Villa Fiorini, già Vigna Bona
Nel passato questa vigna era chiamata “Il Ciabot”, il capanno, per il suo aspetto modesto, ma recentemente è stato rivalutato perché immerso nel verde e nella quiete.
Il Grossi la chiama “il Bono” e la assegna a Bartolomeo Bono, «panettiere abitante vicino a San Giuseppe”, che l'aveva acquistata nel 1780 dai Cottalorda».
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
VILLA FIORINI, GIÀ VIGNA BONA
Strada Comunale del Cartman lungo il Rivo Serralunga
Vigna.
Segnalazione di edificio con elementi di significato culturale e documentario. La struttura preesistente riplasmata alla fine dell'Ottocento conserva integro il rapporto tra costruito e ambiente.
Il Grossi la cita come rustico «Bona vicino ai tetti di Bertù»; nella Rabbini compare invece come «chiabotto dei merli». L'edificio civile è quindi il risultato, attuato nel tardo Ottocento, della trasformazione di un preesistente rustico. Alla fase di fine Ottocento si deve anche la sistemazione del giardino con pergolato e terrazzamento.
A. GROSSI. 1791. p. 26; PLAN GEOMÉTRIQUE […], 1805; [Catasto Rabbini], 1866, fol. XX; E. GRIBAUDI ROSSI, 1975. v. 86.
Tavola: 44