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pe e intendendo, con l'aiuto appunto dei
passi trascritti, verificare il fatto coi libri
della Biblioteca di Wolfenbiittel. 11 mano
scritto 1184 lo interessò grandemente. Sen
tiamo da lui stesso perchè : « Il n' 1184 è
il libro della Pittura di Leon Battista Alber
ti, il cui cognome avrebbe ben potuto venir
aggiunto. Pure mi è grato di aver esami
nato un po’ da vicino questo codice perchè
vi ho trovato un libro tutto nuovo dell’opera
dell’Alberti sulla pittura. Chè oltre i tre libri
noti, che si possono trovare in italiano dopo
il Vinci, qui appare anche un IV libro, che
contiene gli elementi della pittura e che
l’Alberti scrisse in italiano, ma che qui egli
stesso ha tradotto in latino per desiderio di
un certo amico di nome Teodoro. A questo
Teodoro il libro è dedicato... ». Dopo ciò
il Lessing riporta il passo della dedica nel
quale l ’Alberti appunto dichiara di aver vo
luto, per soddisfare il desiderio dell’ amico,
al quale eran piaciuti i tre libri sulla pittura,
tradurre in latino e mandargli anche que
gli elementi, che prima per riguardo verso
i suoi concittadini aveva pubblicati in to
scano.
L ’ interesse del Lessing per il trattato del
grande Umanista genovese sull’arte pittori-
rica è più che naturale chi pensi come il
principale scopo del « Laokoon » è la deter
minazione dei limiti tra pittura e poesia,
fissando di ciascuna nettamente l'essenza e
il procedimento d ’ esecuzione.
Quanto allo scritto sugli « Elementi di
pittura », nel quale parve al Lessing di ve
dere un quarto libro del trattato dell’ Alber
ti su quell’arte, vai la pena di ricordare che
esso rimase inedito ancora quasi un secolo :
fu infatti pubblicato solo nel 1864, a Cor
tona, da Girolamo Mancini e veramente di
vulgato, a cura del medesimo Mancini, so
lo nel 1890 tra le « Opera inedita » (Firen
ze, Sansoni).
Di altri libri, d ’altri uomini dotti e d’altri
istituti di coltura fa cenno il Lessing qua e
là nelle sue note torinesi, confermandoci
con essi la versatilità del suo ingegno, la
sua capacità d'interessarsi ai più svariati
argomenti di studio. Prende nota il 25 ago
sto delle due accademie istituite da Carlo
Emanuele III in Sardegna, l'una a Cagliari
e l ’altra a Sassari, — osservando al riguar
do : « welches mehr als zu viel fiir die-
ses Land ist ». Nota il nome di Stanislao
Stefanini, professore di eloquenza a Caglia
ri, e il suo discorso « de veteribus Sardiniae
laudibus » (1773), del quale riporta il passo
riferentesi ai nuraghi. Registra che Sassari
ha un buon poeta latino in Francesco Car
boni, autore di un poema «d e Sardoa in
temperie », del quale accenna l ’argomento,
in altra occasione segna i nomi dei due
maggiori linguisti pier
allora viven
ti : gli abati Pier Domenico Soresi e Fran
cesco de Alberti di Villanova, autore del
lessico italiano-francese.
Anche mostra, il nostro viaggiatore, di
interessarsi a particolari questioni di poli
tica piemontese. Il 2 settembre prende nota
delle controversie fra i re di Sardegna e il
Vaticano in materia di giurisdizione e d’ im
munità. Tali controversie — scrive il Les
sing — erano state accomodate nel 1742 col
concordato tra Benedetto XIV e Carlo Ema
nuele. Ma tra le persone che in esso si
esclusero dal diritto d’asilo nelle chiese, si
dimenticò di comprendere i
deserteurs,
mo
tivo pel quale il disertare era una cosa molto
frequente e molto facile nel Piemonte. Un
altro appunto è fatto dal Lessing al Con
cordato : quello che in esso abusi e violenze
erano stati cambiati in cose giuste, alle qua
li il Reggente aveva dato il suo consenso.
E ciò non era approvato dai giureconsulti
filosofi.
Dell’architettura torinese, che già da un
secolo a* quei tempi, aveva assunta la ca
ratteristica uniformità delle linee negli edi-
t ni