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CITTÀ DI TORINO,
Carta Tecnica Comunale
, Quadranti n. 156 09 1 e 156 09 2, tav. n. 17 (riprodotta in scala 1:25000).
PERIMETRO
Piazza Francesco Borromini, fiume Po (viale Suor Giovanna Francesca Michelotti), piazza Alberto Pasini, corso Casale, piazza Marco
Aurelio, via Giovanni Boccaccio, largo Giovanni Boccaccio, via Lomellina, strada comunale Valpiana, corso Luigi Kossuth, largo
Odoardo Tabacchi, corso Quintino Sella, piazza Giovanni Toselli, via Don Giovanni Cocchi, strada comunale Val San Martino, piazza
Hermada, corso Giuseppe Gabetti.
FORMAZIONE
ORIGINE E SVILUPPO
Per la zona pedecollinare, il riferimento ai borghi deve, in prima istanza, tener conto di alcuni elementi di aggregazione (normalmente,
cascine o vigne, e, a volte, anche chiese), in vicinanza di una strada che porta al contado, e, poi, considerare gradualmente i processi
di trasformazione legati al ruolo morfogenetico svolto dalla chiesa della Madonna del Pilone (da cui deriva il nome del borgo): ciò dà
luogo a insediamenti lungo la strada – qui corso Casale – che collega la città con il territorio. Nel senso che, da un insieme meramente
agricolo, di cascine ed edifici annessi, con la presenza di un centro di attrazione, quale è una chiesa extraurbana, si passa a un sistema
urbano residenziale e produttivo, che è legato anche a tipi di controllo, mediante norme per i dazi e per i piani regolatori parziali.
Durante l’Ottocento, il borgo che è esterno alla prima cinta daziaria tende a saldare il nucleo costruito vicino alla chiesa con la Barriera
di Casale (oggi piazza Borromini), secondo un disposto di piano (1887) che estende il controllo normativo oltre cinta, per i principali
assi viari di accesso alla città.
La prima metà del Novecento vede l’ampliamento del borgo disporsi lungo il tracciato di corso Casale, con alcune vie trasversali
d’importanza diversa, in direzione del fiume e della collina. In un primo arco di tempo, l’area di ampliamento del borgo risulta costruita
in carenza di riferimenti normativi (poiché la presenza di norme è solo assiale rispetto alla strada verso Casale); con il tracciato della
seconda cinta daziaria, l’ampliamento del borgo è pianificato fino a corso Sella, con un reticolo viario che esprime qualche andamento
regolare, ma deve anche tener conto del declivio della zona pedecollinare; soppressa la cinta (1930), le successive indicazioni di piano
– ormai libere dal vincolo daziario – precisano l’assetto viario precedente.