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IL PALAZZO MUNICIPALE DI TORINO ED IL SUO ARCHITETTO
un ammezzato e botteghe, tra cui forse
la farmacia per i poveri. Sopra la fine
stra centrale del secondo piano, era di
sposto lo stemma reale in bronzo che fu
distrutto e venduto a peso nel 1799, Tan
no VII della Rivoluzione, nel giorno 8 Pio
voso, dai vandali livellatori in nome del
l’eguaglianza e della fraternità. (Cfr.
R. Brayda). Tale stemma era stato fuso da
Lafontaine e da Simone Boucheron venuto
poco prima dalla Francia e molto adope
rato nei lavori della Cappella della SS. Sin
done. Il Lanfranchi non aveva progettato
l’attico sopra il cornicione, nè l ’altana cen
trale che alberga l ’orologio. Nel 1801, de
molendosi la vecchia torre di via Dora
grossa, l ’architetto Lombardi faceva collo
care nel centro della facciata, sopra la vol
ta del salone, nel
solaro morto,
l ’orologio
della torre che così figurava nel mezzo del
secondo piano; dopo il 1801 si costrusse
l’altana ed allora l’orologio vi fu collocato.
I vetri della facciata appaiono nel disegno
ancora tagliati a losanghe, coi telai usati
nel Seicento. In seguito, al progetto del
Lanfranchi si fecero modificazioni ed ag
giunte; si aggiunsero fabbricati a destra
ed a sinistra su disegno di Benedetto A l
fieri; fu anche in varie epoche modificata
la pianta. L’opera del Lanfranchi, scrive
R. Brayda, fu di straordinaria importanza
in quei tempi in cui poche e malagevoli
erano le comunicazioni. La sua esecuzione
fu lunga e contrastata da varie circostanze ;
per esempio, le colonne del portico che era-
no siate fatte venire dal Milanese, furono
trovate troppo lunghe, per cui altre se ne
dovettero ordinare e quelle furono adope
rate nella vicina chiesa del Corpus Domini.
La pietra fondamentale fu posta addì 6*
giugno 1659, giorno commemorativo del
Miracolo del SS. Sacramento, da Giulio
Cesare Bergera arcivescovo di Torino, in
presenza di M. R . Cristina e di Carlo Ema
nuele il, con un’ampollosa iscrizione del
Tesauro su marmo, che al presente si tro
va incastrato nello zoccolo destro, a fianco
del portone:
ALMA
DIE SEXTA
IUNII
MEMORABILI DIVINI C0RP0RIS M1RACUL0
SACRA
AUGUSTA TAURINORUM
URBANUM PALATIUM
JUCUNDISSIMA RECII CONIUCII SPE
SPECIOSIUS REDIVIVI)M
AETERNO HOC LAPIDE
AETERNAE FIDELITATIS AC PIETATIS TESTIM0N1UM
INAUCURABAT
MDCL1X
In essa si allude al prossimo matrimonio
del Duca; Luigi Cibrario nella sua
Storia
di Torino,
narra che nel 1663, in occasio
ne del matrimonio del Duca Carlo Ema
nuele Il con Francesca di Borbone, il pa
lazzo era già quasi condotto a termine,
onde sulla loggia che adorna la facciata fu
posta la seguente iscrizione commemora
tiva di tale imeneo che non ebbe lieto fine
perchè la Principessa morì nel 1664 :
CAROLO EMANUELI ET FRANC1SCAE A FRANCIA
AUGUSTISSIMA REGIBUS AUGUSTA TAURINORUM
QUAS OPTATI CONIUGI! SPE FUNDABAT AEDES
FAUSTISSIME CELEBRATI GRATULATONE
DEDICAYTT
MDCLX1U
Nel Settecento poi Benedetto Alfieri, de
molite tutte le case che circondavano la
piazza, fece eseguire con suo disegno,
quelle che ora sono esistenti, costruendo il
porticato tra via Dora grossa e la piazza del
Comune. Nel 1786 l’architetto Luigi Bar
berò presentava un progetto di edificazio
ne di quella parte del palazzo verso mez
zanotte, indicando sull’angolo a levante e
mezzanotte, il sito su cui gli pareva adatto
innalzare la nuova torre del Comune. Nel
1787 Filippo Castelli progettò l ’isolato che
partendo da via Bellezia, si protende verso
via Corte d’Appello e risvolta contro l'an