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SCUOLE

ELEMENTARI

A l R egn o sardo spetta il vanto di avere, primo

fra gli Stati Italiani, provveduto per legge all’istru­

zione elementare di tutte le classi del popolo.

Nel Piemonte fu aperto il primo asilo d'infanzia;

qui sorse la prima «scuola di m e tod o * ; qui furono

istituite le prime scuole elementari femminili e qui

prima che altrove, fu recata pienamente in atto la

legge dell’istruzione obbligatoria.

La fattiva sensibilità di questa Regione, — o

m eglio ancora, di Torino , che fu la sede vera del

primo risorgimento pedagogico — e fra l’altro in­

dicata dalle statistiche suH’rnalfabetismo nelle varie

regioni d ’ Italia nel 19 11. In esse il Piemonte figura

con 11,50 analfabeti per ioo abitanti, mentre nel

Lazio essi raggiungono il 33% , in Sicilia il 59°0,

quasi il 70° 0 in Calabria. Ed il merito del Piemonte

e anche maggiore, ove si consideri che quasi fino al

secolo presente gli oneri del com p ito educativo gra­

vavano completamente sulle spalle dei comuni.

La prima legge dello Stato che prende in conside­

razione l’opportunità di facilitare a questi la costru­

zione degli edifici scolastici, risale infatti al 18 luglio

1878; da allora d a u il sempre crescente aiuto del

Governo, dalla concessione di mutui ai piccoli comuni

alla fornitura del capitale, fino all’assunzione a carico

del bilancio dell’istruzione Pubblica di una parte del­

l’interesse e di una quota annua del rimborso capitali

all’ente mutuante.

Da una relazione del Ministero dell’ Istruzione

Pubblica pubblicata nel 1923, ven iamo a conoscenza

che fra Stato e questi End, dal 1897 al 1922 si spesero,

per la costruzione di edifici scolastici, complessiva­

mente circa 400 milioni, cifra veramente imponente

che più d’ogni altra cosa mette in luce la crescente

comprcnsio’

’ narte degli organi competenti, del

carattere nazionale del problema educativo.

Per il Piemonte vennero allora spesi circa 25 mi­

lioni, il che portò ad una spesa media per abitante di

L. 7,38 (popolazione del censimento 1931 = 3.394.395).

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massimi assoluti di spesa si raggiunsero per la Lom ­

bardia e per la Sicilia con rispettivi 52 milioni, ma il

massimo di spesa inedia per abitante si toccò negli

Abruzzi con L. 27,43.

L ’inchiesta condotta nel 1922 dal Ministero del­

l’ istruzione Pubblica sul numero dei locali delle scuole

primarie, riportava per il Piemonte i seguenti dati;

aule esistenti n. 10.031; aule da costruire per defi­

cienza o perchè disadatte n. 3278. Il programma di

costruzione era basato su di un fabbisogno minimo.

Con una proporzione, già assai alta dal punto di vista

pedagogico ed igienico, di 40 scolari per aula, la ca­

pacità scolastica raggiungeva, a programma ultimato,

circa 500.000 allievi, numero corrispondente a quello

degli scolari obbligati calcolati in base al 15% della

popolazione totale (fanciulli dai 6 ai 14 anni).

Il

decreto legge 31 dicembre 1923 sulla costruzione

degli edifici scolastici introduceva due nuovi prin­

cipi;

j

)

un criterio di graduazione, per cui i contri­

buti e gli aiuti statali venivano distribuiti ai comuni

in varia misura a seconda della percentuale di analfa­

betismo e del fabbisogno di nuove aule per colmare

le deficienze esistenti o per sostituire aule disadatte.

/>) concedeva la facoltà agli Enti delegati per la

lotta contro l’analfabetismo di presentare progetti per

edifici ed ottenere 1 contributi dello Stato.

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