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le manifestazioni d'ordine secondario».

E che azioni di secondarissimo ordine

siano state assunte quale base di interpre­

tazione di studi storici da autori che vanno

per la maggiore, non sorprende allorché si

pensa che l’abito mentale di essi o fu l ’e­

spressione di preconcetti assillanti, sicché

si iniziò un’ indacrine partendo da premesse

false, oppure non seppe far suo il corredo

psicologico dei gruppi sociali sottoposti ad

investigazione storica.

Corredi psicologici in continua trasfor­

mazione che spiegano la concezione dina­

mica della società in contrapposto alla con­

cezione statica. Ma nel passaggio da una

forma costituzionale all’ altra, non pochi

aspetti antichi della società permangono a

testimoniare secondo lo Schmoller, il Kaw-

ston, ed altri, due momenti sociali rappre­

sentanti epoche diverse storiche, ognuna

delle quali*ha lasciato la sua propria ed ori­

ginale impronta : originale impronta che

determina per vero una diversa configura­

zione economica ad ogni succedersi di sva­

riati momenti storici.

Ed un esempio genuino di un passaggio

da un’ epoca all’ altra si desume dal con­

trollo di quel maraviglioso materiale che gli

archivi torinesi racchiudono inerente al pe­

riodo spiccatamente di transizione post-rivo-

luzionario.

Che antiche forme di pensiero e di po­

litica sussistessero ancora ai tempi di Vit­

torio Emanuele 1 o che comunque cercas­

sero di prevalere dalle onde nuove è noto

e documentato.

Ma è al secolo precedente che necessita

risalire per ritrovare la genesi della rottura

della compagine sociale. Un nuovo <(moyen

ordre » una nuova nobiltà non più militare,

ma sorta dalle speculazioni agrarie si con­

trappone all’antico patriziato e sfrutta a

proprii fini la miseria del popolo cercando

di svolgere a proprio beneficio una rivolta

e un malcontento che già il Prato aveva ca­

ratterizzato e circoscritto nella sua vera en­

tità.

Dovevano per certo aver influiti gli

anni di dominio francese in Piemonte,

sicché anche la nobiltà e l ’ alta borghesia

piemontese, più che altrove a carattere im­

mobilistico e conservatore, dovettero risen­

tire la scossa alla quale il corpo sociale era

stato sottomesso, laonde anche nei più alti

e nobili ceti andavano scomparendo o al­

meno modificandosi le usanze e i costumi

a tinta.medioevale.

E non meno medioevale si presenta lo

spirito di censura del quale sono investite

le alte gerarchie circa i provvedimenti sun­

tuari. Ché infatti permangono ancora negli

anni subito susseguenti

. ecstaurazione

sintomi indubbi di quelle legislazioni sun­

tuarie le quali a nessun altro fine tendeva­

no, nel colpire i consumi di lusso, che a

quello di far sussistere netta la divisione fra

le classi sociali, o di limitare in qualche

modo gli acquisti di merce straniera.

E questa netta divisione che ancora- si

vuole sostenere nell’epoca post-rivoluziona­

ria, si vede in particolar modo in Piemon­

te, ove il trapasso sociale ed economico da

un’epoca all’ altra fu più lento che non nel­

le altre regioni.

Non pareva vero ad alcuni amministra­

tori i quali rispecchiavano ancora passati

giudizi e costumanze, come fenomeni nuovi

sociali trionfassero a dispetto delle leggi e

delle opposte propagande.

In un « Parere del Consiglio di Commer­

cio di Torino » ai tempi di Carlo Felice in

ordine ai quesiti proposti dal Ministro del­

l ’ interno S. E. Cavre Roget de Cholex «per

determinare i provvedimenti atti a frenare

il lusso » leggesi come « l ’eccessivo preno

degli artefatti di prima necessità » sia pro­

vocato dal lusso, e si preoccupa la relazione

della dannosa uguaglianza esistente fra i