Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Tommaso Valperga di Caluso (Torino 1737 - Torino 1815)

Letterato e filosofo. Sostenne una netta separazione tra le verità di ragione e le verità di fatto, opponendosi tuttavia agli aspetti soggettivistici del criticismo. Tra i suoi scritti: Della poesia (1806), Principes de philosophie pour les inities aux mathematiques (1811). Amico di V. Alfieri, ne integrò la Vita con la Lettera, su cui raccontò la morte del poeta*.


Nascita: 1737
Torino

Morte: 1815
Torino

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  • filosofo | letterato

Tommaso Valperga di Caluso dei conti di Masino nacque a Torino il 20 dicembre 1737.
Inviato all’età di dodici anni a Malta in qualità di paggio del Gran Maestro dei Cavalieri, si trasferì in seguito a Roma presso il Collegio Nazareno. Richiamato dal padre in Piemonte, intraprese per breve tempo la carriera militare nella Marina sarda in qualità di comandante di un’unità nella rada di Villefranche.
Nel corso del suo soggiorno romano strinse rapporti con i cardinali Stefano Borgia e Alessandro Albani, all’epoca i massimi fautori e restauratori del neoclassicismo di Winckelmann; ad essi si accostò, per la sua stessa educazione classica e per il suo amore nei confronti della grecità, quantunque né l’archeologia né l’antiquaria siano di fatto mai entrate nell’ambito della sua ricerca e dei suoi interessi.
All’età di 24 anni, nel 1761, entrò nell’ordine di San Filippo Neri a Napoli e, con l’incarico di bibliotecario, proseguì gli studi fino al 1768, anno in cui il governo napoletano escluse tutti gli stranieri dagli ordini religiosi.
Nel 1769 fece ritorno a Torino, dove fondò una società letteraria, la “Sampaolina”. Nella capitale subalpina fu inoltre membro dell’Accademia di Pittura, del Grande Consiglio dell’Università e dell’Accademia delle Scienze, nella quale dal 1783 al 1801 ricoprì la carica di segretario perpetuo. Direttore dell’Osservatorio per la parte astronomica dal 1801, a partire dal 1802 fu anche direttore dell’Accademia delle Scienze per la Classe di Scienze fisiche e dal 1804 bibliotecario aggiunto. In questo ruolo collaborò alla redazione del ricco catalogo della biblioteca dell’Istituto, operazione già in corso da un paio d’anni (esattamente dal 23 maggio 1802).
Fu docente di Letteratura greca e orientale e Astronomia (quest’ultima disciplina fino al 1811, quando si dimise volontariamente lasciando la cattedra a Giovanni Plana) presso l’Università di Torino.
Grazie alla sua ampia cultura seppe circondarsi delle personalità più importanti dell’ambiente scientifico e letterario piemontese, guadagnandosi la riconoscenza e l’ammirazione del più ardito dei romantici italiani, Ludovico di Breme. A detta di Gioberti Valperga fu, a unanime parere dei contemporanei «[…] l’uomo più dotto d’Italia e forse il savio più universale dei suoi tempi».
Nel corso di un viaggio a Lisbona nel 1872 conobbe Vittorio Alfieri. Fra i due nacque una sincera amicizia, tanto da indurre il celebre astigiano a dedicargli la tragedia Saul. Valperga continuò a frequentare Alfieri anche negli anni successivi e gli fu vicino fino alla morte, scrivendo egli stesso le pagine finali della Vita e curando in seguito la pubblicazione delle opere postume.
I suoi scritti più importanti nel campo degli studi matematici ebbero per oggetto i fondamenti del calcolo infinitesimale e le geodetiche dell’ellissoide di rotazione. Notevole per ampiezza e profondità di vedute è l’ampia memoria presentata all’Accademia delle Scienze nel 1787 Des différentes manières de traiter cette partie des mathématiques que les uns appellent calcul différentiel et les autres méthodes de fluxions, nella quale Valperga presentò un’interpretazione del calcolo delle flussioni di Newton cercando di dimostrarne la maggior esattezza e utilità rispetto al calcolo differenziale di Leibniz.
Morì a Torino il primo aprile 1815, avendo già provveduto in vita a donare alla biblioteca universitaria la sua ricca collezione di manoscritti ebraici e arabi, di incunaboli e di preziose edizioni di cinquecentine e di altri rari libri di lingue orientali.
A proposito dell’ultima fase della sua vita, ricorda Carlo Boucheron: «Così egli in robusta e florida vecchiezza giovava le comuni lettere coi ragionari, non men che cogli scritti. Tant’era lungi, che l’età matura gli arrecasse languidezza, che nessuno sperimentò mai il Caluso più tardo di sé stesso, come se il timore della morte il rendesse più pronto. Spesse fiate ripigliando la penna, o compieva il già cominciato, od altre cose scrivea secondo gliene veniva offerta occasione».
A fronte delle eccellenti doti dimostrate nei diversi ambiti della letteratura e delle scienze, di Valperga Caluso è stato tuttavia rimarcato un «sostanziale indifferentismo politico e anche letterario; in quanto mancò al Caluso una concezione organica delle lettere e della socialità delle lettere che concepì sempre come un “sollazzo” o un diversivo; quand’anche avvertisse (in ciò superiore alla comune degli illuministi suoi contemporanei) l’autoinsufficienza della ragione, l’indipendenza e corresponsione reciproca del Bello e del Vero, l’impegno simultaneo della scienza e della poesia: ma senza, tuttavia, che la scienza in ultima analisi trascendesse la ricerca empirica (nella quale il Caluso fu, peraltro, dottissimo ed espertissimo, come insegnano i suoi lavori sul calcolo differenziale, sull’orbita di Urano …) e la poesia in ultima analisi trascendesse l’empirismo e il conformismo della tradizione accademico-classicistica».

Note

Motivazione Ufficio Toponomastica per l'intitolazione della via.

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