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Arazzi torinesi ceduti al Comune

per l’arredamento delle

Sale di Palazzo Madama

In occasione di un recente studio sull’at­

tività della manifattura di arazzi (I), is t i­

tuita a Torino nel 1736 da Carlo Emanue­

le HI, ho potuto constatare come alcune

delle tappezzerìe tessute nell’arazzeria del

predetto re di Sardegna non fossero più a

Torino.

La produzione di questa fabbrica italia­

na di arazzi, che, come ho dimostrato, può

benissimo reggere il confronto con quanto

uscì nel sec. XVIII dalle altre manifatture

del genere in Italia, — la romana, la fio­

rentina e la napoletana, — fu in origine

tutta destinata ai palazzi reali piemontesi,

ed infatti fino agli ultimi deU’Ottocento

gli arazzi rimasero parte nella reggia di To­

rino e parte nel castello di Moncalieri, re­

sidenze nelle quali li ho «ancora rinvenuti

in grandissimo numero.

» Risultarono mancanti solo diciassette

arazzi : di questi seppi che sette erano stati

inviati, dopo la unificazione del regno, al

Quirinale a Roma e dieci erano stati spe­

diti in epoca relativamente recente alla vil­

la reale di Monza.

Quest'ultimo invio, che avrebbe dovuto

però avere carattere di provvisorietà, ebbe

luogo nel 1891, in occasione cioè della vi­

sita che l’allora imperatore di Germania

restituì a Monza al compianto re Um­

berto I.

Gli arazzi colà mandati, per arredare

temporaneamente alcuni ambialti destinati

ad accogliere l'ospite ed il suo seguito,

non avrebbero dovuto rimanere poi a Mon­

za : infatti i mobili ed i quadri che in quel­

la medesima occasione vi erano stati pure

spediti, vennero in seguito restituiti a To­

rino.

Non così avvenne per le tappezzerie, le

quali, sia perchè non abbisognavano più

aH’arredamento delle sale del reai palazzo

torinese, sia perchè erano ingombranti, si

preferì lasciarle allora in deposito nella vil­

la predetta.

Quando poi anche questa n e l'1919, in­

sieme con le altre reggie italiane, fu resti­

tuita dalla Reai Casa allo Stato, gli .arazzi

torinesi furono trasportati da Monza nel

palazzo reale di Milano.

Ora a me parve che il ritorno di queste

tappezzerie alla città di origine fosse logico

e conveniente.

Infatti la reggia milanese, già ben prov­

vista di arazzi, non aveva proprio bisogno

di questi dieci pezzi, i quali si erano venuti

a trovare occasionalmente a Milano, mentre

essi completavano le serie tuttora esistenti a

Torino. Inoltre gli arazzi in questione dai

soggetti, come vedremo caratteristici, era­

no un po’ come « spaesati » nel palorrn dì

Milano.

Infine il promuovere la loro restituzione

mi sembrò tanto più opportuna dal mo­

mento eh’essi potevano trovare adatta col-

locazione in alcuni ambienti del pulwyn

Madama di Torino, che per geniale e co­

raggiosa iniziativa del Comune si stavano

(I) A

ugusto

T

elluccini

,

LAnuzerim Tarine

*e (in « De-

<Uo .. (

m c

. UHI. luglio-agoato 1926. anno VII).