

nosi eventi che si maturarono per opera «li tre na
zioni «la poco ri'orte e di governanti illuminati, va
lorosi e risoluti che allora non erano ancor nati e
che. venendo dal popolo, ne conoscono i diritti, i
lii«ogui ed il valore.
I n altro straniero scrive anche che non vi è nazione
«lilla terra che non sia «tata vittima dell orgoglio,
della violenza, dell'avidità, della perfidia britannica
ed oggi ipiasi tutte quelle d huropa Io poterono ad
una ad una constatare, fra cui quella che fu di
Luigi XI\ dove mai tramontava il sole, ma dove
ora tramontarono, mercè le armi dell’Asse. la for
tuna e la gloria, come avverrà fra breve per la
Grecia che un di fu maestra di tutte le arti, com
presa la malafede, che ha «empre conservato e di
cui ora diede prove novelle, ma di cui dovrà render
ragione.
In mi recente libro intitolato « L ottava crociata »
un l fliciale dello stato maggiore inglese, pubblican
do rivelazioni sottratte alla censura, accenna fra al
tro aH'attuazioue delle leggi israelitiche del Talmud
ed afferma che il segreto dell'influenza di«gregatrice
esercitata dal giudaismo risiede nella innata slealtà
della vittima poiché, dovunque regni l'inganno, il
giudeo *i ritiene nel suo vero elemento, il che -piega
perchè l'Inghilterra ora -i trovi di fronte alla più
grave cri«i della sua istoria. E* da ciò che gli Inglesi
tras«ero quella loro «peciale abilità ad ottenere, con
mezzi altrui, il proprio interesse sotto il manto dei
cosi detti pretesti morali e delle giustificazioni idea
li. E' per ciò che la pirateria inglese, già celebre nel
\v secolo, raggiunse nel successivo proporzioni di
carattere patriottico tali che tra commercio e pirate
ria
1101
vi furono limiti definiti tanto che certe sue
manifestazioni divennero legali come avviene fra
Usura e commercio per gli israeliti.
Nella cosi detta libera Inghilterra il tenore di vita
«i elevò man mano a tal punto da non lanciar posto
per gli umili od i bisognosi, sicché, come scrisse Sid-
ney Smidth. la povertà fu ritenuta cosa infame il che
•piega come i plutocrati ora vivano lietamente nei
loro sotterranei lussuosamente provvisti d'ogni pos
sibile conforto, o -ieiisi posti al sicuro nelle tante co
lonie ingle-i preceduti dai loro tesori, dalle loro fa
miglie e perfino dalle loro mute di cani da caccia e
da quelli da «alotto, nonché dai cavalli da corsa, la
nciando le cla««i meno fortunate nel pericolo e nella
indigenza.
L'Inghilterra colla propria ipocrisia e duplicità e
colla «uà politica, non ha fatto, come I
mmi
dice IT f-
ficiale inglese «uaccennato. in ultima analisi che fa
vorire le finalità del giudaismo, mentre la sua pub
blica opinione è un pr«»dotto di mendace propa
ganda e per questo è la più intollerante che e»i«ta.
Giò collima perfettamente con quanto oggi avviene
e colle rivelazioni dei noti protocolli di Sion imper
niati suH‘occulta e nefasta potenza dell’oro.
Ed è (piindi da questa potenza e dalla costrizione
che es«a. coll'aiuto della massoneria e del giudai
smo vorrebbe imporre, che l'Europa deve liberarsi,
ricordando l'ammonimento che Dante Alighieri ci
tramandò dal suo Paradiso a mezzo di Beatrice:
«
(imini siate
e
non ftecore matte
«
sì che il uiudoo di voi
, /x*r
voi non riila!
Ma noi ci ricorderemo sempre e poi sempre di «pian
to scrissero i nostri eroici soldati sul muro d'una casa
crivellata dal cannone:
Meglio vivere un giorno da
leone che vento anni ila /pecora!
L'Inghilterra, che ha sempre combattuto in terra al
trui con soldatesche mercenarie o con alleati aggio
gati al suo carro, per più o meno confes«ahili motivi,
non ha mai voluto comprendere che le vere Nazioni
civili sono eserciti che lavorano e gli eserciti, nazioni
che combattono, come avviene per l'Italia la Germa
nia ed il Giap|»one.
Il vero soldato deve essere sorretto dall'amore, dal
rispetto e dal conforto di tutta la nazione d'onde
viene e per la cui difesa offre la vita ed alla (piale
10 legano affetti, sentimenti, aspirazioni, sicché oggi
più che mai acquista altissimo valore il monito so
lenne che in un giorno memorabile lanciò ai suoi
«udditi il nostro Ke e Imperatore: « Gittadini e sol
dati siate un esercito solo! ».
1 Duca di Pistoia. l‘Augu~to e valoroso Principe
che porta il fatidico nome di Emanuele Filiberto.
chiu«e le»té un silo appassionato discorso invitando
« tutti noi che parliamo que«ta dolce lingua italiana
e che abitiamo quc«ta nostra nobilissima Italia a
volgere il saluto più devoto e più ardente alla Mae
stà del Ke Imperatore simbolo augusto di tutte le
glorie e di tutte le grandezze della Patria ed al Duce
di tutte le vittorie ed al Condottiero Dure geniale
di una rivoluzione non ancora compiuta! ».
Ora nel ripetere solennemente tale atto di omaggio
e devozione ed in atte«a del prossimo « die« irae »
in cui il San Giorgio dei cavalieri d'Italia, non già
quello deiringhilterra (che pretende averlo a pa
trono) debellerà questa piovra che stende i suoi vi
scidi tentacoli -opra un (piarlo del globo e per i cui
•>pasti giornalieri sta sudando «dire mezzo miliardo
di lavoratori, che non riescono forse a procacciarse
ne uno solo, ripetiamo que>ta mistica invocazione
del Duce in cui »i compendiano le *|M*ranze dei |mi-
poli più giovani, più l»en guidati e più valorosi del
mondo civile:
Fa. o pioventi) ili tulle le scuole e
tanlierf. che la l‘alria non manchi al suo radiosi»
avvenire: fa che il secolo
VV
veda Roma centro
della civiltà Ialina faro di tulle le penti!
LUCIAMO MERLO
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