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Di un aspetto sociologicodelle trasformazioni

economi che piemontesi dopo la restaurazione

11 Piemonte subito dopo la Restaurazio­

ne mostra agli storici segni non dubbi di

un antico abito mentale che altrove invero,

per l ’ innestarsi di nuove istituzioni che gli

eventi e gli ambienti andavano formando,

da un tratto di tempo era scomparso. Po­

stumi di antiche usanze, reminiscenze di

vecchi comportamenti sociali che l ’ inter­

vento di una nuova « élite », nata e formata

dalle speculazioni mercantili, aveva da al­

cun tempo, nell’Europa occidentale, messi

a confine.

E la decadenza della nobiltà militare, con

i suoi fasti e le sue pompe era sintomo non

dimenticabile del passaggio della società

verso una nuova educazione, segno di più

alto senso politico e maggiore responsabi­

lità individuale.

La società del secolo XVIII è, secondo il

Sombart, una società di « parvenus >» spe­

culatori, mentre è noto del resto come l ’or­

ganizzazione tributaria francese avesse in

sulla fine dell’ « Ancien regime » favorito

il sorgere di una « élite » nobiliare « non

molto diversa da una dipendenza della

haute finance», e in Inghilterra, fin dal se­

colo XVI e XVII si fossero manifestati fe­

nomeni di penetrazione di nuovi strati di

gente arricchita dai commerci e dagli affa­

ri, nei parlamenti e negli uffici.

E ’ indubbio che, a testimonianza sopra­

tutto del Tonnies la formazione del capita­

lismo, portò a una trasformazione radicale

nei vari ceti delle società attraverso un dis­

solvimento delle passate comunioni e dei

sorpassati legami classisti. Ordinamento

insomma contrattuale che si sovrappone

all'ordinamento originario, sicché sono gli

interessi reciproci che attraverso una nuo­

va politica economica assumono il predo­

minio e favoriscono il formarsi della società

a tipo borghese.

Ma è ben vero d ’altra parte che per que­

sto processò di trasformazione delle società,

aspetti ed usanze destinate a essere soffo­

cate, resistevano ancora alla lotta del tem­

po, sicché si presentano come nubi residue

di una passata burrasca.

E tali postumi vengono non poche volte

a turbare il sereno giudizio di un frettoloso

osservatore che pago dell'analisi individua­

le del fenomeno storico, dimentica di con­

siderarne gli aspetti sociologici, sicché ad

affrettate illazioni sovente perviene nell’ in­

dagine di una qualsivoglia manifestazione

politico-sociale.

Lo studio di un fenomeno collettivo, an­

che quando questo si riferisce a fatti sin­

goli, ma in quanto questi ultimi determina­

no la formazione di un nuovo pensare in

strati successivi delle società, venne già

brillantemente applicato dal Sombart nel­

l ’opera

Der Bourgeois

mentre è ben vero

che » i motivi individuali dell’azione » che

sono assunti in esame nelle indagini di bre­

vi capitoli di storia, lasciano il posto, come

dice Ettore Ciccotti nella introduzione alla

« Biblioteca di storia economica » del Pa­

reto, «a quel motivo più generale del­

l ’azione ch’ è base e condizione a tutte

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