Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Baratti & Milano, Confetteria Liquoreria

Nell’angolo di piazza Castello proprio all’ingresso della Galleria Subalpina, è un Caffè frequentatissimo, prezioso esempio di gusto tardo-Liberty, una tradizione per i torinesi come le sue celeberrime caramelle e i suoi famosi gianduiotti.


PIAZZA CASTELLO 27

Notizie dal: 1858

Realizzazione: 1875

Ampliamento: 1911

Bombardamento: 1943

Rifacimento: 1946 - 1948

Restauro: 2003

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  • negozio | caffè

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  • locali storici | design

1. Cenni storici

Ferdinando Baratti ed Edoardo Milano, i soci fondatori nel 1858 dell’omonima ditta dolciaria canavesana con sede in via Doragrossa, l’attuale Via Garibaldi, nel 1874 presentarono un primo progetto del locale di confetteria contemporaneamente all’apertura della Galleria delle Industrie Subalpine (1). Il primo nucleo è costituito dalla lunga sala rettangolare che si affaccia con le sue vetrine sulla galleria dell’Industria Subalpina, realizzata da Pietro Carrera, con un solo ingresso dai portici di Piazza Castello. Al negozio viene concesso di potersi fregiare, quale ditta fornitrice della Real Casa, degli stemmi di Re Vittorio Emanuele III e del Principe Amedeo d’Aosta e da subito diventa una delle sale da tè più frequentate della città.

Costituita in Società nel 1899, Baratti&Milano nel 1905, la proprietà deposita nel 1906 un “Marchio di Fabbrica” a tutela dei prodotti del laboratorio del prestigioso negozio: la pasticceria, il cioccolato e le caramelle entrati nella storia e nel costume della tradizione dolciaria torinese.

Nel 1909 vengono acquistati altri due locali da adibire a caffetteria e liquoreria e, su indicazione dello scultore Edoardo Rubino, oramai noto a Torino, viene chiamato l’architetto del momento, il bolognese Giulio Casanova (titolare dal 1920 al 1940 della cattedra di Decorazione e Ornato all’Accademia Albertina di Torino) autore del progetto, che cura anche la realizzazione degli arredi e di tutte le parti decorative esterne e interne, con la collaborazione, per le parti scultoree, dello stesso Rubino. Il progetto, conservato tutt’oggi presso l’Accademia Albertina, aggiunge al locale originario le sale che si affacciano sul sottoportico di piazza Castello. La ristrutturazione e la decorazione interna termina nel 1911, alcuni mesi prima dell’Esposizione Internazionale di Torino: la caffetteria rappresenta un lussuoso esempio del gusto post-liberty di Giulio Casanova ed Edoardo Rubino, interpreti straordinari e singolari delle tendenze artistiche che precedono e caratterizzano l’Esposizione. Moltissime e importantissime le citazioni positive di riviste e critici d’arte e d’architettura del periodo (2).

Nel 1943 i bombardamenti della seconda guerra mondiale danneggiano gravemente il locale e con la guerra ancora in atto si inizia la ristrutturazione della caffetteria, interrotta e poi ripresa tra il 1946 ed il 1948. Il fedele recupero dell’arredo testimonia la ferma volontà di non privare la città di una tessera centrale del proprio tessuto socio-culturale.

Nel 1985 il ministero dei Beni culturali e ambientali pone il vincolo di tutela su locale e arredi a cui si è conformato il restauro conservativo, realizzato dalla nuova proprietà nel 2003, per riportare gli arredi, gli stucchi, i decori, i marmi, gli intarsi in legno, la facciata e le vetrate allo splendore delle origini del prestigioso locale. In quell’occasione è cambiato l’uso degli spazi con lo spostamento del bar nella sala della confetteria, verso la Galleria.

Il locale fa parte del marchio Locali Storici d’Italia.

2. Arredi esterni

Il negozio è riuscito a mantenere pressoché inalterato il suo aspetto originario: due anime distinte, dai tratti difformi ma perfettamente integrati tra loro.

Sul lato della galleria, la grande sala rettangolare (già esistente nel 1875), si affaccia con sei ampie vetrine di disegno unitario con serramenti in luce, di disegno ottocentesco, recanti nella parte superiore della fascia-cornice in vetro, scritte in oro su fondo nero.

La facciata nel sottoportico della piazza è un eccezionale e elegante opera di decorazione: interamente rivestita in marmo giallo di Siena, è completata dall’ inserto di tabelle scultoree in bronzo di Edoardo Rubino raffiguranti un’allegoria delle quattro stagioni e da insegne anch’esse in bronzo. Gli infissi delle vetrine sono in mogano scuro su un alto basamento ligneo con intagli a riquadri; le lampade in bronzo ottonato dalle cristalline sfaccettature.

3. Arredi interni

Anche gli interni ben testimoniano il duplice ruolo della storica caffetteria. Il luminoso ampio locale originario, ora caffetteria-confetteria e sala da tè e lunch, ha un aspetto più sobrio, legato al gusto eclettico di fine Ottocento. Sotto i soffitti piani profilati da stucchi dorati, illuminati da lampadari in cristallo, si allineano ordinati tavolini e sul lato è collocato il lungo bancone in noce scuro intagliato e scolpito, con piano di marmo e vetrina su cui sono appoggiati i vasi di vetro dei cioccolatini; le pareti sono rivestite fino al soffitto con una boiserie a specchi nella fascia mediana, arricchita nella parte alta da una sequenza di stores pubblicitari con vetri opachi colorati a decorazioni floreali. Il pavimento è a mosaico.

Gli ambienti rivolti sulla piazza, dovuti agli stessi Casanova e Rubino, sono più scuri e sfarzosi. All’ingresso, l’alto e lineare banco di mescita, in marmo giallo di Siena, sul fronte a tre scomparti, è decorato con un meraviglioso baccanale a bassorilievo in bronzo, opera di Rubino. E’ realizzato in bronzo anche il grande orologio sbalzato e cesellato con il segno dello zodiaco, alle spalle.

Pavimenti sempre in marmo giallo con intarsi verdi a disegno geometrico, soffitti piani con ampi rosoni dipinti con composizioni di mazzi di rose, incorniciati da ricchi stucchi intagliati dorati a polvere, illuminati da una serie di raffinate lumiere in cristallo. Le  pareti sono rivestite da lambris di mogano, intagliato a lievi motivi floreali da Capisano, uno dei migliori artigiani piemontesi del legno, e stoffe di seta rosa tramata oro tra cornici dorate dagli elaborati ornati e lesene in marmo. La decorazione delle pareti continua in un fregio a ornamento che rappresenta una serie di targhe dorate sorrette da doppi cordoni con incisi i nomi dei migliori prodotti e nel sovrapporta stemmi in oro. Sono sempre opera di Rubino due medaglioni in marmo racchiusi in incorniciature sulle pareti. In mogano anche gli arredi: tavolini dai ripiani in marmo chiaro, sedie foderate in cuoio, banco cassa dagli elaborati decori e colonnine porta-vaso.

Dalla sala tè, una scaletta in legno porta al piano superiore nei locali un tempo adibiti a ufficio, oggi salette allestite con mobilio d'epoca.

 

Note

(1) ASCT, Tipi e disegni, 2.282 e 1.86

(2) I quotidiani torinesi darono notizia dell’inaugurazione, Enrico Thovez su “La Stampa”  del 15 febbraio e Emilio Ferrettini sulla “Gazzetta del Popolo” del 18 febbraio, commentando favorevolmente il lavoro. Alla caffetteria di Casanova e Rubino venne inoltre dedicato ampio spazio nella rivista "Arte Italiana Decorativa e Industriale", a. XX, n. 9, 1911.

Bibliografia

Fonti Archivistiche

  • Legge Regionale 4 marzo 1995/n. 34 “Tutela e valorizzazione dei locali storici” catalogo Guarini Piemonte, presso CSI Piemonte, G.Auneddu, M.L.Laureati,A.Costantino, scheda n. R0155338 e Allegati

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Ente Responsabile

  • MuseoTorino, 2017