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una famosa stfll.i ilei cinema che. ion

l'ispirazione e l'aiu to della zia. ha imma­

ginato come richiamo pubblicitario di

scomparire pi r qualche mese dal

m o n d o

jxTiiiò il

m o n d o

parli

a n c o r

più di lei

r ne in v o c h i il rito rn o .

I due. il porta e la diva. naturalm ente

si incontrano o

m

attrontano. I.m ha

in tuito nella donna qualche cosa che

essa stessa ignorava ili avere un'anima

'ila migliore «li quella mutevole creata

nel gioco delle luci e delle ombre dello

schermo dai registi cinematografici, e le

propine di aiutarla a scoprire -e 't e —>a

nell'esperienza. antica e nuova, di un

amore bellissimo che ha tom e soli te

stimom il mare la foresta e le stelle.

I " i m utano il loro nome in quello di

l ’anipmea e Dioneo. vivono la vita sem­

plice e meravigliosa della natura e. j*-r

merito di essa l.i diva ridiventa vera

donna, riode il richiamo rude ma sincero

ilei -elisi ed il (meta ritrova la sua vena

godendo al miracolo i In- -i i ompie so tto

i suoi occhi, disseta la sua ansia ili te n e ­

rezza spoglia <|l convenzioni, nell amore

che la donna plasm ata dai suoi senti-

menti. gli ottre I ssi »! '[insano secondo

un rito primordiale, uniti dal guardiano

del faro i he in nome dell'universo, con-

s.ura. -eiondo le leggi della natura, il

loro amore.

I. in tan to durt-relil» -< non giungesse

a minacciarlo prima un celebre giorna­

lista p a rtito alla m e n a della stella u n e -

inatogratu a sconqiarsa e poi la zia di

lei ih e vuole riprendere sotto la sua

protezione interessata 1a rtista che il -uo

occhio abile ha s* operto un giorno tra

l pestato li di un fiordo norvegese ed ha

abilmente valorizzata poi.

l ’ampinea rid iv en ta Ingrid ed è ju s ta

di fronte a ll’altern ativ a di lasciare il suo

am ante jxx-ta |*-r rito rnare allo si ht-rino.

o ili rinunciare a questo j«-r continuare

a vivere l'am ore che la lui rivelata donna

di fronte a se stessa

K lo stesso Infrangibile che la convince

della nt-i essità della separazione 11mondo

a ttende Ingrnl che sa dare ad esso, alle

sue sofferenze, il conforto della sua arte.

Kssa non ha il d iritto di negarglielo.

Kgli. am he da lontano, vivrà ancora

vicino a lei per il miracolo dell'amore

che li ha uniti e che non potrà sep a­

rarli

T u tto questo avviene, come si e già

detto, to n molte tirile parole pronunt latt­

ila Kicci, d a Uva Magni e dagli altri

con accenti caldissimi, to n grande. 111

• erti momenti grandissima arte. Ma li

parole ani In- se gradevolissime, quasi

do tate ili un fas< ino musicale, non I n ­

stano a to rn im e n e s» solo >1 cerca in

esse. e n n si tro v a , una intenzione

convincent* I. imj»«stazione. • he ha m o­

menti di vero lirismo ■ad*- poi alla

fin»-, in argomenti inaileguati 11*»- risol

vono ma non toni ludooo degnamente Je

prem«"«

Vturata la regi* dovuta allo stesso

K i t

11

ORO l ’ I'IH)

di C.herardo (iherardi.

Molear Furerò è so rdidam ente, dispera­

tam en te avaro

jht

il culto che è in lui

in n a to della ricchezza, intesa come forza

■he dom ina, nascostam ente ma in modo

dei

i s iv o .

gli eventi della vita ed a questo

cu lto egli im p ron ta la sua esistenza, s f ­

io n d o una linea di co n d o tta rigidam ente

logica. H un errore imm aginare che sia

ricco chi, in possesso di denaro lo spende.

jH-rchè egli, per il solo fa tto di avere

rinunciato a conservare e ad accrescere

la sua ricchezza, sarà il povero di domani.

Ricco è invece t hi sa spazzare dal suo

a l i t i n o

ogni tentazione di cedere ai pia-

lt««tzo Ricci in *Otello..

■e n che offre la v ita e sa rinunciare ai

d ivertim en ti, alle comodità, persino agli

ideali ed all'affetto, per dedicare tu tte

le sue forze, tu tto se stesso alla meta

che si è prefisso, quella di accumulare

den a ro per tlum inare, d iv enu to padrone

in v irtù della forza che è in esso, gli

a ltri, gli stillavi, quelli che il denaro

spendono per soddisfare le loro passioni,

i loro desideri, le loro debolezze.

Bolear sa q u a n to c o s ta la dedizione al

cu lto dell'oro. IVr esso è d iv e n ta to stroz­

zino e sem ina dolore ed tulio. per esso

ha fa tto rm unt la ad ogni g.oia della

vita, ha fa tto tacere ogni sen tim en to di

um an ità e «li affetto, per esso com batte

ogni giorno, ogni ora una d u ra, asptis

-ima tiattagha di rmunt le e di privazioni-

ma <on esso egh è giunto a domi nari

nascostam ente silenziosamente uomini •

■use- in to rno a lui che debbono piegarsi

alla sua volontà che debbono servire.

• redetidosi {ladroni lui. l e t à della

rio hezza

l n giorno gli offrono di diven tare

m inistro

Miguel Morisco. leToe ili una < ielle

tan te rivoluzioni che Bolear guida ila

•ontano nell t repubblica che è la sua

patria. Ila credu to , jien hè ha ricevuto

da lui decisivo aiuto, di riconoscerlo uno

dei suoi. Ma Bolear ritin ta perchè non

è con lui nè con tro di lui: egli è al d i­

sopra di ogni ideale, manchereblie alla

sua logica se agisse altrim en ti.

Miguel, che impersona il tipo opposto

a quello dell avaro , che crede nei valori

dello sp irito messi a servizio d e ll'um a­

nità. che jx-iisa i In- le sofferenze ili questa

possano essere lenite elim inando il jx>-

tere nefasto dell oro, v uole allora piegare

Bolear. costringerlo a cedere una p arte

della sua ricchezza a vantaggio del suo

p op ilo <•, jx r riuscirvi, lo m inaccia ili

morte. Inconsciamente Miguel Monsco

ha tot t a to il pun to licitole della logica

di Bolear Furerò. K sì. perchè questi,

al cosjH-tto del fantasm a della morte,

capisce i he di fronte a questa la sua

paziente, dolorosamente tenace lo stru -

zione di |x»tenza fatta di rinuncie. cede,

tmisi e con lei. Ma c'è un riparo, si può

vincere anche la morte. Occorre però

trovare qualcuno che sia degno della tre ­

m enda ered ità i he. egli morto, deve

abbandonare. Bolear distribuisce m an ­

c iate d ’oro a quan ti gli sono vicini:

vuole co n sta ta re l'uso che ne faranno.

Ma tu tti si dim o strano indegni, perchè

hanno v isto ned denaro solo un mezzo

per procu rare gioia. Nessun»* ne ha

compreso la forza, come lui la in ­

tende.

Tanto v;de allora, p rim a della morte

vicina, d istruggere tu tto , g etta re a piene

mani la ricchezza nelle strade in un folle

impulso, non di generosità. Iiensì ili

distruzione. Ma la m orte ih e Bolear

aveva a c c e tta ta non giunge fieri hè Mo­

nsco concede grazia.

Che vale vivere se* la ricchezza non c ’è

più -

Non t 'è più la ricchezza ma. per ìslia-

glio, sono rim asti cinque fiorini Bastano

a Bolear Foretti j* r credere dinuovo

nella vita, jier ricom inciare a paziente-

niente costruire

t ’n a morale la commedia non ce l’ha,

ci sono invece dei personaggi. Uno ili

questi, Bolear Furerò, è jm tentem ente

disegnato, con ricchezza e finezza di

toni grandissime. Fgli p a rla un linguaggio

to n vincente, ricco di argom enti indov i­

nati pieno di intelligente d ialettica. Di

fronte a lui dovrelibe ergersi un uomo

di più grande sta tu ra Miguel Monsco,

1assertore della forza del sentim ento del­

l'ideale. della nobiltà dello sp in to Ma

chi

non avviene Monsco ha contorni

impresisi, toni vaghi ed in definitiva

vuoti i he non convincono.

Kenzo Ricci, nella p a rte di Bolear. ha

profuso, i on seducentissima recitazione,

tu tta la n eth ez za della sua arte scenica

dando al suo personaggio un rilievo ecce-

zx•naie «ittm n tu tti gli altri

immp