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sto, —

è

da vedere un’ informazione del

Vernazza. V i si fa cenno del Baretti con

particolari che rivelano un certo risentimen­

to ed hanno del tendenzioso, quali dal Ver­

nazza meglio che da qualsiasi altro poteva­

no provenire.

Accennati brevemente gli argomenti di

secondaria importanza per i quali il Ver­

nazza aveva opposto delle smentite alle af­

fermazioni del Baretti (esistenza nel Pie­

monte di roccoli, sgombero della neve in

Torino, diritto dei mercanti di portare spa­

da, impossibilità pei mercanti decotti di

giovarsi dell’asilo ecclesiastico, quale città

sia la capitale del Monferrato), il Lessing

si ferma sui due più gravi appunti mossi

dal Baretti ai Piemontesi e dal Vernazza

confutati. Sono il difetto d ’ allegria e l'igno­

ranza. 11 Lessing dà ragione al Baretti. Se

anche parecchi viaggiatori, — come ha ri­

levato il Vernazza, — hanno trovato i Pie­

montesi « sehr lustig », egli ha riportato una

diversa impressione. E scrive: «...credo

d'aver io stesso osservato, che almeno in

Torino, il popolo è assai più serio e riser­

vato che in altre città d ’ Italia. Sul loro mer­

cato, che è affollato di cantastorie, ciarlata­

ni, improvvisatori, la gente si raccoglie sì

intorno a costoro, ma senza l ’ interessamen­

to che si nota in altre parti d ’ Italia, i loro

passeggi sono sì, la domenica e i giorni fe­

stivi, assai frequentati, ma tutti camminano

zitti su e giù, e si vede il formicolìo sen­

za sentirlo ». E soggiunge : « Questo han

dovuto ammettermelo gli stessi signori Ver­

nazza e Denina, ma dissero che vale solo

per Torino, dove la vicinanza della corte

e la quantità delle spie, specialmente sotto

il precedente governo, ha reso, e in parte

ancora rende, tutti preoccupati e pavidi».

A l carattere dei Piemontesi ha pure rife­

rimento una nota in data 31 agosto, intito­

lata «Piemontesi, giocatori». In esse lo

scrittore tedesco, — riportato un passo del-

1’ « Almanach des gens d’esprit » dello

Chevrier, ove è disapprovata l'affermazio­

ne di Ange Goudard che i Sassoni e i Pie­

montesi sono stati i primi « qui ont introduit

dans le jeu l ’art dangereuse de fìxer la for­

tune », — osserva : « Questa disapprova­

zione sarebbe ottima, se lo stesso Chevrier

non avesse accettata tale calunnia. Che

quando egli nel suo « Colporteur » vuole

spiegare il termine dei giocatori

jiler,

dice

in una nota : « Dans un Dictionnaire Pie-

montois traduit du Saxon, on apprend que

jiler la carte,

c'est la convertir adroitement

de perte en gain ».

Probabilmente anche questa annotazione

del Lessing è dovuta ad indicazioni dategli

dal Vernazza. Essa prova però anche che

il primo eira ben disposto ad accogliere

quanto l'amico gli faceva presente a van­

taggio e in difesa del buon nome dei Pie­

montesi. L'argomento poi del

filer la carte,

specie pel riferimento sassone, — doveva

presentare un particolare interesse a chi, co­

me il Lessing, era stato lui stesso un gioca­

tore e la figura del giocatore di professione

si era compiaciuto di mettere sulla scena,

col nome di Riccaut, nella « Minna von

Barnhelm ».

Quanto all'ignoranza dei Piemontesi,

l'argomentazione fatta valere dal Vernazza

contro il Baretti per liberare da quella tac­

cia i suoi conterranei, è che il Piemonte

possedeva una quantità di letterati e scien­

ziati. Pel Lessing questa ragione non ha va­

lore. I molti dotti non tolgono che il popolo

sia ignorante. Infatti, — osserva sotto la

data 24 agosto, — « la maggior parte dei

Piemontesi, anche moltissimi di elevata

condizione, non capiscono neppure l ’ italia­

no. Cpsì si aiutano col loro dialetto piemon­

tese o parlano un po’ il francese ».

A proposito del dialetto piemontese, —

una speciale nota ci dimostra l'interessa­

mento del Leasing al riguardo. V i è regi