Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Edificio di civile abitazione in via Franco Bonelli 2

A partire dal XVI secolo, il numero 2 di via Bonelli ha ospitato la dimora dei boia di Torino. L'ultimo di essi fu Piero Pantoni. L'edificio attualmente ubicato al civico 2, di cinque piani fuori terra, ospita civili abitazioni.


VIA FRANCO BONELLI 2

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  • casa | abitazione

Via Franco Bonelli, si snoda in diagonale nel quartiere del Quadrilatero Romano. A partire dal XVI secolo, in cui era nota come via "dei Fornelletti", l'edificio sito al numero civico 2 diventò la dimora dei boia della città.

Per quanto fosse un mestiere indispensabile per la giustizia dell’epoca che prevedeva la pena di morte, il disprezzo da parte della popolazione costringeva chi la svolgeva all'isolamento. I boia di Torino avevano infatti, per tradizione, un banco privato nella chiesa di Sant'Agostino e, una volta deceduti, venivano tumulati all'interno di essa, sotto il campanile. L'emarginazione cui era soggetta la figura del boia, veniva compensata da un certo privilegio. Già in epoca sabauda, infatti la professione era ben retribuita. Nel 1575, un editto stabiliva un vero e proprio prezziario: 21 lire per un’impiccagione, 36 lire per uno squartamento, 16 lire per appiccare il rogo di una strega o di un eretico. L'esecuzione della condanna richiamava un foltissimo pubblico. Il condannato partiva dal carcere di via San Domenico 13, detto "Le Sanatorie" e, attraverso via Dora Grossa (via Garibaldi), giungeva al luogo del supplizio accompagnato dai membri della Confraternita della Misericordia, tutti incappucciati. Una sosta per la benedizione era prevista nella chiesa dei Santi Martiri, un'altra a Santa Croce in Contrada Italia (via Milano).

I patiboli nel corso dei secoli ebbero diverse posizioni all'interno della città. Nei primi secoli di storia della città in zona Porta Palatina, successivamente in piazzetta delle Erbe (ora piazza Palazzo di Città), poi nel cosiddetto Rondò della forca, dove si tennero le pubbliche impiccagioni fino al 1864. Qui nel 1960, è stato inaugurato un monumento dedicato a San Giuseppe Cafasso, conosciuto come il “prete della forca”, per la sua opera di assistenza spirituale ai carcerati e ai condannati a morte. I cadaveri dei condannati venivano poi sepolti in San Pietro in Vincoli, nel cimitero dei giustiziati.

L'ultimo boia di Torino si chiamava Piero Pantoni. I boia con questo cognome furono numerosi. Nicodemo Pantoni fu al servizio dei francesi nel XVIII secolo sempre a Torino e fu il carnefice sulla ghigliottina, situata nell'attuale piazza Carlina, allora chiamata Place de la Liberté.

Presso la Chiesa della Misericordia, in via Barbaroux, sono conservati alcuni reperti, tra cui il registro con i nomi dei giustiziati e il cappuccio dei condannati.

Oggi via Franco Bonelli si presenta con palazzine curate, piccoli negozi e locali, mentre l'edificio al civico due, di cinque piani fuori terra, ospita civili abitazioni.

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  • Museo Diffuso della Resistenza della Deportazione della Guerra dei Diritti e della Libertà