, il Re conclu–

deva manifestando la sua decisione; e da quel momento ciascuno degli astanti, secon–

do le proprie incombenze, era tenuto a eseguire quanto il Re aveva deliberato.

Con particolare piacere il Re riceveva il Vicario di polizia della città di Torino (cari–

ca ricoperta, sino al giugno 1847, dal marchese Michele di Cavour, padre di Camillo),

il quale gli riferiva minutamente quanto era successo nella notte, raccontando magari -

accanto ai soliti episodi di furti e grassazioni

8 -

le vicende di qualche nobile dongio–

vanni il quale approfittava dell'oscurità per andare a fare visita alla sua dama, oppure

quelle di qualche altro membro della nobiltà che aveva perso, nella notte, delle somme

favolose al gioco delle carte in qualche casa privata. Erano notizie, queste, che Carlo

Alberto commentava poi acidamente nei colloqui con

il

proprio segretario privato

conte di Castagnetto, che a sua volta le riportava puntigliosamente nel proprio volumi–

noso diario, inedito e inconsultabile, accanto alle notizie sui più importanti avveni–

menti politici di ogni giornata

9 .

Nel frattempo i giovani principi, almeno sino a quando continuarono i loro studi e

non furono promossi al comando di qualche reparto dell'esercito, venivano addottri–

nati nell' arte militare, nella conoscenza della legislazione subalpina, nella storia di casa

Savoia e della chiesa cattolica, da insegnanti che il Re aveva scelto con molta cura e

della cui attività, dei risultati ottenuti, voleva essere tenuto sempre informato dal

governatore dei figli, cavaliere Cesare Saluzzo

di

Monesiglio

lO •

Poiché curiosamente mancano narrazioni storiche che ci illustrino adeguatamente

la vita della famiglia reale, possiamo supporre che a mezzogiorno avesse luogo quella

che possiamo chiamare la seconda colazione. TI pomeriggio era in genere riservato alla

passeggiata a cavallo, a cui potevano seguire altre riunioni del Re con i consiglieri

prima della cena, o

diner

come allora veniva chiamato

il

pasto serale, al quale erano

invitate talora anche importanti personalità nazionali o straniere presenti in città. Que–

sta cena (che era

il

pasto più importante della giornata) aveva luogo verso le ore 17.

Alle 18, infatti, si aprivano i teatri oppure i balli e i ricevimenti nei palazzi della nobiltà

e nello stesso Palazzo Reale. Soprattutto questi ultimi erano regolati da una rigorosa

esitazioni si veda CARLO PISCHEDDA e ROSANNA ROCCIA,

1848. Dallo Statuto albertino alla nuova Legge municipale.

Il primo Consiglio comunale elettivo di Torino,

«Atti con–

siliari. Serie storica», Torino, Archivio Storico della Città,

1995.

8

Spunti interessanti della situazione notturna della

Torino dell'epoca si trovano in UMBERTO LEVRA,

L'altro

volto di Torino risorgimentale,

1814-1848, Torino, Comi–

tato di Torino dell'Istituto per la Storia del Risorgimento

Italiano, 1988.

9

Copia dattiloscritta di questo Diario venne vista a

Cascais, per autorizzazione di Umberto II, da Rosario

Romeo, il quale ne trasse tre articoli, relativi a episodi del

periodo immediatamente precedente la concessione dello

Statuto, i quali vennero pubblicati su «La Stampa». Suc–

cessivamente essi furono raccolti, insieme con altri scritti

minori del Romeo, in un volume dal titolo

L'Italia moder–

na fra storia e storiografia,

Firenze, Le Monnier, 1977, pp.

12-33. La lettura, da me compiuta parecchi anni or sono,

degli appunti che trassero dal Diario suddetto, nel secolo

scorso, Domenico Berti (il quale scrisse pure un biografia

di Carlo Alberto che rimase in bozze) , Luigi Cibrario,

Antonio Manno,

mi

ha permesso di capire forse la ragio–

ne (o le ragioni) per cui quel documento monumentale è

circondato di tanta riservatezza. In esso vi sono pagine

molto interessanti nelle quali si parla di problemi politici,

di riunioni di ministri e di altre personalità, di decisioni

del Sovrano: da queste pagine emerge la figura di un prin–

cipe riformatore, ma inflessibile nell'interpretazione della

sua missione di sovrano assoluto, almeno sino agli inizi

116

del '48 (una testimonianza del genere non quadrava quin–

di con la tesi della storiografia nazional-liberale che

dominò largamente la scena degli studi storici risorgimen–

tali negli ultimi decenni dell'Ottocento e primi del Nove–

cento) .

In

questo Diario vi sono inoltre altre pagine in cui

il Castagnetto riporta quasi con pignoleria le maldicenze

che correvano a corte su questo o quel personaggio della

nobiltà torinese e che talvolta Carlo Alberto rincarava con

sprezzanti giudizi. Varrebbe la pena che Casa reale per–

mettesse a qualche studioso di sua fiducia di prendere in

esame quel Diario e di trame le pagine più significative di

carattere politico, lasciando in disparte le pagine in cui si

riportano pettegolezzi i quali magari ancor al giorno d'og–

gi potrebbero dispiacere ai discendenti di qualche perso–

naggio dell'epoca. L'impressione mia è tuttavia che Carlo

Alberto non avesse molta stima della nobiltà che lo cir–

condava. Rimane comunque ancora un problema da risol–

vere. Se a Cascais il re in esilio Umberto II conservava sol–

tanto una copia dattiloscritta di questo Diario, dove sarà

mai il testo originale? Personalmente propendo a credere

che esso sia conservato presso una famiglia nobile torine–

se, ma con l'esplicito ordine di non permettere la consul–

tazione a nessuno.

10

ANTONIO MONTI,

La

giovinezza di Vittorio Ema–

nuele II (1820-1849),

Milano, Mondadori, 1939, p. 30 e

sgg. Spunti interessanti sull'interessamento del Re per l'e–

ducazione dei figli possono essere tratti dalle lettere che

egli indirizzò ai figli stessi e che

mi

propongo di pubblica–

re prossimamente insieme con alcune lettere al principe

Eugenio di Savoia-Carignano.