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ternich leggeva i rapporti dei suoi emissari e li

chiudeva nel cassetto. Anche Gerolamo Buona-

parte, che aveva assunto il titolo di principe di

Montfort, volle dire la sua. Insoinina tutta la fa­

miglia era in moto, compresi Ortensia e i suoi figli,

il secondo dei quali tuttavia, Luigi Napoleone, scri­

vendo da Firenze dopo la rivoluzione di luglio al

generale Belliard, escludeva che un cuore vera­

mente francese potesse volere per covrano il nipote

delPimperatore Francesco e l'allievo di Metternich.

Ma Ortensia non era nuova ai mutamenti di con­

dotta a seconda del vento, e i suoi figli erano al­

levati alla sua scuola. Si che allorquando, a di­

stanza di un anno e più, si scoprì in Francia un

complotto bonapartista organizzato all'estero da

Luigi Napoleone non se ne stupì nessuno.

La rivoluzione di luglio era ctata la scintilla del­

la speranza e l'incitamento all'azione per i popoli

soggetti al dominio straniero: i belgi si erano sot­

tratti al dominio olandese, i polacchi avevano scac­

ciato il granduca Costantino, gl'italiani erano in

fermento. A Varsavia, appena partite le truppe

russe, un ufficiale francese aveva percorso a cavallo

le vie della città seguito da una folla che inneggia­

va a Napoleone II re d i Polonia. Alcune città del

Belgio s'erano pure pronunciate in favore d'una

candidatura del duca di Reichstadt; c'era persino

chi parlava d 'un suo possibile matrimonio con la

infanta Maria G loria, ciò che avrebbe aperto al

Belgio i mercati portoghesi e brasiliani.

Queste notizie, riferite a Franz, lo fecero ridere.

E tuttavia ogni voce che arrivava da fuori, dibat­

tuta nel segreto della sua anima tra il desiderio di

credere sempre vivo e l'ammaestramento delle pa­

tite delusioni, sovreccitava la sua immaginazione.

La rivoluzione belga lo aveva colpito facendogli

intravvedere la guerra come una cosa possibile e

per conseguenza avvicinando il momento in cui

egli avrebbe dovuto o restarsene in disparte contro

il suo impulso e la sua convinzione o violare il te­

stamento di suo padre; ma la rivoluzione polacca

rese questo tormento anche più doloroso. Franz

amava e ammirava il popolo polacco e odiava i

russi: ma prevedeva la disfatta della Polonia e «'in ­

dignava contro l'ingratitudine della Francia.

Prokesch e Dietrichstein si consultavano spesso

in quei giorni.

— L 'idea di marciare alla testa dei polacchi do­

mina in lui ogni altra idea e non v 'h a dubbio eh**

se si presentasse l'occasione sarebbe pronto ad eva­

dere — disse Prokesch una sera al conte Maurizio.

— Cosa ve lo fa supporre? — domandò il conte.

— Tutto, mio caro. Basta sentirlo parlare. Egli

si lascierebbe rapire dal primo polacco che si pre­

sentaste. Del resto, alla testa di questo popolo va­

loroso. egli farebbe meraviglie, ne sono certo.

— Anch 'io!

Non erano i soli a crederlo. L 'idea di dare per re

ai polacchi il figlio d i Napoleone faceva strada nella

«oetetà viennese. Qualcuno la «ottenne a vi«o aperto

nello stesso ambiente della Cancelleria e nel salotto

della futura suocera di Metternich, la contessa

Molly Zichy, che essendo fieramente avversa a tutto

ciò che aveva riferimento a Napoleone e alle sue

gesta, ne considerava il figlio poco meno che un

bastardo.

— Eppure l'Austria potrebbe trarre un grande

vantaggio dalla presenza del duca di Reichstadt sul

trono di Polonia! — aveva detto con vivacità una

dama dell'alta società, la principessa Grassalkovic

nata Eszterhazy.

Queste parole, riferite alla Zichy. la fecero mon­

tare in furore.

— La principessa non sa quel che si dice! E ' una

donna di spirito, ma incapace di controllarsi —

protestò la contessa Zichy.

Metternich, presente alla scena. si contentò di

alzare le spalle sorridendo.

— Non inquietatevi, signora! ve lo dico una volta

per sempre: egli è escluso da tutti i troni!

— Escluso da tutti i troni! — pensava Prokesch

in carrozza tornando a casa. — Queste parole sono

certo l'espressione esatta del penderò del Cancel­

liere sulle aspirazioni del dura di Reichstadt...

Ma s'ingannava.

Metternich aveva pronunciato apposta quella

frase, nel salotto di sua suocera, perchè sapeva che

l'eco se ne sarebbe subito diffusa dovunque.

Ciò giovava ai suoi piani, mentre l'incendio rivo­

luzionario tendeva a propagarsi al resto de ll'E u ­

ropa.

LORENZO G IGLI

S P I C C I O L I

L e o n a rd o e i l n ib b io .

• (Jue-k* ««riter »i «li-linlainente tiri

nibbio par che «ia mio dentino, perché ne la prima rirurdazinnr

della a ia infanzia e* mi pareva rbe, essendo io 'n rulla, rbe un

nibbio veaÌMÌ a n e . e mi a p ric i la boera eolia -uà roda, e molte

volle m i pem leM i eoa la i roda dentro alle labbra ».

E Giuseppina Fumagalli rbw>a: • QmMo ricordo è divenuto fa

mo*o. E*m> ha dato orìgine a randidi»-im i commenti, come qur-l«.

del S o la i: “ In a tradisione ellenira narra che le api annunzia­

rono al mondo in Demo-tene il più dolce e »qui*it<> oratore po li­

tico ; il nibbio non sembra qui preannunziare il più alto e lim ­

pido descrittore della natura? **

i Frammenti letterari

e

filosofai.

Prefazione, pag. vi.). Sottilmente invece, «eguendo il proretlimenlo

rbe l'ha re*o famoso, lo ha indagato S. F u i ». in un volumetto

tradotto in francese da M alie Bovipaite.

l'm %tmvenir

«f

enfance

de L . de

F ., Paris, Gallimard, 1927. In e>« il Freud, partendo

da qnel che t i i a t t i può ^apporre *ia «tata l'infanzia di Leonardo,

e ricordando che il nibbio «elle tradizioni religione orientali p ri­

m itive è «imbolo della maternità, roarlade che Leonardo è «tato

imprigionato dal completo materno, e sempre «oggetto al -no

inim ico n c Im v ìiU . (Jaindi — tratto a ciò anche dallo «lanrio

nativo form idabile alla vita puramente intellettiva

ha rifuggito

non *olo da ogni ba--: *ea«=alità. ma anche da ogni pacione

— in ■ I l «orriao «he fio ri-re le labbra delle -ne creazioni di

pittore è, incenda il Fre»d, il « rriM non mai dimenticato dcl-

l'um ile donni dei campi, la giovale e bella Caterina, la madre,

ihhaadnaaf da *er Piero da V ia ri. Parla. «otto la parvenza del

ricordo d'un to p * infantile, il «no «abco-eicate. attraveoo il

«imballimi» a La i per molte vie e ragioni fam iliare e raro. Sr

Miche non vnol*i «guire il Fread netta ricerca della tra«forma

M ae che la ‘ lib ido " «ahi a ri Grande, appare, però, bea gin

•tifirata 1‘idm titrazione del N ibbio eoa la Natara-madre, e quindi

il partir»lare valore di lia ^ a lin presagio che Pio roarieate di

Loaaafdo dava al agai. ** Par rfcr «aa nato dn iia» - Egli arrive

— ir raparmi del «ala del nibbio " ,

e

n ttia lra d r: r istru ire •• il

p a l i m i o ” a aaa à a iik a d ia r Q m * parala IM a u i pnrrr

ia rdanàomo eoa fatare l i n a t i d i igiraaaa, per aaa dira d i « r-

lanaa d i r i a n , roane fl nibbio. la battaglia dell'aria, ed

etmani

gloriato

m

M i « li «ferì a— la i >.