Villa Ceirano, già Vigna Barbaresco
Di fronte alla Villa Pallavicino, probabile vigna della Madama Reale, Cristina di Francia, si trovano due vigne, una accanto all'altra immerse nel verde: Vigna Barbaresco e Vigna Concone, su piani diversi ma unite da un rustico in mattoni a vista.
L'architetto Amedeo Grossi assegna il Barbaresco all'"Ill.mo Conte Galleani di Barbaresco” e la vigna attigua, il Concone al “sig. Dupuy mercante calzettaro”.
I Galleani provenivano da Bologna e sul finire del '500 impiantarono a Caraglio un filatoio per torcere la seta con macchinari sconosciuti in Piemonte. Per aver esportato i segreti della lavorazione serica, vennero dichiarati nemici della loro patria, Bologna, e messi al bando. Dopo un secolo di attività, nel 1663, ricevettero dai Savoia l'assenso ufficiale alla lavorazione della seta all'uso di Bologna. Si arricchirono, impiantarono altri filatoi a Venaria ed entrarono nella vita pubblica con Gian Girolamo che nel 1679 divenne sovrintendente di politica e polizia e, nel 1694, fu infeudato di Barbaresco.
Il Grossi incontrò in vigna Giulio Antonio Camillo Galleani, detto “Lupin”. Suo figlio, Gaspare Giuseppe Giovenale, fu artista e direttore dell'Accademia delle Belle Arti. Intorno al 1820 questa villa venne fusa con il Concone e subì infiniti passaggi di proprietà.
Meno armonioso della vigna Barbaresco, il Concone deriva il suo nome dalla famiglia Concone, organari di Sua Maestà tra il 1750 e il 1760. Di Gioacchino Concone si conserva l'organo nella Basilica di Superga del1789, recentemente restaurato. Avevano acquistato la vigna nel 1763 da Antonio Bonettino e la rivendettero a Francesco Dupuy, citato dal Grossi, nel 1777.
Note
Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
VILLA CEIRANO, GIÀ VIGNA BARBARESCO
Viale Catone 28, 30
Villa.
Complesso di due vigne di valore ambientale e documentario, parti integranti dell'ambiente di strada del Righino. Nella Carta topografica della Caccia vengono rappresentati due edifici separati provvisti entrambe di rustico. Ad est, sulla strada di ingresso, compare la Cappella. Il Grossi menziona nel testo due vigne: «Barbaresco [...] con casino [... ]» ed il «Concone vigna del sig. Dupuy». Nella mappa Rabbini è leggibile l'impianto planimetrico e le trasformazioni intervenute tra il tardo Settecento e il primo Ottocento in entrambe gli edifici. Il Barbaresco fu proprietà dei Galleani, come risulta da documenti della Curia (1752-1777).
Carta topografica della Caccia [1762]; A. GROSSI, 1791, p. 15; PLAN GEOMÉTRIQUE [...]. 1805; [Catasto RABBINI], 1866, fol. XXVII; E. GRIBAUDI ROSSI, 1975, pp. 482-483.
Tavola: 59