Scheda: Luogo - Tipo: Vie e Piazze

Via Garibaldi, già nota come Contrada di Dora Grossa

La rettifica della Contrada di Dora Grossa è uno degli episodi più significativi del programma di rinnovamento del nucleo più antico di Torino, avviato da Vittorio Amedeo II per mano del Primo Architetto Regio Filippo Juvarra a partire dal 1729 con intenti di razionalizzazione fisica e funzionale, e portato avanti dai suoi successori.


Lat: 45.0733311891019 Long: 7.679148316383362

Variazione: 27 Giugno 1736
Regio Editto “Per il dirizzamento della contrada detta di Doragrossa della Metropoli di Torino” che fissa le direttive per la rettifica della via e l’allargamento del sedime stradale

Progetto: 22 Luglio 1739
disposizioni esecutive redatte dal Primo Architetto Regio Benedetto Alfieri a integrazione del testo dell’editto del 1736

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  • via

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  • mostra moderna | trasform

Il “dirizzamento” di contrada di Dora Grossa, stabilito con Regio Editto del 27 giugno 1736, si inserisce tra gli interventi di riqualificazione delle aree urbane più antiche, ancora caratterizzate da un assetto edilizio di matrice medievale, avviati nel 1729 da Vittorio Amedeo II (1666-1732) – con i progetti del Primo Architetto di S. M.  Filippo Juvarra (1678-1736) per la rettifica delle contrade di Porta Palazzo e di Porta Susina –  per conferire a Torino un’immagine consona al suo nuovo ruolo di capitale regia, e proseguiti dal suo successore Carlo Emanuele III (1701-1773).

Nella composizione della struttura urbana di Torino via Dora Grossa riveste un ruolo primario fin dall’antichità, in quanto decumanus maximus (asse rettore) della città di fondazione romana, di cui rimane sempre strada principale, e in prossimità di cui si stabiliscono, in periodo medievale, le sedi del potere civile e religioso – il castello degli Acaia, il Palazzo del Comune e il complesso vescovile con il Duomo – e si sviluppano i principali luoghi di commercio.

L’intervento di rettifica della via, attuato in seguito all’ampliamento occidentale di Torino, è dettato – oltre che da motivazioni politiche e di decoro urbano – da una nuova attenzione alle pubbliche necessità e al progrediente ruolo terziario della città: l’editto del 1736 e le disposizioni esecutive redatte nel 1739 dal Primo Architetto Regio Benedetto Alfieri (1699-1767) a sua integrazione danno inizio al processo – definito di “grossazione” – di accorpamento di più cellule preesistenti ancora di impianto medievale, che vengono demolite per fabbricare il più moderno e redditizio tipo della casa d’affitto, di maggiore densità edilizia e di più razionale impianto architettonico. Vengono prescritti un’altezza di cornicione uniforme e l’allineamento delle facciate, che possono differire nei particolari decorativi, ma devono risultare unitarie isolato per isolato: i nuovi palazzi da reddito si connotano per la presenza di botteghe al piano terra e da quattro piani sovrastanti su via destinati ad alloggi da locazione.

Sarà tuttavia soltanto nel secondo Settecento, in un clima di pace e di maggior stabilità per gli Stati Sardi e quindi favorevole per gli investimenti economici, che le ristrutturazioni urbanistiche pianificate troveranno concreta attuazione.

 

Note

Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
COMPLESSO DI VIA GARIBALDI
Via Garibaldi

Complesso urbanistico formato da strada "dirizzata" nel Settecento e dal tessuto a case con alloggi e botteghe d'affitto ivi realizzate secondo un piano di riplasmazioni coordinate. Complesso pianificato di ristrutturazione urbanistica, di valore storico-artistico, ambientale e documentario. Il comples-
so, realizzato secondo il piano di G.G. Plantery di ? dirizzamento di Via Dora Grossa. Costituì asse di collegamento diretto e scenografico attraverso fa Città Vecchia e divenne prestigioso e animato ambiente commerciale di gusto settecentesco.
Il piano di dirizzamento, di G.G. Plantery (1736) recupera l'antico asse decumano, centrato su Palazzo Madama. Il piano è legato al complesso degli altri piani di riplasmazione, ai precedenti piani iuvarriani per Via Milano e per Via Corte d'Appello (scheda 17) e al successivo piano alfieriano per piazza Palazzo di Città (scheda 68). Il piano per Via Dora Grossa impone il filo di costruzione, il genere tipologico ('mercantile', a cinque piani con alloggi e botteghe d'affitto) e la realizzazione di facciate unitarie, isolato per isolato, compresi i risvolti nelle vie laterali. Tali facciate unitarie (progettate a cura del proprietario che primo decise di ricostruire nell'isolato) costituiscono una rassegna vivace del gusto architettonico settecentesco torinese; il disegno del basamento di tali facciate, oggi rotto dalle vetrine dei negozi, si presta ad essere reintegrato, in base agli elementi residui e alla dettagliata documentazione storica.

ISTITUTO DI ARCHITETTURA TECNICA, 1968, vol. 1, pp. 1276 sgg.; V. COMOLI MANDRACCI, Torino, 1983, pp. 73 sgg.
Tavola: 41

Bibliografia

Fonti Archivistiche

  • Pianta regolare della Contrada di Doragrossa, con parte delle Case laterali tanto già fabbricate, che da fabbricarsi a tenore del Regio editto delli 26 giugno 1736 […], Biblioteca Reale di Torino, Disegni, v, III, n. 59
  • Archivio Storico della Città di Torino, Per il dirizzamento della contrada detta di Dora Grossa della Metropoli di Torino, coll. X, voll. 47, 48, 49

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