Scheda: Soggetto - Tipo: Società

Gruppo STRUM

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STRUM è il nome di un gruppo appartenente al Radical Design italiano, fondato nei primi anni Settanta per opporsi ai dettami del funzionalismo dello Stile Internazionale, i cui membri erano attivi a Torino tra il 1966 e il 1975. Alcuni dei loro iconici oggetti, prodotti dalla ditta Gufram, hanno segnato un’epoca e definito uno stile di vita.


Nascita: 1966

Fondazione: 1971

Fine/Cessazione: 1975

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Categorie

  • architetto

Tag

  • Design | Architettura

1. Gli inizi e la costituzione del Gruppo

Il gruppo STRUM, nato nel 1966 dall’iniziale sodalizio fra Giorgio Cerretti, Pietro Derossi e Riccardo Rosso, vide la sua fondazione ufficiale nel 1971, con l’aggregazione di Carlo Gianmarco e Maurizio Vogliazzo. L’acronimo STRUM deriva da “architettura strumentale” e ha come obiettivo principale quello di utilizzare l’architettura come uno strumento di partecipazione alle lotte sociali e politiche degli anni Settanta. Motivo per cui l’attività del gruppo ha assunto una funzione didattica, sociopolitica, progettuale e culturale.

Presente alla mostra Italy: the new domestic landscape al MoMa (1) del 1972 con la libera distribuzione di fotoromanzi inerenti al tema degli spazi abitativi, ad esempio Utopia; le lotte per la casa; la città intermedia, il gruppo Strum proseguirà la sua attività “politica” all’interno del Radical Design attraverso seminari e contributi critico-teorici basandosi spesso sul tema della città come “luogo dell’attesa”, usando le parole di Derossi. La città, infatti, è concepita come uno spazio in continua mutazione, un complesso universo di “strumenti nuovi e vecchi” da usare, spazi da conquistare e forme da “alterare”, per generare momenti di partecipazione comunitaria.

Giorgio Cerretti, Pietro Derossi e Riccardo Rosso, insieme al gruppo di altri autori facente parte dello Studio 65 idearono altresì oggetti di piccola serie (come Pratone, Puffo, Torneraj) entrati nella collezione “I Multipli” con il supporto dell’azienda Gufram, nota per la sperimentazione con il poliuretano espanso. Oltre alla scena newyorkese, il gruppo raggiunge numerosi ambienti d’esposizione artistica internazionali, come la Biennale di Parigi prima (1973), e la Biennale di Venezia poi (1978).

 

2. Il Piper club

Progettato nel 1966 da Pietro Derossi con Giorgio Ceretti e Riccardo Rosso, e attivo fino al 1969, il Piper club era uno spazio caratterizzato da elementi architettonici mobili che permettevano una totale flessibilità e adattabilità del locale a diversi usi: ballo, teatro, cinema, mostre, riunioni e molto altro. Esso costituisce un valido esempio internazionale di ambiente non convenzionale d’arte contemporanea: non un semplice locale per la discomusic ma un vero e proprio centro culturale autogestito, ispirato alle architetture pop inglesi e americane della seconda metà degli anni Sessanta.

Una sua evocativa ricostruzione è stata realizzata dall’architetto Paola Nicolin, con un’opera dal titolo Piper. Learning at the discotheque, frutto di una collaborazione artistica con Superbudda e con Gufram. L’opera è stata recentemente inserita tra gli eventi di Artissima 2017.

 

Note

(1) Italy: the new domestic landscape; Mostra del design italiano al MoMA (Museum of Modern Arts) di New York. 
https://www.moma.org/momaorg/shared/pdfs/docs/press_archives/4823/releases/MOMA_1972_0052_45X.pdf?2010, consultato in data 02/08/2021

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Ente Responsabile

  • CSSD (Centro Studi Storia del Design in Piemonte)