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e che fino da trent anni addietro si parlava

di trasportare in località meno centrale. Le

nuove generazioni ignoreranno forse quan­

te e quali pregevoli opere sono sbocciate in

questo opificio. Costruito per ordine di Car­

lo Emanuele 11 nel 1659, fu scelta quella

zona, allora periferica, che veniva denomi­

nata la Città Nuova.

Come sono mutati i tempi ! L ’Arsenale

che scompare ha tutta una storia. Oggi che

ie sue mura cadono l ’ una dopo l ’altra per

far luogo al progresso, è interessante rievo­

care almeno succintamente il fervore di

opere che per tanti anni si svolse in quei va­

sti locali dove a pochi privilegiati era con­

cesso entrare.

Fu Emanuele Filiberto che per primo

riordinando la capitale fece costruire nel

1562, nella piazzetta Reale ove sorgono ora

le statue di Castore e Polluce, la prima fon­

deria e fabbrica d'armi. La costruzione fu

demolita da Carlo Emanuele II il quale, co­

me abbiamo detto, volle che l ’ Arsenale sor­

gesse in una zona più eccentrica e la tra­

sportò a lato dell'antica caserma di artiglie­

ria, in via Arsenale angolo corso Oporto,

chiamandola « Regia Fonderia ». Solamen­

te più tardi essa prese poi il nome di Offici­

na Costruzioni di Artiglieria. Lì furono fusi

i due primi e più potenti cannoni, coll’ani­

ma. Il processo di finitura dei pezzi era in

quel tempo rudimentale e difficoltosissimo

ed ecco che nel 1762 si fusero le artiglierie

piene che poi venivano forate con trapani.

A questa epoca risale la nomina con reale

decreto dei regi fonditori : Hamont di

Tours, Boucheron, G. B. Cibranio e G. B.

Triulzio. Dal 1659 fino al 1773 la fonderia

rimase in quel luogo, poi Vittorio Ame­

deo HI la fece trasferire lungo il corso Re

Umberto, dove è rimasta fìn'ora e la costru­

zione venne eseguita sotto la direzione del

capitano De Vincenti. Una diecina d'anni

dopo, poiché il fumo delle fondite non tro­

vava sfogo sufficiente, furono alzate le ar­

cate e di conseguenza la copertura, e fu ag­

giunto all'officina un laboratorio di chimi­

ca, mentre venivano completati e migliorati

tutti gli altri impianti. Fu Vittorio Ema­

nuele I che con decreto reale nominò il pri­

mo direttore della R. Fonderia nella perso­

na del maggiore Cardierna. A questi suc­

cesse in seguito il Del Pozzo, il Mombello,

Sobrero, quindi il gen. Cavalli: il primo

che inventò il cannone a retrocarica e ap­

plicò la rigatura del pezzo. Questo cannone

fuso in ghisa fu sparato nel 1846. Il proiet­

tile aveva ancora la forma sferica e per se­

guire la rigatura portava apposite alette.

Dopo il Cavalli venne il Rosset, il quale

perfezionò la fondita di piccoli calibri in

bronzo compresso e dal 1863 iniziò la cer­

chiatura dei cannoni di ghisa.

Nove anni dopo egli procedeva alla cer­

chiatura di pezzi di maggior calibro, cioè

da 320 : le batterie da costa, e studiava un

tipo di cannone potentissimo, che il suo suc­

cessore, generale Giovanetti, completava

nel *67. Si trattava di un pezzo da 450, del

peso di

100

tonnellate, e il cui proiettile ne

pesava una. La fondita di questo cannone

importò lo scavo di una fossa di quattordici

metri di profondità, entro la quale dieci for­

ni a riverbero vomitarono tonnellate di ghi­

sa incandescente. Nella storia dell’Arsenale

la fondita di questo pezzo d ’artiglieria da

costa fu l’avvenimento principe. Per tra­

sportarlo alla stazione, poiché esso era de­

stinato alla Spezia, venne costruito quel bi­

nario, che esiste tutt’ora, ed allaccia l ’Ar-

senale alla Ferrovia. Nell’aprile del 1879,

il Duca d’Aosta, allora tenente, sparava

questo potentissimo cannone su di un bersa­

glio gareggiante, ad

8

chilometri dalla co­

sta, con brillante successo. La carica per

questo super-cannone importava lavoro per

sei serventi.

Ma la ghisa tramontò e venne il periodo