

non tutti mandavano volentieri i figli nelle nuove orga
nizzazioni, e cosi fu che una volta — Remo non aveva
ancora compiuti i 16 anni — male accolto in un casa
mento ove era andato a cercare del coetanei per portarli
al Gruppo Rionale, tornò a casa con la bicicletta contorta,
bastonato a sangue e ferito ad una gamba. Ma non un
lamento nel ragazzo, e tanto meno l’idea di desistere da
quelle gite! Egli si rivelava già un lottatore, un degno fi
glio di suo padre. Diplomato intanto ragioniere nel 1931,
il papà, malgrado le modeste risorse disponibili, volle an
cora assecondarlo e gli consenti di frequentare l'univer
sità e cosi, nel 1936, sempre alternando lo studio all’at
tività nelle formazioni giovanili. Remo Schenoni conseguì
la laurea in scienze economiche e commerciali. Nello stesso
anno assunse servizio presso la sede torinese del Banco
di Roma. Ma ai giovani già arridevano, dopo la vittoriosa
conquista dell’impero, le rosee prospettive di un avvenire
nuovo e migliore nelle lontane terre africane e pochi mesi
dopo, nell’aprile 1937, egli chiede ed ottiene di essere de
stinato in una delle filiali che il Banco ha istituite in
Africa Orientale. Nel maggio successivo raggiunge la fi
liale di Addis Abeba e successivamente è trasferito a
quella di Glmma. ma verso la fine del 1938 dovette, suo
malgrado, per malattia, rientrare in Ita lia e dopo poco
tempo riprese servizio presso la sede di via Alfieri, ap
prezzato e stimato da superiori e colleglli per le sue doti
di lavoratore intelligente, per il suo carattere buono e
cordiale, per il suo attaccamento al dovere.
Appena rimpatriato, poi, aveva potuto coronare il suo dol
ce sogno di amore sposando una cara e giovanissima fan
ciulla di 19 anni, la signorina Giovanna Lupi, e ben pre
sto la sua casa di piazza Giulio n. 3 fu allietata da un pic
colo Guido.
Richiamato alle armi il 29 maggio ultimo scorso. Remo
Schenoni, col grado di tenente, si presentò immediata
mente al 90° Fanteria e dopo pochi giorni passò nella
Guardia alla Frontiera. Corre a Torino il suo pensiero,
alla sposa, al bambino, ma con Torino, fissando lo sguar
do di là dal monti ove si prepara il nemico che non do
vrà passare, ritornano anche 1 ricordi della sua adole
scenza fiera e gagliarda ed 1 pensiero della sua famiglia,
della sua piccola patria, si accomuna, nella cosciente e
spontanea dedizione al dovere, a quello della grande Pa
tria Italia. Egli passa cosi, impegnandovi con altrettanta
diligenza, con lo slancio di tutta la sua giovinezza, con
la piena dedizione di se stesso, dalle incombenze dell’im
piego civile alle rudi fatiche del fronte, preparandosi ed
appassionatamente preparando i suoi uomini al cimenti
della guerra, al pericoli del combattimento, allo scatto ir
resistibile contro l’irriducibile nemico.
Dice cosi la lapidarla motivazione che accompagnando la
concessione della Medaglia d’Oro al valor militare con
sacra la nobiltà guerriera del tenente Remo Schenoni e
ne attesta nell’eternità della storta le gesta eroiche:
<
Scattava per primo all’assalto di una munitissima posi
zione avversaria che con pochi ed ardimentosi nomini riu
sciva ad occupare e saldamente presidiare. Non pago di
questa sua bella vittoria, inseguiva a nemico per lungo
tratto, assoggettandolo al tiro di bombe a mano. Fatto
segno a raffiche di mitragliatrici, solo contro molti, non
desisteva dairinseguìmento. Colpito
a
morte, gridava an
cora U suo ultimo
Savoia!
Fulgido esempio di eroismo e
di virtù mSUtoH.
— Col da Mont. 21 gh«no
lMt-XVm ».
« Per la sua esuberanza di vita — scrive dell’Eroe un al
tro valoroso e buon giudice, il comandante del sottoset
tore al quale appartenne il tenente Remo Schenoni, 1
maggiore M
elati
— per il suo manifesto sprezzo del pe
ricolo, egli fu comandato, prima ancora che si iniziassero
le ostilità, presso la più delicata e difficile posizione man
tenuta dalle nostre truppe. Lo ricordo allorché in occa
sione di una mia visita, al passo del Col du Mont a circa
3000 metri di altezza, lo ebbi ad elogiare per la sua at
tività e per le sue belle doti di abnegazione. Vestito da
semplice soldato perché il nemico, che si rafforzava a po
chi passi da lui, non avesse la materiale possibilità di ri
conoscerlo, dirigeva i lavori di un ardito sentiero scavato
tra roccie e nevai. Con quell'umile divisa egli cadde da
eroe. Quando pochi giorni prima del combattimento fu
giocoforza presidiare una importante postazione, che do
veva controbattere una munita posizione avversaria, il
tenente Schenoni volontariamente ne assume 1 comando.
Furono tremendi quei giorni dell’attesa. Pioggia, neve, tor
menta bersagliarono quel manipolo di bravi soldati che
possedevano, a riparo del loro povero corpo, una tenda e
qualche sacco a pelo. Il comportamento però dell’ufficiale
fu superiore ad ogni elogio. Egli non solo fu 1 costante
animatore dei suoi soldati, ma si adoperò In tutti 1modi,
prestando utilissime informazioni sull’attività avversarla
al superiori comandi.
<Quando giunse l'ordine di attacco egli manifestò a tutti
i dipendenti la gioia di rompere quell'indugio. Aveva già
elaborato il suo piano. Occupare di prepotenza quel tal
posto nemico che. se non fosse caduto, avrebbe mortal
mente colpito al fianco le fanterie pronte all'assalto. Vuo
tate dalle maschere antigas, due borse, se le riempi di
bombe a mano. Premunitosi di un moschetto e di una
decina di caricatori, stava all’erta pronto per lo scatto
decisivo. Al primo colpo di fucile, fu l’eroico Schenoni
che gridò per primo il suo possente
Savoia!
Uscito dal
suo buco, seguito dai suol fedelissimi soldati, si buttò
sulla posizione nemica mitragliandola e colpendola con
efficacissimi tiri di bombe a mano. L’avversario non ebbe
scampo. Circondato, bersagliato da quei pochi, a tutto
decisi, abbandonò la postazione per Iniziare un ripiega
mento. Non pago di questa bella vittoria che decisamente,
già di per se stessa permetteva lo scavalcamento del colle
alle truppe preposte all’avanzata. 1 tenente 8chenonl
volle ancora continuare nella lotta e cacciare in fuga
l’avversario. 8egulto da due soldati é stato visto scen
dere la china del monte scaraventando le sue bombe
contro coloro che tentavano una tragica resistenza.
« H nemico, colto dal furore dei tre assalitori, ebbe un
attimo di disperato coraggio. Si fermò un Istante e con
tro di essi rivolse le armi, mitragliandoli. I nostri due
soldati ebbero 11tempo di buttarsi a terra. Il povero Sche-
noni, in uno slancio che si può definire, senza retorica,
epico, in piedi, urlando e scaraventando le ultime bombe
fu in qnell’lstaate colpito al petto da una pallottola av
versarla. La sua morte fu certamente Istantanea...».
Cosi — si stenta perfino a concepirlo — da tanta esube
ranza di vita, da tanto eroico ardire, avvenne il fulmineo
trapasso del tenente Rewu* Schenoni. fulgidissimo esem
pio di dedizione al dovere fino al supremo sacrificio.
Le sae voglie terrene ebbero onori militari solenni e cri
stiana sepoltura nel cimitero di Valgrtsensa. D suo Spinto
veglia sai grande divenire della Patria fiera di qaeato sao
prode So lirto c Pig io diletto