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PARTE II — DESCRIZIONE GEOLOGICA

sivo sollevamento, al quale appunto sarebbe dovuto puranche la maggior

energia acquistata dalle correnti a demolire questa prima costruzione

diluviale

, ad incidersi alvei successivamente restringentisi ed affondan-

tisi, sia pel concentramento delle correnti, che pel fatto di perdurante

sollevamento con periodi di sosta, per modo che si originavano terrazze

come si verifica nel

diluvium antico

della valle del Sangone. Si formò

in seguito il

diluvium recente;

ed a questo noi crediamo poter attribuire

il conglomerato

ipomorenico

del Colombé e del bacino dei laghi di Avi-

gliana e di Trana ad Ovest. Noi siamo d’avviso che in allora il Sangone

avesse ben altro corso ; probabilmente non ancor sbrecciata la diga roc­

ciosa che da Pietraborga per Trana passa al Moncuni, il Sangone ri­

cevuto l’Ollasio penetrava nel solco tra il Moncuni e la Ciabergia e

portava il suo contingente di acque alla corrente della valle di Susa.

Questa sboccando sotto ad Avigliana si allargava a destra ed a sinistra

creando il cono di deiezione amplissimo, mentre quello del Sangone ri­

maneva strozzato nel bacino attuale dei laghi. Il

diluvium recente

della

Dora si estese a Sud Est lungo l’ orientale falda di Moncuni fino al­

l’attuale corso del Chisola da un lato, e dall'altro fino all’attuale corso

della Ceronda, dall’angolo presso la Bizzaria a valle, e la Stura setten­

trionale fino al suo sbocco nel Po; il lembo

diluviale recente

che sta tra

il Casternone e la Ceronda a valle del torrentello Rissatto contiene molte

rocce di vai di Susa, e quantunque ciò possa essere avvenuto per poste­

riore rimaneggiamento, pure crediamo per ora considerarlo come un brano

del cono di deiezione della Dora Riparia tagliato fuori dal corso del

Casternone. Verso il Po poi il lembo estremo di questo cono di deie­

zione non si arresta al corso del fiume ma si spinge fino contro le falde

della collina di Torino, come risulta da molte escavazioni che per scopi

diversi furono praticate fra il Po e la falda collinesca. E qui troviamo

acconcio il notare che il corso del Po non sempre è limite ai coni di

deiezione provenienti da sinistra ; il fatto stesso che tali coni sono dal Po

in molti punti battuti in breccia al piede di balze scoscese al di là della

corrente e dell’alveo del Po prova che questo è penetrato alquanto nella

massa del cono istesso; ciò serve pel cono di deiezione in istudio come

per altri in identiche condizioni. Ciò non toglie che la massa di questi

coni abbia respinto il corso del Po ad Est verso le colline; nè crediamo

improbabile che alla Loggia, a Carignano, a Carmagnola il terreno oltre

Po sia rappresentato per qualche tratto da estremi lembi di coni di deie­

zione del Chisone spingentisi insieme col sottostante

diluvium antico

fino

in rapporto col

villafranchiano.

Le pendenze sulla superficie di questo cono di deiezione sono diver­

genti, irradianti da un punto di vai di Susa ove il cono non esiste