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PARTE III — GEOLOGIA ECONOMICA

della loro equivalenza quando costituite di specie petrografiche alquanto

diverse. I montanari in genere sono divorati dalla febbre delle miniere :

è questa una malattia deplorevole che li trascina ad uno sciupìo per

loro rovinoso delle scarse loro risorse pecuniarie. Più doloroso ancora è

il pensare che tale orgasmo è in essi mantenuto da molte persone che

allucinandoli, ipnotizzandoli colle fallaci speranze di sùbiti e grossi

guadagni, ne spillano il danaro senza alcun scrupolo e pudore. Nella

Provincia torinese abbiamo numerosissimi giacimenti di minerali, ma po­

chissimi veramente utilizzabili con speranza di profitto; i piccoli gia­

cimenti in località elevate, con difficoltà enormi di trasporto vanno as­

solutamente abbandonati. Dei grandi giacimenti quelli ferriferi hanno

fatto il loro tempo, l’importazione di ferro a buon mercato ha ucciso e le

miniere di Ala, di Traversella, di Cogne, ed altre molte: il trattamento

del minerale sul luogo non è più compensatore per il costo del combusti­

bile di legna ; sarebbe a vedere se si potesse all’uopo utilizzare la antra­

cite, che in tal caso un po’ di speranza di miglior avvenire viva si farebbe.

1

giacimenti plumbo-argentiferi danno minerali talora di rilevante

ricchezza in argento, ma sono in genere assai modesti di sviluppo ed

a minerali misti; alcuni in condizioni di lavorazione troppo difficili,

quale quello bellissimo di Miage, per raggiungere il quale occorre una

vera escursione alpina. La loro importanza poi scade anche nel con­

fronto con altri giacimenti italiani ben più grandiosi, produttivi e di

più facile lavorazione. I giacimenti nicheliferi sono ormai tutti abban­

donati per la minor ricerca di nichelio, lo stesso dobbiamo dire per gli

analoghi giacimenti cobaltiferi. 1 minerali di manganese sono ricercati,

ma in Provincia nostra pochi sono i giacimenti, principale quello di

St-Marcel in valle d’Aosta, che vive vita stentata come miniera in attività.

I

giacimenti cupriferi hanno ripresa nuova vita, se non brillantemente,

in vista dell’aumentato valore del rame; ma conviene notare che i no­

stri non sono giacimenti di calcopirite pura, ma sibbeno di minei'ale

misto di pirite a calcopirite. Ma se questo fatto può deprezzare i giaci­

menti sotto il punto di vista della produzione in rame, per altra parte è

favorevole in quanto che oggidì ricerca si fa delle piriti per la fabbri­

cazione dell’acido solforico, tanto meglio se la pirite è ramosa e prov­

vede colle sue ceneri con trattamenti economici di liscivazione e ce­

mentazione una certa quantità di rame; meglio poi ancora se la pirite

è per di più aurifera. Dei grandi giacimenti di rame quelli di valle di

Aosta sono abbandonati o di produzione attuale assai limitata; la mi­

niera di Ollomont è inondata, quella di St-Marcel è abbandonata, non

sappiamo se si continuano i lavori a Champ de Praz, e venga il minerale

trattato col processo elettrico Marchese, alle officine della società elet-