

IL PALAZZO MUNICIPALE DI TORINO ED IL SUO ARCHITETTO
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tico edifizio del Lanfranchi. Il Castelli con
tinuò nel suo disegno l’architettura del-
rAlfieri e solo lasciò in rustico, come si
vede ancora adesso, la torre d’angolo che
gli Edili desideravano eseguire con spe
ciale architettura degna di ricordare quella
che ornai cadeva in ruina, cioè l’antica vi
cino a S. Francesco. Per la nuova torre fu
rono presentati trenta e più progetti da
quello del Butturini a quello del Bonsigno-
re; sulla sua base un’iscrizione ricordava
che sotto il regno di Vittorio Amedeo 111,
addì 11 novembre 1786, se ne era posta la
fondazione.
Poiché la sede del Podestà e quella prin
cipale dell'Amministrazione cittadina con
verrà sempre rimangano là dove ora si tro
vano, cioè nel centro dell’>l
ugusta Tauri-
norum,
chè tale è la vecchia Piazza delle
Erbe ; parmi non fuori di luogo qui auspi
care che le circostanze e le finanze permet
tano, sulle fondazioni del Castelli, il rial
zamento della Torre comunale, provvista
di orologio, campane e magari di un faro
luminoso; i progetti, come ho detto non
mancano; alcuni veramente pregevoli.
Non è qui il caso di rievocare tutti gli
eventi cittadini che si produssero nel no
stro palazzo ; i vecchi autori però ricordano
che nel 1706, esso era la sede del Coman
do militare durante l’assedio ; che nel 1805
•vi fu una gran festa da ballo con intervento
di Napoleone che passava per Torino, onde
recarsi a Milano per cingere la corona fer
rea; nel 1842 vi si celebrarono grandi so
lennità in occasione delle nozze di Vittorio
Emanuele II.
Diamo ora uno sguardo al palazzo, co
me attualmente si presenta verso la piazza,
di cui forma un lato. E* costituito da tre
piani compreso il terreno. Questo è forma
to da un portico di pietra marmorea, a bu
gne, sostenuto da pilastri e lesene doriche
pure bugnate; in chiave degli archi figura
la testa del simbolico toro; arma parlante
di Torino : Toro aureo in campo azzurro.
di cui già si ha notizia nel secolo XIV, con
possibilità che fosse già usata nei secoli XI
o XII. Sopra il portico e facente corpo con
esso, corre una balconata marmorea a ba
laustrini, che nella parte centrale si pro
tende in avanti, dando luogo a un più lar
go balcone, corrispondente al salone cen
trale detto dei marmi e sorretto da quattro
belle colonne fasciate, posanti su alto stilo
bate. Tra queste colonne si aprone due nic
chie in cui stanno le statue già ricordate,
punto adatte ; mentre invece è pregevole la
statua di Vittorio Emanuele 11. sotto il por
tico, dovuta allo scalpello di Vincenzo Vela
(1865). Il prospetto del portico presenta
proporzioni eccellenti; esso forma un de
gno e robusto basamento alla facciata. Un
corpo leggermente avanzato corrispondente
al balcone centrale, rompe la monotonia
del prospetto, continuando fino all’ultimo
piano, sopra il
Huaic
si trasforma nell’al
tana, aggiunta in seguito. Il primo piano è
limitato superiormente da una trabeazione
portata da lesene a capitelli ionici con ghir
lande; vi si aprono nove porte balconi, co
ronate da timpani curvati in stucco ; mentre
nel disegno del Lanfranchi le aperture sono
solamente sette. L’ultimo piano è pure di
viso da lesene a leggiadri capitelli figurati ;
l’ornamentazione delle finestre a cornice
orizzontale è molto sobria ; al di sopra cor
re un cornicione a mensole su cui fu in se
guito aggiunto un attico a balaustrini e la
sopraelevazione centrale. La composizione
figura equilibrata ed elegante, piuttosto se
ria, e priva perciò di quel carattere seicen
tesco che si rileva nel progetto del Lan
franchi, più ricco e più intensivamente
espressivo. Dal portone arcato si penetra
nel cortile rettangolare, attraverso un atrio,
e portico sostenuto da colonne. Il lato de
stro del cortile è a tre piani col terreno;
questo è decorato da un criptoportico a sei
arcate sostenute da lesene doriche ; ad ogni
arcata corrispondono due belle finestre sei
centesche del pianterreno e di un ammez-