Scheda: Soggetto - Tipo: Società

Studio65

Collettivo di architettura, costituito da Franco Audrito, Athena (Nanà) Sampanitou, Ferruccio Tartaglia, Paolo Perotti, Adriana Garizio, Gianni Arnaudo e altri, attivo nell’ambito del design sperimentale tra la seconda metà degli anni Sessanta e i Settanta, autore di arredi e oggetti rappresentativi del cosiddetto Radical Design.

 


Fondazione: 1965

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1965 – Fondazione del gruppo a Torino a opera di Franco Audrito

1970 - Divano Bocca realizzato in poliuretano espanso prodotto Gufram.

1971 - Colonna sonora: contenitore in laminato plastico, ABET-PRINT

- Poltrona Capitello Gufram.

1972 - Ordinatissimo progetto; mobili modulari.

-  Participazione a “Eurodomus 4”, a Torino, con lo  stand “Babylonia  72”,

1973 - Baby-lonia, gioco per bambini.

1975 - Thebigapple seduta in poliuretano espanso, rivestito in stoffa elastica e dipinto per apparire come una mela verde. Gufram

1983 – Progetto per il concorso internazionale per l’edificio della Lega Araba a Tunisi

1987 – oggi:  progetto di edifici negli Emirati Arabi

1995 – oggi: Riedizioni degli oggetti progettati tra il 1968 e il 1974

Il gruppo Studio65 si costituisce nel 1965 raccogliendo intorno a Giorgio Audrito alcuni studenti iscritti alla Facoltà di Architettura come lui e, come lui, interessati all’arte e coinvolti nel dibattito politico vivacissimo in quegli anni –le occupazioni a Torino iniziano proprio al Castello del Valentino nel 1963- (1). Animatori di azioni performative intorno ai temi della contestazione (è di quegli anni la creazione del gruppo Città-Fabbrica), costituiscono la controparte giovane di altri architetti di qualche anno più anziani e attivi nel corpo docente della Facoltà, anch’essi concentrati sul dibattito politico e il progetto anticonvenzionale, come il gruppo STRUM, autore, proprio nel 1965 degli arredi del Piper, storico locale controculturale con interventi, tra gli altri, di Piero Gilardi e Bruno Munari.

La Laurea nel 1969 (2), “sic transit scientia mundi”, sorta di manifesto dell’anti-architettura, anticapitalista e antiaccademica, è collocabile nella rete dei giovani studenti e architetti “Radical” che animano le sedi universitarie eccentriche rispetto ai poli del progetto consolidato come Milano o Roma. Con i gruppi fiorentini Archizoom, Ufo, 9999, Superstudio, Studio65 e Strum costituiscono una rete che entrerà, grazie alla “sponsorizzazione” di personaggi pivotali della cultura di progetto come Germano Celant (a cui si deve il termine “Radical”) e Alessandro Mendini, direttore di Casabella, ma vengono ospitati anche sulle pagine di Domus, diretto da Ponti, che li ospita anche nelle mostre itineranti “Eurodomus”.

La carica contestatrice e l’oggettivo poco spazio nella pratica professionale corrente, orientata negli anni del boom a edilizia gestita dalle grandi imprese costruttrici e dai progettisti di fiducia, indirizza i componenti del gruppo, che comprende anche Ferruccio Tartaglia e Angelica Sampanitou, al progetto di attrezzature per gli spazi interni –domestici e pubblici- mediante la sperimentazione sui nuovi materiali, prevalentemente plastiche espanse, che portano a piccole produzioni di attrezzature componibili, anticonvenzionali e multiuso. Seguendo un percorso che va dall’autocostruzione di oggetti pensati per i modi abitativi destinati alle nuove generazioni alla produzione, il lavoro di Studio65 inizia letteralmente in casa di Audrito e Sampanitou, con una seduta informale composta di moduli di gommapiuma dipinti con i colori della bandiera americana (1969) o nei luoghi della progettazione condivisa nei collettivi con altri giovani architetti, come nel caso del prototipo Omoteca, una sperimentazione sulla fibra di vetro per una chaise longue. La prima esperienza concreta è la commissione per un centro di bellezza a Milano il Counturella a Milano (1970), interamente progettato con gusto Pop; qui trova spazio il primo divano Bocca accolto nella collezione della ditta Gufram dei fratelli Gugliermetto, con la direzione artistica di Giuseppe Raimondi, in quanto perfettamente coerente con la ricerca di meticciamento tra progetto, arte sperimentale e oggetti d’uso tipica della stagione radicale torinese. Seguono altri oggetti con caratteristiche simili: la poltrona Capitello, in poliuretano espanso rivestito di vernice poliuretanica a spruzzo, il Guflac, ben sintetizza l’approccio del gruppo; un riferimento “surrealista” all’antichità, un effetto spiazzante per l’uso e per la contraddizione tra l’apparenza rigida e la cedevolezza del materiale.  Altri oggetti e ambienti, risolti con il gusto del paradosso al limite del kitsch sono progettati per interni privati e pubblici, per i nuovi “templi del divertimento”, per inediti spazi di relazione e dialogano a distanza con analoghe situazioni sia in città sia collocate in altri luoghi che ospitano studi, gruppi e collettivi che contaminano impegno politico –lo studio65 si amplia rapidamente accogliendo nuovi  componenti tra gli studenti e i neo-laureati attivi in facoltà nelle iniziative “città-fabbrica”- con la ricerca artistica e una comune attitudine alla contestazione e allo “sberleffo” di cui sono bersaglio la società borghese, il mercato, e, in sintesi, lo status quo.

A metà degli anni Settanta, in coincidenza con l’acuirsi dello scontro sociale, che a Torino vira rapidamente e drammaticamente nella lotta armata (3), il gruppo si sfrangia, come quasi tutti i suoi omologhi in Italia e Audrito e Sampanitou avviano una fortunata attività progettuale nei paesi arabi che dura ancora oggi, parallelamente a un lavoro di riedizione e riscoperta di alcuni dei pezzi più iconici della loro produzione, ancora in collaborazione con la Gufram, e di comunicazione dell’esperienza degli anni Sessanta e Settanta.

 

 

 

Note

(1)   Dellapiana, Elena, « Architettura e/o Rivoluzone » Up at the Castle. A Self-Convened Conference in Turin (April, 25-27, 1969), in « Histories of Post-war Architecture », 2, 2018, 1,  pp. 1-16 (https://hpa.unibo.it/article/view/7888)

(2)   Dellapiana, Elena, Da dove vengono i designer (se non si insegna il design)? Torino dagli anni Trenta ai Sessanta, in “QuAD Quaderni di Architettura e Design”, 1, 2018, pp. 237-250 (http://www.quad-ad.eu/wp-content/uploads/2018/07/23_QuAD_I_elena-dellapiana.pdf)

(3)   Dellapiana, Elena, Pesando, Annalisa B., In front of and behind the Mirror. Women in Italian Radical Design, in Women Designers, Architects and Cilil Engineers between 1969-1989, a cura di A.M. Fernandez Garcia, Lubjana, France Stele Institute of Art History ZRC SAZU, in corso di stampa

 

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