

La riapertura del Teatro Regio
La sera del 26 dicembre scorso si è ria
perto il « Regio )». Si temeva che quest’an
no il nostro massimo teatro d ’opera, così
ricco di gloriose memorie artistiche, doves
se tener chiusi, d ’inverno, i suoi battenti,
sia per le gravi difficoltà che importa oggi
la preparazione di una buona serie di spet
tacoli, sia per l’eccezionale circostanza del
le cerimonie celebrative del 1928, durante
le quali, al « Regio » medesimo, avremo
una speciale stagione.
Dopo diverse esitazioni, superati non po
chi ostacoli e grazie agli accordi intervenuti
fra l’Ente del « Regio » e il nostro Comu
ne, si è potuta finalmente attuare quella
che era una delle vive aspirazioni dei tori
nesi : non veder interrotta la tradizione de
gli spettacoli nel Carnevale, sì che Torino
abbia a conservare il suo posto in primis
sima linea tra i maggiori teatri lirici italiani.
Che l’apertura fosse schiettamente desi
derata, lo dimostra il grande favore con cui
il pubblico ha corrisposto agli encomiabili
sforzi dell'Ente direttivo e di chi, non senza
notevoli sacrifici, amorosamente lo pre
siede.
Siamo lieti di registrare il successo ripor
tato dalle prime rappresentazioni di //
Cre
puscolo degli Dei,
opera con cui la stagio
ne s’è brillantemente iniziata.
Non si esagera punto dicendo che si trat
ta di successo trionfale.
Alla serata d ’inaugurazione intervenne
una folla elegantissima, strabocchevole,
che riempì letteralmente la magnifica sala,
esprimendo a più riprese, per chiari segni,
il proprio caldo consenso.
Rendeva più solenne l’avvenimento la
presenza di S. A. R. il Principe Ereditario,
accolto, al suo entrare in un palco di se-
cond’ordine, dalla Marcia Reale e da una
lunga acclamazione.
La mirabile concezione wagneriana, ar
dua ovunque a realizzarsi, inscenata qui
con uno sfarzo e una proprietà da far pen
sare a .una perfetta e pura organizzazione
d ’arte, fu seguita con crescenti attestazioni
di plauso.
Con rara concordia è stato rilevato dalla
stampa che i risultati ottenuti fra noi con
l’allestimento della quarta giornata della
tetralogia, possono definirsi senza riserve
eccellenti. Quadri bellissimi, d ’un profon
do effetto suggestivo, preciso e sapiente il
gioco delle luci, ricco di stile e d’armonia
ogni particolare della immaginosa decora
zione. E ognun sa quanta importanza tut-
tociò abbia nella realizzazione teatrale dei
poemi di Wagner, in certi punti non com
piutamente resi secondo le intenzioni del
l’autore neppur nel suo storico tempio di
Bayreuth.
Per ciò che riflette la parte musicale, essa
riuscì ugualmente degna. Stupenda la con
certazione del maestro Gino Marinuzzi, un
sicuro condottiero di masse orchestrali, già
apprezzato a Torino gli scorsi anni e risa
lutato con vivo piacere al suo apparire sul
podio. Mercè sua il complicato tessuto te
matico ebbe un chiaro, finissimo risalto :
la partitura s’illuminò delle sue gemme,
vibrarono le smaglianti combinazioni stru
mentali che concorrono a formare la gigan
tesca e solenne architettura dell’opera.
Nè va taciuto che al cenno animatore del
Marinuzzi la nostra orchestra, di recente si