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I RESTAURI DEL DUOMO DI TOR INO

Il Duomo di Torino, attribuito da alcuni al

genio di Baccio Pontelli romano, e da altri, con

maggiore verosimiglianza al toscano Amedeo da

Settignano, fu costruito fra il 1492 ed il 1498

a spese del Cardinale Domenico della Rovere,

Arcivescovo di Torino.

Se si eccettuino alcuni cimeli architettonici e

sculturali del Lombardo e del Sammicheli sparsi

a Saluzzo, a Casale ed altrove in Piemonte, il

Duomo Torinese è il solo monumento dell'arte

del Rinascimento esistente nella nostra regione.

Ha infatti del Rinascimento la nota caratte­

ristica di una ragionevole libertà ; decorato a pa­

raste e trabeazioni 'àll’ésterno, dove queste tro­

varono luogo adatto, è spoglio nell’interno d’ogni

simile applicazione d’elemento non consentaneo

alla natura della fabbrica, e senza impaccio di

inutile cornicione le linee dei suoi pilastri sal­

gono libere fino all’imposta degli archi.

Perciò chi ricerchi nel Duomo di S. Giovanni

non la profusione degli ornamenti, ma l’aggra­

ziata ragionevolezza della forma generale e l’ar­

monia delle parti trova nel medesimo la miglior

chiesa di Torino. Per tale ragione esso meri­

tava d’essere restaurato e restituito alla sua forma

originale, sia per l’urgenza di impedire il suo

ulteriore deterioramento, sia per la venerazione

dovuta al massimo Tempio della Diocesi ed alle

memorie religiose e civili, a cui esso richiama, e

sia ancora perchè gioverà allo splendore della

rievocazione storica stabilita per il quarto cente­

nario della nascita del Duca Emanuele Filiberto.

Di restauri da farsi al nostro Duomo g“ si

occuparono parecchi Arcivescovi ed il Capitolo

Metropolitano ; ma non si giunse mai a nulla

di concreto.

Solo negli ultimi mesi del 1924 S. E. il Car­

dinale Giuseppe Gamba Arcivescovo di Torino,

in pieno accordo con il Capitolo, deliberò di pro­

cedere ai restauri più necessari.

Indirizzata una petizione al Comune di To­

rino, per ottenere un congruo contributo per

iniziare le riparazioni più urgenti, la nobile do­

manda dell’Arcivescovo e del Capitolo fu accolta

con entusiasmo dal Commissario straordinario

della Città S. E. il gen. Donato Etna, il quale,

trattandosi dei restauri al primo tra i nostri mo­

numenti religiosi, che ricorda tanti fasti della glo­

riosa dinastia Sabauda e della Augusta Torino,

stabili in pieno accordo coi suoi Commissari

aggiunti, che il Comune concorresse con la

somma di lire 300.000 da prelevarsi sul bilancio

del 1926.

Poscia S. E. Etna si adoperò in unione con

l’Arcivescovo per la formazione di un Comitato

d’onore, presieduto da S. M. il Re, di un Co­

mitato promotore, di cui si degnò di accettare la

presidenza unitamente all'Arcivescovo e di due

Commissioni tecnica e finanziaria: Comitato e

Commissioni che furono proclamate solennemente

in un’adunanza tenuta nell’aula consigliare del

Palazzo Municipale il giorno 11 marzo 1926.

Più tardi, — il 31 maggio 1926 -- in una

sala del Palazzo Arcivescovile, sotto la presi­

denza dell’Arcivescovo e dello stesso Commis­

sario straordinario, si sono riunite ie Commissioni

tecnica e di finanza, incaricate di studiare i mezzi

più acconci per provvedere ai restauri dell’anti­

chissimo e glorioso edificio.

L ’ing. comm. Bertea, sovraintendente all’arte

medioevale e moderna per il Piemonte e la L i­

guria, in una dottissima relazione espose il risul­

tato dell’esame dei lavori fatti dalla Commissione

tecnica sotto la sua direzione e coll’autorevole

ausilio di tutti i membri della Commissione e spe­

cialmente dei tecnici, architetti prof. Chevalley