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gli studi ; in particolare al primo l ’ amore per

l ’erudizione e la bibliografìa; al 'secondo la

poca amicizia verso teologi e frati.

Mentre delle conversazioni col Vernaz-

za lo scrittore tedesco fa esplicito cenno,

nulla egli dice d'incontri avuti col Denina.

Eppure essi ci sono attestati da altre fonti.

E uno di essi ebbe per lo storico saluzzese

particolare importanza : quello in seguito al

quale egli smise di comporre il libro « La

nuova Grecia, storia profetica » , una specie

di romanzo in cui si augurava la liberazione

deU’ Ellade. 11Lessing, infatti, al quale egli

aveva fatto cenno del lavoro avviato, lo

aveva persuaso ad abbandonarlo, esclaman­

do : « In nome di Dio, non mi toccate i

Turchi ! » .

(Possiamo chiederci : quale timore ispi­

rava al Lessing questa invocazione? Nel

1775 la Turchia, uscita con la peggio dalla

guerra contro la Russia conclusa l'anno pri­

ma, giaceva stremata di forze. Il Lessing

poteva temere da una nuova sconfìtta della

Turchia, col conseguente accrescimento di

territorio e di potenza della Russia, fosse

per determinare gravissime complicazioni

internazionali).

Anche Giuseppe Maria Boccardi, entrò

in particolare relazione d’ amicizia col Les­

sing. Ne sono documenti l'omaggio che il

29 agosto egli fece allo scrittore tedesco del­

la sua « Epistola al signor Luigi de la

Grange » e il sonetto di dedica col quale

accompagnò il dono.

Dal Vernazza e dal Denina l'ospite illu­

stre fu iniziato alla conoscenza della vita

torinese ne’ suoi lati più interessanti. Nelle

note del Diario, — o almeno in parecchie

di esse, — è certo il succo delle conversa­

zioni avute dal Lessing con l ’ uno o l ’altro

de’ suoi amici torinesi.

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quali — e fra essi

massimamente il Vernazza, — a rendergli

più facile e più spedito l ’ informarsi, — si

valsero anche dei libri, offerti in omaggio

o in prestito. Alcuni di questi ci son fatti

conoscere dalle note del Diario. Sono: la

« Guida per Torino », utile per rettificare le

indicazioni inesatte del Volkmann, la guida

tedesca che il Lessing aveva portato seco

dalla Germania ; l ’opera del Baretti « Noti­

zia delle maniere e de’ costumi d ’ Italia»,

nella traduzione francese edita a Ginevra

nel 1773 e nella seconda edizione (in ingle­

se) pubblicata a Londra nel 1769, con l ’ag­

giunta di una risposta a Samuele Sharp,

autore di quelle « Lettres from Italy » che

avevano dato origine al libro del Baretti ; la

« Lettera di un Piemontese al Sig. Conte

di Charlemont sopra la relazione d ’ Italia

del Sig. Baretti » di Giuseppe Vernazza

(Milano, 1770) ; una traduzione annotata di

parte del « Giornale del viaggio in Italia »

del Montaigne, fatta da Giuseppe Bartoli,

professore di eloquem

na nella Uni­

versità torinese.

A Torino massimamente interessarono il

Lessing — almeno per quanto risulta dal

suo Diario, — il carattere degli abitanti, il

loro dialetto, i Piemontesi illustri, il Museo

d ’antichità, l ’ Università, la Biblioteca e gli

edifici monumentali.

Per un osservatore acuto, come l ’autore

dell’ « Emilia Galotti », il carattere dei To­

rinesi era un argomento di particolare attra­

zione. E ancora maggiore questa diveniva

per quanto il Vernazza aveva da raccontare

in proposito, ricordando la non lontana sua

polemica col Baretti e la già citata sua «Let­

tera... sopra la Relazione d ’ Italia del sig.

Baretti ». Il Lessing s’ interessò assai a que­

sta pubblicazione, com’è attestato dalla par­

te ad essa fatta nel « Diario ». Le prime pa­

gine del quale, infatti, ossia le prime note

dedicate a Torino son quasi un riassunto

dello scritto del Vernazza, con l ’ aggiunta

di schiarimenti e ulteriori ragguagli da que­

sto somministratigli. Già nei primi periodi

della nota, — che porta la data del 23 ago­

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