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plice aspetto più caratteristico — fallimenti e

protesti — è studiato con molta diligenza e con

serietà scientifica. L ’intenzione della Federazio­

ne e del valente autore della monografia è di

iniziare con questo studio un rilievo periodico

dei protesti e dei fallimenti per costituire annual­

mente un

indice della insolvenza commerciale,

per saggiare da un gran centro commerciale ed

industriale come Torino lo stato reale dell eco­

nomia produttiva del nostro Paese. L idea è ot­

tima e ci auguriamo che possa attuarsi, perchè

manca effettivamente un rilievo periodico della

insolvenza commerciale, elemento tanto impor­

tante per valutare la floridezza o la crisi di un

determinato periodo economico. Nel triennio

1925, 1926 e 1927 i protesti seguono un cospicuo

incremento. 11 numero indice sale da 100 a

186,58, con un aumento da circa 27 milioni a 50

L ’esame dei protesti in rapporto alle loro entità,

indica la prevalenza assoluta delle cambiali da

L. 100 a L. 3000, indizio questo che la crisi della

sistemazione finanziaria si è abbattuta in gran

parte sulle piccole e le medie aziende. 1 fallimen­

ti del 1926 al 1928 passano da 278 a 426, con un

incremento di circa il doppio. L ’importo com­

plessivo del passivo sale da circa 67 a 169 milio­

ni, con assoluta prevalenza dei fallimenti com­

merciali su quelli industriali. L analisi delle spe­

cie di commercio dà un'assoluta prevalenza dei

generi alimentari, dei tessuti e dell’abbigliamen­

to. Per cifra prevalgono invece le banche che

salgono da un passivo di circa 18 a 110 milioni.

Molto interessanti sono le osservazioni ed i ri­

lievi fatti circa l’andamento delle procedure falli­

mentari. Su questo argomento lo studio statistico

della Federazione di Torino riesce assai oppor­

tuno, per confermare la fondatezza delle lamen­

tele che specialmente in questi ultimi anni ricor­

rono frequenti nei voti e nelle deliberazioni del­

le organizzazioni commerciali sulla estrema lun­

gaggine delle procedure fallimentari e sull’ec­

cessiva mitezza dei tribunali verso i falliti. Nel

1927, contro 426 fallimenti dichiarati in quell’an­

no, ne abbiamo soltanto 80 che vengono chiusi

l’anno stesso, mentre sui 303 fallimenti che si

chiudono allora ve ne sono ancora parecchi che

risalgono oltre il 1924! Questa lentezza delle pro­

cedure potrebbe d ’altra parte giustificarsi, se i ri­

sultati conseguiti dai creditori dalla liquidazione

giudiziale fossero poi alquanto migliori di quel­

la percentuale del 40 per cento che in genere i

falliti offrono prima di affrontare il giudizio del

Tribunale. Ben diversamente le percentuali sia

di riparto che di concordato sono nella assoluta

maggioranza inferiori al 20 per cento, onde,

sotto questo profilo si può proprio concludere

che l’istituto del fallimento non risponde più or­

mai con come esso è ordinato, alle finalità pra­

tiche che dovrebbe proporsi di porre i creditori

di fronte ad un sollecito e conveniente ricupero

del proprio avere. Giustamente l’A ., lamenta la

larghezza colla quale il Tribunale tratta i falliti,

in cui la percentuale di imputati per bancarotta

fraudolenta non supera che di pochissimo la

percentuale del 20 per cento, mentre i concor­

dati non raggiungono che aliquote bassissime c

segnano un numero insignificante di fronte alla

chiusure per insufficienza di attivo e per riparto.

Non vi è dubbio che occorre una maggiore seve­

rità in questa materia e la dimostrazione datane

dalla Federazione di Torino è del più alto inte­

resse. L ’ultima parte dello studio riguarda la

comparazione e l'esame degli indici dei fallimen­

ti e dei protesti con quelli dei più importanti fat­

tori economici, che giustamente ed opportuna­

mente vengono riconosciuti nelle risultanze del

portafoglio della Banca d'Italia, del corso dei

titoli, del cambio su New -Yor, dei prezzi al-

l'ingrosso e del potere di acquisto della mo­

neta. L'insolvenza commerciale viene così in­

quadrata nell'andamento generale del mercato

economico e posta a raffronto degli elementi più

caratteristici e più delicati della situazione. E

sotto questo profilo, lo studio della Federazione

è assai istruttivo e degno di meditazione. La cri­

si dell'insolvenza è la crisi della sistemazione

monetaria, crisi necessaria e inevitabile; ma che

per ciò stesso, non può destare alcuna preoccu­

pazione. Era naturale che in un periodo di infla­

zione monetaria, le aziende commerciali ed in­

dustriali, per i’allettamento che gli affari pote­

rono offrire, si moltiplicassero a dismisura; ma

è altrettanto indispensabile che stabilizzata la

lira, tutte queste inutili superstrutture e queste

artificiose entità economiche a poco a poco sia­

no eliminate. Lo studio della Federazione di T o ­

rino — fatto in un materiale vivo e particolar­

mente significativo per la grande importanza che

la provincia ha nell'economia nazionale — segna

e delinea in modo caratteristico ed inequivoca­

bile questa caratteristica della crisi e accenna

anche ai primi sintomi di quella ripresa econo­

mica che oggi già si afferma con piena efficien­

za, in un ambiente quasi ormai completamente

risanato e che sta eliminando nell'interesse su­

premo dell'economia nazionale tutti i deboli, gii

indegni, e gli speculatori della svalutazione mo­

netaria.

G

u id e

il l u s t r a t e

R

e y n a u d i

- T

o r in o

.

-

Il Cana-

vese,

con prefazione dell’on. Olivetti, un voi.

L. 8.

E ’ stata testé pubblicata una monografia « Il

Canavese », adorna di numerose e nitide illu­

strazioni, e di una carta topografica, frutto ili

lunga ed amorosa fatica.

« Il bel Canavese » è trattato nel presente la­

voro in modo esauriente ed appaga la legittima

curiosità del lettore e del turista, che vi possono

trovare, condensate in 260 pagine, le notizie più

interessanti di questa magnifica plaga del nostro

Piemonte.