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tà, della sua disciplina e cortesia il più gra­

to e caro ricordo; conoscevo Torino per

brevi soste fattevi, il prolungato soggiorno

ha confermato e radicato indelebilmente la

mia simpatia, dirò meglio il mio affetto,

verso questa terra rigogliosa e bella, verso

la sua generosa popolazione.

« 11fatto poi che a Gianduja hanno voluto

associarsi altre maschere italiane conferisce

alla vostra manifestazione un significato e

pregio singolare : ciò attesta quella perfet­

ta comunione di spiriti, di intenti e di ope­

re, ciò afferma quella fusione e fratellanza

fra le varie regioni italiane auspicata e rea­

lizzata dal Fascismo affinchè tutta la Na­

zione sia un’anima, una volontà sola tesa

per la grandezza della nostra Italia.

« V i porgo il mio grazie ed il mio com­

piacimento che, vi assicuro, viene proprio

dal cuore ».

La sfilata delle visite del corteo di Gian­

duja, che si recò in tutti i rioni cittadini, ac­

colto ovunque colla massima letizia, si pro­

trasse, secondo il rituale, fino al martedì

grasso.

L'ultimo giorno di carnevale, Gianduja

salì nuovamente lo scalone del Palazzo Ci­

vico, accompagnato dalla inseparabile Già-

cornetta e dal suo variopinto seguito, per

porgere il saluto al nuovo Podestà, nel frat­

tempo insediatosi.

Gianduja volle porgere al dottor Paolo

Thaon di Revel parole di plauso, semplici

ma schiette, per la cooperazione validissima

sempre data dall’attuale Podestà alla pro­

paganda rurale tra le classi operaie citta­

dine.

Il Podestà, rispondendo a Gianduja, lodò

la « Famija Turineisa» che sa tener vive

con tanto decoro le nostre tradizioni; com­

plimentò la vecchia maschera e si augurò

che le masse sappiano vedere ciò che essa

intende realmente di rappresentare : un mò­

nito scherzoso ed energico ad un tempo per

il ritorno ai lavori della campagna, fonte

per noi di ricchezza la più sicura e la più

preziosa.

La fiera di piazza Carlo Alberto

Durante il carnevale la piazza Carlo A l ­

berto fu trasformata per diversi giorni in un